Un omicidio assurdo, ammesso che ne esistano di plausibili! Ma questo, perpetrato stamani a Lucca, scaricando un intero caricatore, prima con i colpi esplosi a 4-5 metri di distanza e gli altri addirittura quando la vittima era già a terra, a bruciapelo, sembra inconcepibile, se il movente, come apparso dalle prime indagini e da quanto dichiarato dallo stesso assassino, sembra risiedere in malumori sorti sul posto di lavoro!

Ma per gli inquirenti sussistono moltissimi dubbi, vista la determinazione dell’atto, che è stato accuratamente preparato e portato a termine con freddezza ed una pervicacia che fanno supporre un odio ben più profondo di quello che può covare un dipendente per un caporeparto!

Tutto è successo verso le 7,20, in Piazza Salvo D’Acquisto, un profondo slargo di via Sandei, (dove abitava la vittima) una delle tante traverse che uniscono i due assi che da Lucca portano verso la periferia est: la via Romana e la via di Tiglio.

Il caporeparto della Lucart di Porcari, Pier Francesco Sodini, 51 anni, abita proprio lì, al centro del popoloso quartiere di San Filippo. Tutti i quartieri di Lucca, unica città al mondo, portano nomi di santi! E come tutti i giorni scende dal suo appartamento, poi va verso la sua auto, posteggiata nella piazza, sotto un palazzone di mattoni rossi, che porta ancora il segno profondo dei proiettili. Ma da dietro una siepe sbuca il suo assassino. Impugna un’arma, se non militare, una parabellum, comunque un calibro 9×21 che non lascia scampo. Pare che anche il primo colpo sia andato a segno. Poi lo spietato killer, Massimo Donatini, 43 anni, di Camigliano, caldaista nella stessa azienda della vittima, – dirà confusamente poco dopo ai Carabinieri che temeva di essere licenziato, che il caporeparto lo criticava e lo “metteva male”! – si avvicina e comincia una sequenza terribile di colpi, pare sotto gli occhi e con le urla della moglie del Sodini, Maria Pia Manfredini, che lavora alle Poste di Lammari, che vede tutta questa scena orribile, irreale, dalla finestra dell’abitazione. Poi l’autore di questo agguato, è sopra alla vittima stesa a terra e termina la sua folle opera, quando il Sodini forse è già morto. Moltissimi sono già alle finestre. Urlano. Chiamano il 113 e l’ambulanza.

Ma molti dubbi si addensano su questo fatto che non ha eguali a Lucca, a memoria d’uomo. Anche perché Pier Francesco Sodini, un fratello assai conosciuto che lavora alla Questura di Lucca, a quanto pare dalle descrizioni di amici e conoscenti, aveva un carattere non certo litigioso ed anzi disponibile con tutti, proprio anche sul luogo di lavoro! per nulla corrispondente alle dichiarazioni rilasciate nel primo interrogatorio dall’assassino.

Questi pare che si fosse impossessato dell’arma, una pistola Glock, quindi di fabbricazione austriaca, sottraendola all’armadietto dove il padre la teneva custodita con regolare permesso.

Stamani, molto presto, sarebbe partito da Camigliano addirittura a piedi, il che lascia molti dubbi sulla sua lucidità. Nel tragitto avrebbe esploso anche qualche colpo di prova dall’arma che in genere ha un caricatore capace di 17 colpi. Ed al momento con esattezza non si sa quanti ne abbia esplosi, pare 14, contro il Sodini.

Questi lascia, oltre la moglie anche due figli maschi, uno dei quali, – l’altro pare fosse uscito presto per andare all’Università, – il più piccolo, di 18 anni, sembra fosse ancora in casa, quando sono risuonati quei terribili spari. E’ corso per strada, assieme alla mamma che aveva visto ogni cosa, come frames di un film di violenza che ora le distruggeva la vita.

 

 

 

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I segni di uno dei tanti proiettili, forse 14, esplosi dall’omicida e fermatosi contro i mattoni del palazzo di Piazza Salvo D’Acquisto

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Massimo Donatini come appare su un social network

 

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Piazza Salvo D’Acquisto con Via Sandei e la casa della vittima

 

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Una Glock 9×21 di fabbricazione austriaca, come quella usata per l’assassinio di San Filippo. In genere ha un caricatore capace di 17 colpi

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Piazza Salvo D’Acquisto

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