Edith Stein (in religione Santa Teresa Benedetta della Croce; Breslavia, 12 ottobre 1891 – Auschwitz, 9 agosto 1942) è stata una religiosa, filosofa e mistica tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze. Di origine ebraica, si convertì al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo che durava dall’adolescenza, venne arrestata nei Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa (anch’ella monaca carmelitana scalza) trovò la morte. Nel 1998 papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata santa e l’anno successivo l’ha dichiarata compatrona d’Europa.
Edith Stein nacque a Breslavia, all’epoca ancora città tedesca, il 12 ottobre 1891 da Sigfrido e Augusta Courant, entrambi ebrei di origine. Possedevano un’attività commerciale di legname, a Breslavia, dove appunto nacque Edith, ultima dei sette figli della famiglia Stein-Courant, la quale nel luglio del 1893 si vide improvvisamente privata del capofamiglia, morto a causa d’un’insolazione. Fu Augusta dunque a sobbarcarsi l’impegno di sfamare la numerosa prole prendendo personalmente le redini dell’azienda. Divenne una figura molto cara a Edith che nelle sue memorie familiari la ricorda spesso donna instancabile e coriacea, forte di carattere e parecchio abile negli affari.
Dal 12 ottobre 1897 la piccola Edith cominciò la scuola, distinguendosi presto come bambina dall’intelligenza acuta e precoce perfino, la sorella Erna la definì “straordinariamente pronta d’ingegno” concluse le elementari proseguì con i corsi ginnasiali. Fra i 15 e i 16 anni prese la ferma decisione di non frequentare più la scuola preferendo trasferirsi ad Amburgo presso la sorella Elsa dove rimase per circa un anno, trascorso principalmente nell’assidua lettura di libri di letteratura antica e moderna nonché di filosofia, la quale già in quel periodo cominciava ad attirare le sue attenzioni e il cui studio presto l’avrebbe condotta ad un dichiarato ateismo. Ricredutasi riguardo al proprio percorso scolastico, decise di intraprendere un esame da privatista per recuperare il tempo perduto e riprendere così le compagne all’ultimo anno scolastico della maturità, su consiglio del cugino Richard Courant. Obiettivo che raggiunse pienamente.
Il 3 marzo 1911 Edith sostenne e superò anche l’esame finale di maturità. Proseguì quindi gli studi presso l’università di Breslavia, spesso a lezione unica ragazza in mezzo a un folto gruppo di maschi. I professori notarono ben presto le sue straordinarie doti intellettuali; nonostante ciò l’ambiente di Breslavia le risultò ben presto inadatto alla propria sete di conoscere. Attratta dalle teorie di Edmund Husserl, di cui aveva già letto “Ricerche logiche”, decise di intraprendere il percorso di studi presso l’università di Gottinga dove il celebre fenomenologico teneva le sue lezioni. Vi giunse nell’aprile del 1913. Qui conobbe e fu stimata da alcuni fra i più famosi filosofi del periodo, da Adolf Reinach a Max Scheler allo stesso Husserl, il quale le suggerì di fare con lui la tesi di laurea: tema, l’empatia. Fu un lavoro estenuante per il quale spese tempo ed energie considerevoli.
Il 30 luglio 1914 le lezioni furono sospese a causa di quella che sarebbe presto divenuta la prima guerra mondiale ed Edith, tornata a Breslavia, chiese all’ospedale di Tutti i santi d’essere assunta come infermiera volontaria ed essere mandata ad assistere in prima linea. Fiaccata però da una terribile influenza dovette rimanere chiusa in casa dove, riveduti i propri appunti universitari, poté sostenere l’ultimo esame in presenza di Husserl nel gennaio 1915 dopo la riapertura delle università. Risultato maxima cum laude. Tornata nuovamente al volontariato, raggiunse nell’aprile del 1915 Mahrisch-Weisskirchen nella zona dei Carpazi dove la guerra inferiva con violenza, per occuparsi dei malati di tifo.
In patria riprese i contatti con Husserl e cominciò a guadagnarsi da vivere facendo la supplente di lingue classiche a Breslavia, pur continuando la sua tesi di dottorato che, conclusa, raggiunse i tre tomi. E proprio a Friburgo, dove aveva raggiunto il filosofo, difese eccellentemente la sua tesi con il voto più alto. Fu allora che propose ad Husserl di divenire sua assistente. Aveva solo venticinque anni quando si trasferì a Friburgo per porsi al servizio del fenomenologico. Quale sua fedele interprete ella preparò per la stampa “La coscienza del tempo” raccogliendo e rendendo leggibili gli appunti del maestro. Ma il suo vero desiderio era quello di realizzare una propria opera.
Non trascorse molto tempo che l’impegno di Edith quale assistente del celebre Husserl, seppur onorifico, non le fu più sostenibile. Fu così che ella ruppe con quello che definiva il suo maestro, per dedicarsi alla propria carriera lavorativa e filosofica.
L’esperienza empatica
Per accorgersi dell’errore è necessaria l’apertura empatica all’altro: attraverso un più profondo atto di empatia è possibile comprendere qualcosa che prima era sfuggito a causa delle attese o dei preconcetti.
La conversione
Diventò membro della facoltà a Friburgo. In questi anni si dedicò anche all’attività politico-sociale, impegnandosi nel Partito Democratico Tedesco (DDP) a favore del diritto di voto delle donne e al ruolo nella società della donna che lavora. Nonostante avesse già avuto contatti con il cattolicesimo, rimase sconvolta da una donna “qualsiasi” che con i sacchetti della spesa era entrata in una chiesa per pregare; questo avvenimento segnò l’inizio del suo cammino di avvicinamento alla fede cattolica (aveva compreso che Dio lo si può pregare in qualsiasi momento, avendo con Lui un rapporto personale) ma fu solo dopo aver letto l’autobiografia della mistica santa Teresa d’Avila, durante una vacanza nel 1921, che abbandonò formalmente l’ateismo e si convertì. Battezzata il 1º gennaio 1922 a Bad Bergzabern, a causa delle persecuzioni dei nazisti che infuriavano contro gli ebrei, fu costretta a rinunciare al suo posto di assistente di Husserl per andare ad insegnare presso due scuole domenicane per ragazze a Spira (1923-1931). Durante questo periodo, già indirizzata alla vita di clausura, si accostò alla filosofia tomistica, tradusse il De veritate di san Tommaso d’Aquino in tedesco. La sua vita fu scandita da preghiera, insegnamento, vita comune con le allieve e studio personale. Nel 1931 divenne lettore all’Istituto di pedagogia scientifica a Münster, ma le leggi razziali del governo nazista la obbligarono a dimettersi nel 1933.
L’opposizione al nazismo
Il 12 aprile 1933, alcune settimane dopo l’insediamento di Hitler al cancellierato, Edith Stein scrisse a Roma per chiedere a papa Pio XI e al suo segretario di stato – il cardinale Pacelli, già nunzio apostolico in Germania e futuro papa Pio XII – di non tacere più e di denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei.
L’esperienza del Carmelo
Realizzando un desiderio che da tempo portava in cuore, Edith Stein entrò nel monastero carmelitano a Colonia nel 1934 e prese il nome di Teresa Benedetta della Croce. Lì scrisse il suo libro metafisico Endliches und ewiges Sein (“Essere finito ed Essere eterno”) con l’obiettivo di conciliare le filosofie di Tommaso d’Aquino e di Husserl. Per proteggerla dalla minaccia nazista, il suo ordine la trasferì al convento carmelitano di Echt nei Paesi Bassi. Lì scrisse Kreuzeswissenschaft. Studie über Johannes vom Kreuz (“La scienza della croce. Studio su Giovanni della Croce”).
Vittima della Shoah
Non era al sicuro neanche nei Paesi Bassi: la conferenza dei vescovi olandesi il 20 luglio 1942 fece leggere in tutte le chiese del paese un proclama contro il razzismo nazista. In risposta, il 26 luglio Adolf Hitler ordinò l’arresto degli ebrei convertiti (che fino a quel momento erano stati risparmiati). Edith e sua sorella Rosa, pure lei convertita, furono catturate e internate nel campo di transito di Westerbork prima di essere trasportate al campo di concentramento di Auschwitz, dove furono uccise nelle camere a gas il 9 agosto 1942.