L’acqua ferro-sulfurea di Pancola.
Nel 1835 venne pubblicata l’opera di Giuseppe Giuli “Storia naturale di tutte l’acque minerali di Toscana ed uso medico delle stesse” .
Nato nel 1764 a Lorenzana, che corrisponde all’odierno Comune di Crespina Lorenzana in provincia di Pisa, Giuseppe Giuli fu medico astante (oggi diremmo medico di guardia) presso l’ospedale di Santa Maria Novella a Firenze e ricoprì la cattedra di botanica e storia naturale presso l’università di Siena.
Nel sesto tomo della già citata “Storia naturale”, Giuli dava notizia di una sorgente in località Pancola presso Seravezza.
“La Comunità di Seravezza è in quella parte della terra ferma del Granducato, che concorre a formare il Vicariato di Pietrasanta …
Prende il nome di Seravezza, per essere fabbricata quella bella terra, e distribuita in varie contrade, lungo il fiume Serravezza, che ha dentro il paese dei ponti per comunicare una parte coll’altra della terra.
Il fiume prende questo nome dall’unione delle acque della Serra, che nasce al ponente del paese, e con quella della Vezza conosciuta anche col nome di Versilia, che viene dal Sud.
Sulla destra della Serra un terzo di miglio al di sopra della terra di Seravezza si vede scaturire un’acqua minerale in un monte chiamato Pancola”.
Giuli proseguiva con una accurata descrizione geologica della località.
“Il Monte di Pancola s’estende colla sua base quasi presso la ripa destra della Serra … Anche ove vien fuori l’acqua minerale, il terreno è della stessa natura di quello del monte, da cui la minerale prende il nome. È stato aperto un incavo per lo spazio di circa trenta braccia in questa roccia nel fianco del monte, ed alla fine vi è una piccola stanza scavata in questa medesima pietra, che ha la porta, ed è tenuta serrata. Per avere un punto sicuro per ritrovare quest’acqua andando a Seravezza si ha nella ferriera, che si trova al di sopra del Palazzo della Magona, essendo dirimpetto a questa località nell’opposto monte”.
L’accademico si soffermava sulla descrizione fisica della sorgente, esprimendo anche un lusinghiero giudizio sulle condizioni ambientali della vallata di Seravezza.
“Questa sorgiva vien fuori in un monte … ma siccome è tanto prossima alla terra di Serravezza così quei, che ne volessero far uso come rimedio, la potranno far portare alle proprie abitazioni.
Seravezza è una bella terra ove si trovano tutti i comodi per condurvi bene la vita. Buone abitazioni, dolce temperatura nella state, per cui si può considerare, come un paese eguale a quelli della Svizzera, mentre qui non vi si sente l’influenza del calore del Sol Leone, e del Sirio, altro che per poche ore verso mezzogiorno, avanzandosi fuori di questa vallata circa un miglio e mezzo vi si soffre un calore quasi Affricano”.
L’acqua viene descritta nei seguenti termini: “ha dieci gradi di temperatura; sapore decisamente ferrugginoso; è priva d’odore ed è trasparente. Lascia delle traccie di materia gialla rossastra, ove scorre il suo rifiuto”.
Segue l’analisi fisico-chimica dei campioni raccolti dalla sorgente di Pancola:
“… contiene gli acidi carbonico,solforico, ed idrocloridrico, che si combinano colla soda il ferro, la magnesia, e la calce.
Idroclorato di soda : cenni
Idroclorato di magnesia : cenni
Solfato di soda : cenni
Carbonato di calce : cenni
Carbonato di magnesia : cenni
per complessivi grani 1 (*)
Carbonato di ferro : grani 1
La presente è fredda, salina, ferruginosa”
Naturalmente non possono mancare le indicazioni riguardo all’uso medico dell’acqua minerale:
“è un’acqua appena salina, ma in particolare vi regna il carbonato acido di ferro, però potrà essere presa alla dose di quattro, o sei bicchieri la mattina a digiuno nelle ostruzioni della milza, debolezze dello stomaco, nelle cachessie, e nelle oppilazioni, e nelle irregolarità dei corsi muliebri”.
L’acqua di Pancola era già nota a Giovanni Targioni Tozzetti, autore delle “Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana”.
Nel tomo sesto della seconda edizione dell’opera, Targioni Tozzetti riferisce che nel 1752 il Dottor Matteo Lombardi gli aveva inviato una accurata relazione sulle proprietà mediche di questa acqua minerale.
Così scriveva il Dottor Lombardi:
“ … mi trovo adesso di obbligo divisarle distintamente le virtù, che ho sperimentato nell’uso di quest’acqua.
L’uso di quest’acqua è a bevere, e da più esperienze fatte si è trovato, che è aperiente, astergente, e corroborante. Giova molto in quei mali, ne’ quali è necessario attenuare i liquori del corpo, disoppilare le vie impedite, e purificar la massa umorale del sangue da tutte quelle flemme, viscoſità, e sali acidi tartarei, che ritardano la circolazione degli umori, disciogliendoli, e portandoli fuori per orina …
Giova benissimo all’ostruzioni di fegato, di milza, ipocondrj, mensenterio, e utero, all’incipiente idropisia, ascite, ed ansarca …
È giovevole alla paralisia, vertigini, tremori, debolezza di vista, lagrimazione d’occhi, e oftalmia…
Il Molto Reverendo Padre N. N. Agostiniano di Pietrasanta , che pativa d’una lagrimazione d’occhi, che sulla sera li oscurava alquanto la vista, si bagnò più volte gli occhi con detta acqua, e ne restò libero”.
(*) Il lettore tenga presente che nel sistema di pesi e misure del Granducato di Toscana il grano, essendo pari a 1/6912 della libbra (339,5 grammi), corrisponde a 0,049 grammi.