Ci sono molte cose che non tornano, nelle immense tragedie degli annegati del Mediterraneo o i tanti che per altre vie, ad esempio i Balcani, giungono in Italia. Certo scappando da zone di guerra e di miseria. Ma allora come fanno a pagare molti migliaia di Euro per soddisfare la fame e l’arsura di una vera e propria mafia internazionale che si è organizzata e si accanisce sulla tratta di esseri umani come se la schiavitù non rappresentasse un qualcosa di sepolto nella storia e nella coscienza dell’umanità? Ci hanno fatto vedere in questi giorni terribili delle stragi di bimbi e donne annegate o buttati agli squali solo per essere cristiani da gommoni professionali (chi li acquista? Da dove vengono?) uomini giunti in Libia dopo aver attraversato il deserto e bastonati, perché i loro familiari, impietositi, inviino altri migliaia di dollari. Come fanno ad avere tutti questi telefonini e numeri telefonici, gente che, ci dicono, vivono con un dollaro al giorno o poco più? E dove raccimolano queste cifre aggiuntive? Forse è colpa di noi giornalisti che diamo un’immagine distorta o facilona di un orrore che proprio perché tale meriterebbe più approfondimento.
Forse Lucca, nel suo piccolo, riuscirà a dare qualche risposta, dopo che la nostra Polizia di Stato, grazie ad un attento controllo e indagini ad un controllo congiunto della Squadra Mobile, diretta Da Virginio Russo e dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Lucca, ha catturato un latitante somalo, ricercato da circa due anni dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, perché membro di un’ associazione criminale composta da somali dediti al traffico di esseri umani.
Si tratta di Mahamed Abdi di 28 originario di Mogadiscio, nome in codice Nasir, che adesso è recluso nel Carcere di San Giorgio.
Anche lui pare giunto sulle coste siciliane, nel giugno del 2011, a bordo di un barcone proveniente dalla Libia. Forse era già in una organizzazione o forse ha capito il businness. Fatto sta che, stabilitosi a Trieste, dove aveva chiesto ed ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari, concesso frequentemente ai cittadini somali a causa delle condizioni politiche del Paese.
Qui Mahamed Abdi aveva contribuito a metter sù un’organizzazione criminale, composta da una decina di altri cittadini somali, che attraverso al Grecia e i Balcani, facevano arrivare, alla frontiera di Trieste, centinaia di cittadini somali.
Richiesta per ogni transito di un “clandestino” pare fosse tra i 3.000 ed i 5.000 euro. L’organizzazione, estremamente specializzata, li prelevava di notte vicino al confine di Stato, per poi accompagnarli alla stazione ferroviaria di Trieste, oppure a Milano o all’aeroporto di Roma. Le mete finali desiderate, da chi voleva veramente un lavoro, cosa ormai scomparsa dall’Italia (basta vedere i dati di stamani, con l’aumento della disoccupazione giovanile che è risalita al 43% e quella totale al 13) erano infatti: i Paesi del nord Europa, Svezia, Danimarca e Norvegia.
Con un cospicuo supplemento, (e troniamo alla domanda iniziale: come fanno questi disperati che scappano dalla guerra che dura in Somalia da decenni, ad avere tanto denaro?) l’organizzazione forniva anche documenti falsi ed altri vari servizi. Questo perché i trafficanti di anime e corpi umani, a Trieste erano ben inseriti e qualcuno di loro, simulando estremo stato di bisogno, era ospite da tempo dei centri della Caritas!
Per sei di loro, il giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Trieste, aveva ordinato l’arresto e. Abdi era sfuggito alle catture, eseguite dalla Polizia triestina nel giugno del 2013, e per due anni ha vissuto da latitante fino a che, è stato individuato e tratto in arresto nel tranquillo quartiere di S.Anna a Lucca.
Le indagini proseguono, per capire il perché questo pericoloso trafficante avesse scelto per la sua latitanza la nostra città.