Pompei, dagli scavi anche una tartaruga di 2000 anni fa con il suo uovo

 

Ieri la notizia che l’eruzione fatale del Vesuvio che ci ha consegnato a noi, Pompei, Ercolano e tutti i tesori attraverso i quali sappiamo molto di più della prima epoca imperiale romana, avvenne sicuramente tra il 24 ed il 25 di Ottobre e non d’Estate come si pensava in passato. Già, si era arguito qualcosa del genere, dallo studio dei frutti ritrovati negli scavi. Adesso la conferma scientifica, attraverso lo studio delle ceneri che nel 79 d.C. si espansero per poi cadere nel Mediterraneo, fino alla Grecia.

Ed oggi la divulgazione di un’altra sorpresa da Pompei, dove, durante gli scavi, è emerso un carapace di tartaruga, quasi intatto, con ancora la testa,la coda ed una delle zampette. Si tratta di una tartaruga di terra col suo uovo mai deposto.

Gli archeologi l’hanno trovata a mezzo metro di profondità sotto il pavimento in terra battuta di una bottega della centralissima via dell’Abbondanza, dove una ricerca condivisa tra l’Università Orientale di Napoli, la Freie Universitat di Berlino e l’università di Oxford sta indagando i resti di una casa di gran lusso che dopo il terremoto del 62 d.C. fu misteriosamente demolita e annessa alle Terme Stabiane.

La testuggine si era evidentemente introdotta nella taberna (o forse l’era tenuta dal padrone) e lì, in un angolo protetto, si era anche scavata una tana dove deporre il suo uovo.

Le ricerche ora proseguiranno in laboratorio, ma intanto, con l’aiuto sul campo degli studenti dell’università napoletana, stanno tornando alla luce pavimenti e decorazioni della magnifica casa che in origine occupava quegli spazi. Una dimora di assoluto pregio, che tra saloni e cortili si estendeva per oltre 900 metri quadrati in un quartiere centralissimo della città. Con tappeti di mosaico che per la loro complessità e bellezza, fanno notare i professori, possono essere paragonati a quelli della Villa dei Misteri o della Casa di Cerere, resi preziosi da disegni raffinati erari che in alcuni casi riproducono le meraviglie dell’architettura romana, come il lungo acquedotto apparso sul pavimento del tablinio.

Un lusso che gli scavi di queste settimane hanno restituito anche attraverso frammenti di quello che fu: zoccoli in marmo policromo, una piccola, bellissima maschera in terracotta, persino una conchiglia dipinta che doveva fare bella mostra di sé da qualche parte. Delle pareti rimangono purtroppo solo due frammenti, piccoli ma di forte impatto, con elaborate e coloratissime pitture parietali in II stile, quello già in voga nel I sec. a C.  E non solo: in un altro angolo della bottega dove è stata trovata la tartaruga, là dove in origine doveva essere l’entrata della domus, gli archeologi hanno trovato una fossa votiva, una buca scavata in occasione della fondazione della casa, con resti di legni bruciati e offerte di buon auspicio per gli dei.

 

Tra i carboni poi c’era ancora l’olla spezzata che aveva contenuto le offerte insieme ad una piccola lucerna. E proprio da questa, che risale agli inizi del I secolo a.C., forse subito dopo l’80 a.C., quando dopo l’assedio di Silla la città subì l’onta della trasformazione in colonia romana. Resta il mistero su chi ne sia stato il ricco proprietario: forse un maggiorente romano, un alto ufficiale dell’esercito o magari un pompeiano che aveva fatto il tifo per Silla? Rimane da capire perché, 150 anni dopo la sua costruzione, questa splendida dimora sia stata rasa al suolo. Al momento si sa solo che la fastosa villa, complice i prezzi del mercato immobiliare crollati dopo il terremoto, passò nella proprietà dell’amministrazione cittadina che lo mise a disposizione delle terme sulle quali si decise di investire molto costruendo una nuova grande piscina dotata di acqua corrente, scenografici ninfei, ambienti per l’epoca modernissimi e super tecnologici.

 

Share