Il Santo del giorno, 7 Febbraio: San Teodoro di Amasea, Generale e martire, noto anche come Tirone (dal greco tyron, soldato)
Patronato: Militari, reclute, città di Brindisi
San Teodoro di Amasea(III secolo – Amasea, 17 febbraio 306)
Etimologia: Teodoro = portatore di Dio, dal greco. In veneto Tòdaro
Originario dell’Oriente, arruolato nell’esercito romano, era stato trasferito con la sua legione, la Marmarica, ovvero la Cohorte Terza Valeria, nei quartieri invernali di Amasea (Anatolia) al tempo dell’imperatore Galerio Massimiano (293-305).
Improvvisamente, fu promulgato un editto per cui si ordinava ai soldati di sacrificare agli dei; Teodoro che era un cristiano si rifiutò nonostante le sollecitazioni del tribuno e dei compagni; gli fu concesso un tempo per ripensarci, ma egli ne approfittò addirittura, per incendiare il tempio di Cibele (Madre degli Dèi) che sorgeva al centro di Amasea, presso il fiume Iris.
Ricondotto in tribunale, fu prima blandito con incarichi militari e anche di pontefice, poi, visto il rifiuto, fu torturato con il cavalletto, con uncini che gli scarnificarono il costato, e poi gettato in prigione a morire di fame. Lì ebbe celesti e confortanti visioni, infine fu condannato a bruciare vivo, ciò avvenne il 7 febbraio probabilmente fra il 306 e il 311 d.C.
La leggenda racconta che Teodoro non subì l’offesa delle fiamme, morì senza dolore e rese l’anima glorificando Dio. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Teodoro, lo cosparse di vino e altri unguenti, lo avvolse in un sudario ponendolo poi in una cassa e lo portò, da Amasea, in un suo possedimento ad Euchaita, l’attuale Aukhat, distante un giorno di cammino, dove venne sepolto.
Ad Euchaita, sul luogo di sepoltura di Teodoro, già nel IV secolo venne edificata una basilica frequentata da pellegrini in visita al sepolcro del Santo. Ed è in questa chiesa che san Gregorio di Nissa pronunciò sul finire del IV secolo un discorso che riporta i passi della vita e del martirio di san Teodoro: da esso, e da un altro scritto andato perduto, deriva la Passio attuale.
Il culto di San Teodoro si propagò rapidamente in tutto l’Oriente cristiano e successivamente nell’Impero. Ad Amasea fu eretta una chiesa in suo onore ai tempi dell’imperatore Anastasio I Dicoro (491–518); a Costantinopoli nel 452, ad opera del console Flavio Sporacio; a Ravenna, ove c’era un monastero con il suo nome, ad opera dell’arcivescovo Agnello (557–570) gli fu dedicata la cattedrale che era stata degli ariani. A Roma nell’VIII secolo gli fu dedicata una chiesa sotto il Palatino, mentre la sua immagine si trova nel mosaico della Basilica dei Santi Cosma e Damiano, eretta da Papa Felice IV (circa 530).
L’esarca Narsete avrebbe diffuso a Venezia nel VI secolo il culto del Teodoro venerato ad Amasea e festeggiato il 9 novembre e una piccola chiesa a lui intitolata sarebbe esistita fin dal VI secolo nell’area attualmente occupata dalla basilica di San Marco. A Venezia fu invocato come patrono sino al XIII secolo, poi sostituito con san Marco.
Nel XIII secolo, forse il 27 aprile del 1210, come vuole la tradizione, o più probabilmente nel 1225, in occasione delle nozze di Federico II di Svevia con Jolanda di Brienne, regina di Gerusalemme, celebrate nella cattedrale di Brindisi il 9 novembre, le reliquie del corpo di san Teodoro furono traslate da Euchaita alla città pugliese. Non si può escludere che, oltre a una fortunata coincidenza, si sia trattato piuttosto di un “sequestro” coatto del prezioso carico diretto dall’Oriente a Venezia. Le spoglie, giunte avvolte in uno prezioso sciamito orientale, trovarono collocazione in un’arca rivestita di lastre d’argento della prima metà del XIII secolo(attualmente conservata al Museo diocesano di Brindisi) che riportano episodi salienti della vita del santo. Le reliquie sono tuttora conservate in un’urna reliquiario presso un altare della cattedrale di Brindisi, città della quale è patrono.
Nel 1267 sarebbero comunque arrivate, nella Chiesa di San Salvador di Venezia, altre reliquie relative a un san Teodoro identificato col titolo di stratelates, evento che contribuì allo sdoppiamento del santo in due personaggi. A quest’ultimo santo fu allora intitolata una confraternita (detta localmente “Scuola”). Venezia ricorda il santo in molte espressioni d’arte (mosaici, una vetrata e due portelle d’organo), ma soprattutto con una colonna (Colòna de San Tòdaro), posta in Piazza San Marco, sulla cui sommità vi è una statua raffigurante il santo in armatura di guerriero con un drago, simile ad un coccodrillo, ai suoi piedi.
L’imperatore bizantino Giovanni Zimisce attribuì a san Teodoro, patrono dell’esercito, il merito della grande vittoria riportata il 21 luglio 971 sui Russi a Dorystolum, l’odierna Silistra sul Danubio in Bulgaria, che ebbe perciò il nome mutato in Teodoropoli.
In Occidente la prima traccia di un culto a lui tributato deve considerarsi il mosaico absidale tuttora esistente nella basilica dei santi Cosma e Damiano al Foro Romano eretta nel 526-30.
Monasteri a lui dedicati esistevano già alla fine del secolo VI a Palermo, Messina, Napoli; a Venezia fino al sec. XII fu invocato come patrono della città e poi sostituito con s. Marco.
Venezia lo ricorda nelle figure di una vetrata e nel portello dell’organo di due chiese e poi anche con la colonna posta in piazzetta s. Marco sulla cui sommità vi è una sua statua in armatura di guerriero, con un drago ai suoi piedi simile ad un coccodrillo.
Nel sec. IX Teodoro era l’unico santo con questo nome, ma poi appare un altro Teodoro non più soldato ma generale il quale sarebbe morto ad Eraclea al tempo di Licinio il 7 febbraio e anche lui sepolto ad Euchaite il 3 giugno. Questo sdoppiamento dell’unico martire Teodoro generò una doppia fioritura di leggende di cui rimangono relazioni in greco, latino e altre orientali e influirono a loro volta nei giorni delle commemorazioni.