Omicidio Urso, annullati un ergastolo e una condanna a 25 anni: “Un giudice era troppo vecchio”!
Erano stati condannati all’ergastolo e a 25 anni di carcere, per aver ucciso l’imprenditore di Altavilla Milicia Vincenzo Urso, nella lontana notte tra il 24 ed il 25 Ottobre del 2009.
La sentenza era arrivata a Novembre dell’anno scorso, a ben 12 anni dal delitto.
Era quella emessa nei confronti di Pietro Erco, di Trabia, e di Luca Mantia, di Termini Imerese. Ma come non bastasse, oggi pomeriggio è stato totalmente annullata dalla Corte d’Assise d’Appello presieduta da Matteo Frasca: uno dei giudici popolari che emise il primo verdetto non aveva infatti tutti i requisiti in regola, nello specifico aveva già compiuto 65 anni!
Per Pietro Erco e Luca Mantia, ritenuti i killer dell’imprenditore di Altavilla Milicia eliminato 13 anni fa, si dovrà ricominciare daccapo! Uno dei componenti della Corte d’Assise che emise il verdetto di primo grado, infatti aveva più di 65 anni. Ma nessuno aveva controllato prima?
A sollevare la questione sono stati gli avvocati degli imputati, Salvino e Giada Caputo e Francesca Fucaloro per Erco e Raffaele Buonsignore e Stefano Vitale per Mantia, che hanno messo in evidenza come la legge che ha istituito le Corti d’Assise, all’articolo 9, prevede che i giudici popolari debbano avere – tra gli altri requisiti – “un’età non inferiore a 30 anni e non superiore a 65 anni”. Non si comprende perché, la legge che stabilisce che un cittadino è uomo a 18 anni e finchè non muore almeno che non abbia condizioni psicofisiche particolari, sia considerato tale, e che oggi ha abbassato l’età per eleggere i senatori a 18 anni, preveda questo, ma tant’è. Ed uno dei membri della Corte d’Assise, presieduta da Sergio Gulotta, aveva invece già compiuto proprio 65 anni.
In appello, dove il pm Rita Fulantelli la settimana scorso aveva chiesto la conferma delle condanne per i due imputati, i giudici hanno preso atto dell’errore e – come prevede la legge – hanno dovuto annullare la sentenza di primo grado. Il processo dunque dovrà essere nuovamente celebrato. Gli avvocati, inoltre, alla luce di questa decisione, chiederanno la scarcerazione di Erco e Mantia.
In base alla ricostruzione dell’accusa, Urso sarebbe stato più volte richiamato sia per i suoi atteggiamenti poco “rispettosi” che per la concorrenza sleale che avrebbe messo in atto nel campo del movimento terra, danneggiando gli affari di diversi boss di Bagheria. Per questo ad Ottobre del 2009 venne assassinato a colpi di pistola davanti alla sua abitazione.
Quindi la vittima fu uccisa perché danneggiava gli affari dei boss di Bagheria.
Erco (di origini napoletane ma residente da anni e Trabia) e Mantia avrebbero commesso il delitto per 20 mila euro. Avrebbero atteso la vittima sotto casa e sarebbe stato il primo ad eliminare l’imprenditore con una 7,65, mentre l’altro sarebbe stato alla guida dell’auto con cui erano poi fuggiti.
Per l’omicidio sono già stati condannati Francesco ed Andrea Lombardo, padre e figlio, entrambi collaboratori di giustizia, così come Massimiliano Restivo, pentito pure lui. Il loro contributo è stato fondamentale per ricostruire l’omicidio e fu proprio Restivo a svelare che sarebbero stati pagati 20 mila euro. I Lombardo, condannati a 12 e 10 anni di carcere, ammisero di essere stati i mandanti.
Prima dell’omicidio sarebbero stati mandati diversi avvertimenti a Urso, che in un caso fu costretto a spogliarsi completamente e, anche se nessuno l’avrebbe picchiato, sarebbe stato pesantemente umiliato. Un’altra volta sarebbe riuscito a sfuggire ad un agguato. Ma nella notte tra il 24 ed il 25 Ottobre del 2009 non ebbe scampo.
d.v.