UN TEMPO FUMAVANO I METATI IN GARFAGNANA
Un tempo fumavino i metati
di Gavorchio
Rotta era la schiena sotto al fardello
Di castagne colte con tanto sudore
Poi sul canniccio si votava il corbello
Sollevando la schiena da un po’ di dolore.
I frutti marroni a strati distesi
Dentro al metato sì accomodati,
Al piano di sotto venivano accesi
Ciocchi di legna, a vista guardati.
Com’era bello senti’ donne lontane
Quando chine raspavino con i rastrello
Le sacca riempivino sulle sottane
Per comincià, poi, da un altro pianello.
E po’ la sera, quando ariva il torpore
Sopra al paiolo co’ le mano tremanti
Per ammorbidille con quel vapore
Strappando le spine coll’unghie e co’ denti.
Vorei non svegliammi da questo sogno,
le castagne oramai nessuno più coglie,
dei vecchi metati non c’è più bisogno
e il pane di neccio more sotto le foglie.
(2° premio al concorso di poesia estemporanea “Il Boccabùgia” di Vergemoli
fonte domenico bertucelli