Bologna, omicidio di Via Larga: in carcere altri tre tunisini, il movente fu forse la spartizione del bottino di un furto in oreficeria
Uno è in carcere a Parma, gli altri latitanti. Tutti ventenni tunisini. L’accusa, con altri due, è di avere torturato e ucciso Kaled Maroufi, 25 anni, trovato morto, il 12 Luglio in uno stabile abbandonato delle Ferrovie in via Larga, alle porte del Pilastro.
Così, dopo Hamza Attia (19 anni) e Mohamed Waz (20), tunisini, senza fissa dimora in carcere già dal 13 Luglio, dopo essere stati bloccati mentre cercavano di fuggire in Francia, a bordo di treno alla stazione di Ventimiglia, è stato arrestato ora, anche Hosni Nafzaoui, 22 anni, all’epoca fermato con i due connazionali, ma il cui arresto non fu convalidato dal gip d’Imperia. Questo perché negli interrogatori gli altri presunti complici lo scagionarono, raccontando che se ne fosse andato prima dell’aggressione. Ma adesso il quadro probatorio è cambiato grazie ad ulteriori indagini e i carabinieri dopo che il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, hanno arrestato Nafzaoui, e cercano di rintracciare altri due tunisini, i ventenni Iheb Jawahdou e Azer Marzouk. Tutti adesso, accusati di concorso in omicidio, aggravato da torture e crudeltà.
Il ventiduenne è stato arrestato martedì a Salsomaggiore Terme, dove abitava da qualche tempo dopo avere viaggiato in varie città del Nord Italia e all’estero, dai carabinieri bolognesi. È in carcere a Parma; all’interrogatorio di convalida si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli altri due presunti complici sono latitanti.
Le nuove prove contro Nafzaoui sono gli esiti dei rilievi di Scientifica e Ris di Parma, che hanno rinvenuto tracce di sangue di Kaled sui vestiti che Hosni indossava il giorno del fermo a Ventimiglia, le sue impronte sul luogo del delitto e il fatto che tabulati telefonici, celle del cellulare e immagini delle telecamere lasciassero intendere come avesse pianificato la fuga dall’Italia con Attia e Waz. Il ventiduenne avrebbe anche partecipato ad un furto di gioielli a Rimini, la cui spartizione sarebbe il movente dell’omicidio.
d.v.