“Ed è in linea con la stessa Direttiva ETS che prevede il sistema della Market Stability Reserve anche per dare liquidità al mercato quando si arrivi a condizioni critiche e non solo, come è avvenuto in passato, per toglierla” secondo il Tavolo della Domanda di Confindustria. Dato che gli obiettivi di decarbonizzazione sono fissati dalla direttiva e quindi il loro raggiungimento è comunque garantito, ogni incremento dei costi della CO2 indotto artificialmente rappresenta un extra-margine assicurato ai produttori extra-Europei con cui le nostre imprese competono sia sul mercato interno che su quelli internazionali.
Una questione che deve essere affrontata nel prossimo Consiglio informale del 6 ottobre dedicato ai temi dell’energia E’ più che è evidente, ormai, che il sistema delle quotazioni CO2 ETS è solo un costo che impoverisce l’industria senza che esso diventi leva di innovazione ambientale. Gli introiti degli alti prezzi a cui vengono vendute le quote non vengono investiti in decarbonizzazione, ma acquistati da soggetti finanziari (che magari hanno adottato carte sulla sostenibilità) ma che nulla hanno a che fare con l’industria e la transizione energetica. E’ l’ennesima finanziarizzazione dell’economia, ma per cambiare il modo di produrre energia occorre fare impianti, da quelli fotovoltaici, al biometano, alle biomasse, ai rifiuti.
“L’industria paga ma non ha gli strumenti per accelerare sulla transizione energetica e il sistema ETS sta per diventare l’ennesimo giocattolo in mano alla finanza” afferma il Tavolo della Domanda.
La transizione energetica non può essere affrontata soltanto diminuendo i cap e ritirando quote CO2, ma creando una politica energetica comune come è stata auspicata dal Presidente Draghi. Gli acquisti massicci di energia della Cina di questi giorni dovrebbero rafforzare l’Europa a fare altrettanto.
Il Tavolo della Domanda condivide gli obiettivi della transizione energetica e ambientale, ma essi sono strettamente connessi al mantenimento di una leadership europea nell’economia mondiale. “In gioco non c’è solo la tutela dell’ambiente, ma anche il destino dell’Europa” conclude il Tavolo della Domanda.
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—————————— —————————— —————————— —— Gli energivori significano occupazione, sviluppo e coesione sociale. Secondo uno studio presentato nel mese di luglio da Boston Consulting essi “generano” 88 Mld € di VAL, pari al 5% del VAL nazionale, con circa 700 mila posti di lavoro nei settori dell’acciaio, della chimica, del vetro, della carta, della ceramica, delle fonderie, del cemento e dei metalli. Sono parte integrante della filiera economica italiana e si contraddistinguono per alcune eccellenze nella circolarità per riutilizzo di scarti da altre industrie e valorizzazione sottoprodotti di produzione. Sono “vocati” all’export con il 60% del fatturato generato fuori dall’Italia. Detti settori producono il 18% delle emissioni di CO2 Italiane.