La Befana garfagnina…storia, tradizioni e leggende di una volta
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Una delle “nostre” Befane più famose di sempre Mario Pieroni di Barga detto il “Tiglio” (foto tratta dal sito bargainfoto.altervista.org) |
Diciamolo chiaramente Babbo Natale è un personaggio che ci hanno propinato alcune leggende nordiche riadattate poi dai paesi anglosassoni ed ulteriormente edulcorate nientepopodimeno che dalla Coca Cola (tanto per dire in origine Santa Klaus aveva il proprio abito di colore verde e non l’attuale rosso fiammeggiante imposto dal colosso americano delle bevande gassate) e per noi garfagnini il Natale era una festa puramente religiosa e nessun bambino per la Santa Natività si aspettava dei doni perchè a questo compito ci pensava la Befana che tutti i piccoli attendevano con un misto di trepidazione e paura.Trepidazione perchè era una delle poche, se non l’unica occasione per ricevere regali (seppur modesti).Paura perchè se durante l’anno non si erano comportati da buoni e bravi ragazzetti al posto dei regali si sarebbe ricevuto del carbone.La sera del 5 gennaio i bambini andavano a letto non senza aver appeso la calza al caminetto e sopratutto non bisognava dimenticarsi di lasciare un “fascetto” di fieno davanti alla porta di casa per far mangiare il “miccio” (n.d.r:asino) della Befana e anche della legna secca per far scaldare la povera vecchina.Alle cinque del mattino del 6 gennaio le campane cominciavano a suonare a festa e tutti i ragazzi saltavano il letto e correvano a vedere davanti alla porta,non trovando più nè fieno nè fascine perchè l’asinello aveva mangiato e la Befana si era riscaldata, soddisfatti andavano a scrutare la calza del camino.
piccoli del paese).Tutti questi giochi non venivano acquistati nei negozi naturalmente, ma di solito erano opera del babbo o del nonno che in gran segreto li costruivano quando il bimbo la notte andava a dormire. Ma cosa c’era di più bello quando poi arrivava l’ora di mangiare i “befanini“. Nella Garfagnana storica erano i biscotti che le massaie usavano fare per il periodo natalizio, così chiamati perchè tradizione vuole che vengano preparati il giorno della Befana.I befanini rimangono i biscotti dei nostri nonni. Una fabbricazione rustica fatta da cuore e mani contadine;ogni famiglia aveva la sua ricetta, chi metteva più burro, chi più uova, ma quello che le rendeva (e le rende) unici e simpatici è il suo impasto che veniva tagliato con formine di varie figure:cuori, stelle, animali, omini e così via,il tutto ingentilito con guarnizioni colorate.
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I Befanini |
bellissimi,legati al mondo contadino, canti tradizionali di questua che si eseguono alla vigilia dell’Epifania a partire dall’imbrunire fino a notte.In Garfagnana la tradizione è tutt’oggi viva più che mai.I cantori guidati dal suonatore (accompagnato di solito da fisarmonica o chitarra) precede di pochi passi la Befana ( che spesso è un uomo travestito da donna perchè anticamente la donna non poteva nè recitare nè mascherarsi ) e il befanotto (il consorte della befana) che si avvicina alle porte delle case cominciando di fatto il canto.Il canto della Befana è formato da “stanze” di otto versi ciascuna, si compone in tre parti:un saluto, una parte centrale e una di ringraziamento o di offesa se i cantori non ricevono nessuna offerta;trattandosi di un rito che affonda le sue radici nel mondo contadino la maledizione va a colpire gli interessi più prossimi della massaia, come il pollaio. Uno dei testi maggiormente diffusi recita infatti: “E se nulla non ci date pregherem per la galline dalle volpi e le faine che vi sian tutte mangiate”.
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L’adorazione dei magi di Andrea Mantegna |
riuscì più a trovarli e allora fermò ogni bambino per dargli un regalo nella speranza che questo fosse Gesù Bambino.E così ogni anno la sera dell’Epifania lei si mette alla ricerca di Gesù e si ferma in ogni casa dove c’è un bambino per lasciare un dono.
E infine come ultimo omaggio alla cara vecchina la voglio ricordare in una strofa di una delle più celebri poesie di Giovanni Pascoli “La Befana”:
Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Com’è stanca!La circonda
neve gelo e tramontana…
(Castelvecchio 1897)