la ricorrenza di San Martino per i contadini significava la scadenza del contratto di mezzadria e l’evenienza dell’uscita dal podere.
Non sempre succedeva, i mezzadri cercavano di lavorare bene per poter restare a lungo nello stesso podere, ma spesso subivano angherie e decidevano di lasciare per altre soluzioni o per un podere più redditizio.
Erano giorni di preoccupazione, sia che la disdetta fosse stata data dal padrone, sia che fosse stata una libera scelta del contadino per trovare una terra migliore, perché cambiare comportava sempre un incerto e a volte ci si trasferiva lontano, in posti sconosciuti, e questo metteva sempre in agitazione la gente di campagna poco avvezza a muoversi….
E arrivava quel mattino, all’alba, in cui si caricava il carro con i pochi mobili di casa, utensili e attrezzi e si partiva…tradizione voleva che per propiziarsi fortuna nella nuova dimora non si spazzasse la cenere dell’ultimo fuoco acceso nel camino la sera prima, ma si ammucchiasse solo da un lato dell’aròla.
Il simbolo del fuoco e del camino era così sentito che accendere il fuoco sarebbe stato il primissimo gesto che l’arzdòra avrebbe compiuto appena messo piede nella nuova casa
(“fare San Martino” si dice ancora oggi, e vuol dire proprio “traslocare”)