Vendemmia 2023 nel segno della peronospora
Si prevede una vendemmia tra le peggiori dell’ultimo secolo. Attese perdite fino al 50% nel biologico, pesanti i danni nelle regioni del Sud – Puglia, Sicilia, Campania e Basilicata – ed in Emilia Romagna, ma si segnalano danni anche in Piemonte e Liguria. Solo Lombardia e Veneto recuperano posizioni

Con il Decreto Legge Asset il Governo ha dato una prima, ma piccola risposta al settore viticolo, uva da vino e uva da tavola, colpito dalla peronospora, stanziando nel Consiglio dei Ministri del 7 agosto scorso un milione di euro, che andrà ad Ismea per supportare le imprese agricole danneggiate con un contributo in conto interessi a fronte di finanziamenti bancari fino a sessanta mesi, sostenuti per condurre l’attività.
Una goccia nel mare, a fronte anche di una vendemmia che per l’uva da vino in Italia avrà sicuramente il segno meno dal 14 al 50% rispetto allo scorso anno, con pesantissimi danni, in larga parte dovuti proprio all’eccesso di umidità delle piogge di maggio e giugno scorsi.
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Cia, perdite tra il 30 ed il 40%
“Di fatto, lo stanziamento di 1 milione di euro è quota irrisoria per affrontare da Nord a Sud Italia un problema che, stando all’instabilità climatica e alla rilevanza del comparto a livello mondiale, è già emergenza”. Così Cia – Agricoltori Italiani a commento della misura urgente per le produzioni viticole, varata il 7 agosto scorso dal Consiglio dei Ministri.
Per Cia, che comunque riconosce nell’azione dell’esecutivo l’effetto delle sue sollecitazioni, sarà infatti necessario un rifinanziamento importante del Fondo di Solidarietà Nazionale, utile a mettere in sicurezza il reddito delle imprese viticole.
La vigna italiana è sotto l’attacco della malattia fungina della vite. “La prossima vendemmia – segnala Cia – è compromessa in regioni strategiche per la produzione nazionale di vino, come Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania; in difficoltà tra Umbria e Toscana, danneggiata lungo la dorsale adriatica tra Marche, Abruzzo e Molise. A macchia di leopardo si stimano perdite tra il 30 e il 40%. A soffrire anche la Puglia e la Sicilia dell’uva da tavola, che portano il Paese tra i primi produttori europei, ma stanno già contando danni oltre il 40% della produzione e a seconda del sistema coltura utilizzato”.
“Si dovrà subito tornare a lavorare per trovare risorse necessarie a risarcire le aziende – dichiara il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini -, ma anche accelerare il processo di ricerca, innovazione e sperimentazione in campo, per aiutare il settore nelle lotta alle calamità naturali che sono anche rappresentate, se serve ancora sottolinearlo, dagli attacchi di parassiti vegetali e animali”.
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Coldiretti, il 14% di grappoli in meno
In una stagione complessa dal punto di vista meteo la vendemmia 2023 inizia pagando un pesante dazio agli effetti dei cambiamenti climatici che, fra maltempo e ondate di calore, hanno danneggiato i vigneti con la produzione nazionale stimata in calo di circa il 14%. È quanto emerge dallo studio effettuato da Coldiretti sulle previsioni per la vendemmia 2023.
La produzione vinicola italiana 2023-2024 – sottolinea Coldiretti – dovrebbe scendere intorno ai 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni registrati la scorsa stagione, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell’ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017. In Italia si attende comunque una produzione di qualità, ma per quanto riguarda i volumi – specifica Coldiretti – molto dipende dall’evoluzione delle temperature e delle precipitazioni nelle prossime settimane e dall’impatto dei cambiamenti climatici, con i viticoltori che devono stare sempre più attenti alla scelta del giusto momento per la raccolta e la lavorazione in cantina.
Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, nel versante emiliano, nonostante le grandinate, la produzione resiste seguendo l’intera dorsale che da Modena, Piacenza e Parma si spinge fino all’Oltrepò Pavese e all’astigiano. Diversa la situazione – fa sapere Coldiretti Emilia Romagna – per quanto riguarda i vigneti della Romagna, colpita dall’alluvione di maggio: la zona maggiormente interessata è quella della pianura ravennate e forlivese e in parte il bolognese, dove si stima un danno complessivo del 35% su una superficie di circa 2.500 ettari. In questa area sono interessati principalmente i vigneti di Trebbiano e Sangiovese.
Danni anche su alcune centinaia di ettari della collina romagnola e imolese, con problemi di piogge torrenziali e frane, con un danno del 25-30% sui vigneti di Albana, Sangiovese e Chardonnay, Do Romagna. Preoccupa – continua Coldiretti Emilia Romagna – soprattutto la situazione delle aziende biologiche della zona, con perdite di prodotto che arrivano anche al 50%.