Manifestazione con qualche imbarazzo, davanti a Palazzo Santini. Si parte alle 17
mentre a poca distanza, in aula comincia il consiglio comunale.
E sotto, c’è qualche turbamento nei partecipanti, visto che a gestire la protesta contro la paventata vendita
di parte della ex Manifattura Tabacchi, sono ex Sessantottini, uomini di Rifondazione
Comunista, con tanto di musiche di Gaber e pezzi che i giovani d’oggi neppure sanno
da dove vengono.
E forse non lo sanno neppure quelli, pochissimi, di centrodestra o
appartenenti all’estrema Destra che pure si affacciano al gruppo di una cinquantina
di manifestanti, e che vorrebbero partecipare, visto che sono anche loro contro la
“svendita”, – come tutti, da una parte e dall’altra, – definiscono il tentativo di vendere
la parte Sud di quella manifattura che fu un vanto di Lucca, con i suoi sigari e che
oggi, invece, vuota e abbandonata, dimostra il passo gamberesco della Giunta
Tambellini (dove forse si ignora che “Un passo in avanti e due indietro è un’opera di
Lenin) e che dopo aver per anni sbandierato progetti e progetti, su questi ha perso per
strada pezzi di giunta ed appoggi importanti e adesso vorrebbe cedere, (nello loro
intenzioni alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca,
che forse oggi potrebbe
anche cambiare questo nome che ha poco senso) una parte cospicua di un bene il cui
destino segnerà per forza, nel bene e nel male, il futuro del centro storico.
Pittoreschi i manifesti (ai tempi di alcuni manifestanti, si chiamavano tazebao)
esposi sulle inferriate di Palazzo Santini: alcuni “gretiani”, alcuni tipicamente
sessantottini contro i poteri occulti, alcuni, più puntuali, che evidenziavano come a
Lucca, si siano ceduti, privatizzando nel tempo, l’acqua pubblica,
il gas pubblico, il trasporto pubblico. Alla faccia degli slogan di un tempo, quando si diceva che:
“Pubblico è di sinistra, privatizzare è di destra!”.
di DANIELE VANNI