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Italo Castellani

Arcivescovo di Lucca

 

“E’ Risorto… non è qui”. E’ l’annuncio della Pasqua: il Figlio di Dio, ha vinto per sempre il “male dei mali,” che è la morte!

E’ questa una ‘Verità’ che non si raggiunge solo attraverso una riflessione intellettuale: è una ‘Verità’ che ha bisogno –forse lungo tutta una vita– di passare attraverso il cuore; attraverso una risposta personale e una adesione di fede alla testimonianza degli apostoli: Pietro e Giovanni che “non avevano compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti”; e di fronte al “sudario… avvolto in un luogo a parte del sepolcro” –cioè senza più il corpo di Gesù, in cui lo avevano avvolto al momento della sepoltura– “videro e cedettero” (Gv 20,8). Da quel momento la sequela dei discepoli – superate le titubanze e i dubbi dell’apostolo Tommaso– è “senza se e senza ma” e dà un senso nuovo alla loro esistenza.

Per noi oggi accogliere l’annuncio della Resurrezione attraverso la voce della Chiesa, che risuona annualmente e costantemente non come una ripetizione fine a se stessa, significa accogliere e far tesoro dei “semi di resurrezione”: il “lievito nuovo”, destinato a fermentare di “vita nuova” l’umanità, come ci ricorda l’apostolo Paolo: “Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio…, lievito di malizia e perversità, per essere pasta nuova”.

La Pasqua ci dona “il lievito nuovo” della Risurrezione –che è Cristo Risorto che vive in noi e con noi– e ci mette in condizione di portare novità di vita al mondo. C’è bisogno di novità in ciascuno di noi, attorno a noi, per estendersi come dice Papa Francesco alle “periferie dell’esistenza”.

  • La prima “periferia dell’esistenza” è il nostro cuore: la prima pasta da fermentare è la nostra stessa vita, la vita di ciascuno di noi, dove si annidano dubbi, fatiche, dolori, a volte rancore e odio. E’ in questa “periferia esistenziale”, così prossima a noi stessi, che gli “azzimi” di “lievito nuovo di sincerità e verità” (1 Cor 5.6.8) della Pasqua, porteranno “vita nuova”.

Apriamo dunque il cuore e accogliamo l’invito dell’Apostolo Paolo: “Cercate le cose di lassù, dove è Cristo…., rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col.3,1).

  • L’altra “periferia esistenziale” è la nostra casa; le persone a cui siamo legati da legami di sangue, la nostra famiglia e i nostri cari, che non sono degli “inopportuni” da sopportare, ma reali “figli” e “fratelli” da amare che Dio stesso ci ha donati.
  • L’altra “periferia esistenziale” è accanto e attorno a noi: le persone con le quali Dio ci ha chiamati a vivere –su quel fazzoletto di terra che è il nostro quartiere, la frazione, la nostra città– tutti coloro che siamo soliti chiamare i nostri “vicini” o “concittadini”. Questi non sono a noi degli “estranei”, tantomeno “nemici” da cui guardarci e difenderci.

Riguardo a questo ‘prossimo’, porta a porta per noi, desidero condividere qualche riflessione a partire dal “Dossier” della Caritas diocesana –reso pubblico non casualmente in questi giorni prepasquali– che ci documenta le povertà, le esclusioni e il disorientamento sociale sul nostro territorio.

Il titolo significativo dato a questo rapporto annuale –“Da soli”– ci mette di fronte, tra l’altro, a due vere e proprie ‘solitudini’: la povertà alimentare e la povertà minorile.

  • La povertà alimentare

Sul nostro territorio ci sono almeno 1435 nuclei familiari –quasi all’incirca 4000 persone che, messe insieme rappresentano un paese intero del nostro territorio– che non ha cibo in quantità e qualità sufficiente. Per rispondere a questa necessità ecco il mio invito pasquale alle nostre comunità: il “Cesto della carità” –che è ben in evidenza in ognuna delle nostre chiese per la raccolta settimanale dei generi alimentari alla messa domenicale– spesso “piange”, cioè è semivuoto!

Per rispondere a tale necessità vitale, questa è la proposta e impegno pasquale per chi va a messa la Domenica: “A messa con un pacco di pasta”: ovvero… olio, pasta, biscotti, latte a lunga conservazione e alimentari non deperibili! Questo gesto –se condiviso e partecipato lungo la settimana da tutti i componenti della famiglia– avrà una benefica ricaduta sociale sull’educazione e formazione alla gratuità soprattutto dei nostri bambini e giovani, imparando sin da piccoli a farsi carico degli altri. E’ qui che, come famiglie e comunità cristiana, dobbiamo lavorare a fondo: coltivare nei figli il germoglio della carità, della solidarietà. Questo, a ben pensare, è il valore aggiunto e la vera sfida che come società abbiamo di fronte: formare ‘cittadini solidali’!

  • La povertà minorile

La situazione più grave e conseguente, anche sul nostro territorio, è quella di bambini e adolescenti: figli di famiglie che vivono in povertà! Questi minori, deprivati già oggi di diritti civili e sociali essenziali, sono i più esposti al rischio del domani: l’assenza di relazioni serene in famiglia; l’inclusione mancata tra i coetanei nei luoghi ordinari dove si condivide la fede, si intrecciano amicizie, si gioca e si fa festa; l’abbandono scolastico, la difficoltà a una formazione professionale e il rischio di non trovare appena più grandi il lavoro, precludono per loro a un futuro con poche possibilità se non senza speranza.

Di fronte a questo impoverimento progressivo di una fascia sempre più larga di popolazione, di cui fanno parte gli stessi bambini, diventa necessario interrogarci in maniera ancora più esigente sul nostro modo di organizzare le comunità e di renderle luogo dove si pratica l’inclusione.

Appare sempre più necessario che le Istituzioni abbiano coraggio di una fantasia progettuale nell’amministrare. Questa fantasia, orientata al bene comune e alla centralità della persona umana e della sua inviolabile dignità, potranno suggerire nuove forme di accompagnamento e di contrasto all’impoverimento diffuso.

In questa cornice appare particolarmente interessante la proposta che da anni la Chiesa italiana persegue –attraverso la Caritas e altri Organismi– della società civile di un’alleanza contro la povertà per un “reddito di inclusione sociale”, misura ormai adottata da tutti i paesi europei ad eccezione dell’Italia e della Grecia e raccomandata agli stati membri.

Per “reddito d’inclusione” si intende una misura universalistica di sostegno al reddito per le famiglie e gli individui in povertà, accompagnata da importanti, continuative ed efficaci azioni di accompagnamento e di supporto all’inclusione lavorativa e sociale. Un nuovo modo di pensare la capacità dei poveri di risollevarsi e di camminare verso un’autonomia che li sostenga, ma non li faccia schiavi dell’assistenzialismo.

Auspico, come frutto condiviso della Pasqua, che anche ‘Lucca cristiana’, insieme ad ogni persona e istituzione di buona volontà, metta allo studio questo ed altri percorsi di sconfitta di ogni povertà.

L’Annuncio della Pasqua di Risurrezione risuoni in ogni cuore come invito a seminare il “meglio di noi”, un “germe di Risurrezione”, sul terreno di ‘solitudine’ fisica, morale e spirituale che ci circonda.

Buona Pasqua!

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