Violenze alla ex moglie, nuove accuse per Omar 22 anni dopo Novi
Ma il Gip non concede misura cautelare: il caso va al Tribunale del riesame
Omar Favaro è di nuovo finito nei guai, con accuse di violenze e minacce nei confronti della ex moglie e maltrattamenti in famiglia di cui sarebbe rimasta vittima anche una figlia in tenera età. Omar condannato con la fidanzatina Erika De Nardo per il delitto di Novi Ligure (Alessandria) nel Febbraio del 2001, quando la madre e il fratellino della ragazza furono uccisi a coltellate in una villetta del quartiere Lodolino.
Omar Favaro, minorenne ai tempi del delitto, ha oggi 40 anni ed è stato accusato dalla Procura di Ivrea (Torino) per episodi avvenuti prima del 2022, in particolare ai tempi delle restrizioni per il Covid. Dopo avere subito minacce e violenze, la moglie, da cui ora si è separato, si è rivolta ai carabinieri. La Procura di Ivrea ha chiesto una misura cautelare che però il gip non ha concesso, il caso adesso è sul tavolo del Tribunale del Riesame, le indagini proseguono.
Lorenzo Repetti, l’avvocato che aveva seguito Omar per il delitto di Novi, lo assiste nuovamente: “Il suo passato – dice il legale, intervistato da Repubblica – non c’entra ma continua a perseguitarlo e non deve essere strumentalizzato come invece si sta cercando di fare in una vicenda che guarda caso nasce proprio durante una causa di separazione dove è in discussione l’affidamento della figlia”.
Il delitto di Novi Ligure fu un caso di parricidio avvenuto il 21 febbraio 2001 nella città italiana di Novi Ligure, in provincia di Alessandria[2]. Erika De Nardo (Novi Ligure, 28 aprile 1984) di sedici anni e l’allora fidanzato Mauro Favaro, detto “Omar” (Novi Ligure, 15 maggio 1983) di diciassette anni, uccisero premeditatamente a colpi di coltello da cucina, la contabile quarantunenne Susanna Cassini, detta “Susy” (Novi Ligure, 15 settembre 1959), e l’undicenne Gianluca De Nardo (Novi Ligure, 27 novembre 1989), rispettivamente madre e fratello di Erika[3].
Secondo l’accusa i due giovani avevano progettato di uccidere anche Francesco De Nardo (Maida, 19 giugno 1956), il padre, ingegnere e dirigente dell’azienda dolciaria Pernigotti, ma avrebbero poi desistito perché Omar, feritosi a una mano nel corso del duplice delitto, era ormai stanco e aveva deciso di andarsene[4]. Il caso ebbe un ampio interesse mediatico.