Il Santo del giorno, 5 Novembre: S. Guido Maria Conforti, Fondatore dei Missionari Saveriani
Rievangelizzatore in patria, come sacerdote e vescovo, evangelizzatore e spirito indomabilmente missionario, nonostante la cagionevole salute, verso la lontana Cina.
San Guido Maria Conforti, Fondatore dei Missionari Saveriani (Parma, 30 marzo 1865 – 5 novembre 1931)
Volontà molta, salute poca.
Per Guido, che nell’antico tedesco, sta per: istruito.
E, magari! se l’umanità si facesse “guidare” dagli istruiti!
I malanni fisici che lo afflissero sin da ragazzo (era nato a Parma nel 1865) impedirono a Guido Maria Confortidi seguire la strada che il padre voleva per lui, quella di dirigente agricolo, ma anche la via della missione «ad gentes».
Superata qualche difficoltà familiare, entrando in seminario, a 17 anni, comincia purtroppo a soffrire di epilessia e sonnambulismo. Strano, perché molti ragazzi epilettici, guariscono proprio passando la pubertà.
Gli fa coraggio il rettore don Andrea Ferrari (futuro arcivescovo di Milano) e a 23 anni, viene ordinato sacerdote.
A 28, è già vicario generale della diocesi parmense.
Ma lui sogna la missione. In Oriente, sull’esempio del pioniere Francesco Saverio.
Ma la salute è fragile: nessun istituto missionario lo accetta.
E lui, nel 1895, ne fonda uno per conto suo, la “Congregazione di san Francesco Saverio per le Missioni estere”. Lo fonda, lo guida, con pochi alunni al principio, e con l’aiuto di un solo prete. Spenderà poi l’eredità paterna per consolidarlo. E nel 1896 ecco già in partenza per la Cina i primi due Saveriani.
Guido Maria Conforti in questo momento si trova a essere una figura insolita nella Chiesa italiana: impegnato come vicario nel governo di una diocesi “domestica”, e proiettato al tempo stesso verso la missione lontana. E’ polemico con quanti in Italia ignorano la missione o sembrano temerla (“Ruba sacerdoti alle diocesi!”).
Nominato arcivescovo di Ravenna a 37 anni, lascerà l’incarico un anno dopo, ancora per malattia.
Muore in Cina uno dei suoi due missionari: lui richiama l’altro e si concentra tutto sull’Istituto.
Nel 1907, eccolo poi “richiamato” in diocesi, come coadiutore del vescovo di Parma e poi come suo successore.
Reggerà la diocesi per 25 anni, attivissimo: due sinodi, cinque visite pastorali a 300 parrocchie.
Ma intanto, i suoi Saveriani ritornano in Cina.
Nel 1912 uno di essi, padre Luigi Calza, è nominato vescovo di Cheng-chow, e riceve la consacrazione dal “suo” vescovo, nella cattedrale di Parma.
Sempre nel 1912, si associa vigorosamente all’iniziativa di un appello al Papa, perché richiami energicamente la Chiesa italiana al dovere di sostenere l’evangelizzazione nel mondo.
L’idea è partita da don Giuseppe Allamano, fondatore a Torino dei Missionari della Consolata.
La Giornata missionaria mondiale, istituita poi nel 1926 da papa Pio XI, realizzerà una proposta contenuta già in quell’appello del 1912.
Infine arriva il momento più bello per Guido Maria: nel 1928 eccolo, di persona, come ha sempre desiderato, in Cina, per visitare i suoi Saveriani! Ecco avverato il sogno di una vita: conoscere i nuovi cristiani, la giovane Chiesa cresciuta tra dure difficoltà, sentirsi realizzatore, con i suoi, del sogno di Francesco Saverio…
Eccolo realizzato: uomo proiettato verso continenti lontani, ma anche, pienamente e vigorosamente pastore della sua diocesi nativa. Dal lavoro di evangelizzazione e rievangelizzazione, attraverso il movimento catechistico e dalla fraternità praticata in tutte le direzioni, all’estero, ma anche in patria, con l’opera di assistenza alle famiglie durante la prima guerra mondiale, riconosciuta anche dal governo italiano, con un’alta onorificenza civile.
Il suo fisico sempre sofferente, e tanto spesso trascinato dalla volontà, cede irrimediabilmente nel 1931.
Nel 1995 Giovanni Paolo II lo proclama beato ed è canonizzato a Roma da Papa Benedetto XVI il 23 ottobre 2011.
La salma riposa nella sede dei Missionari Saveriani a Parma.San Donnino, medico, Martire a Cesarea di Palestina, insieme a Teotimo, Filoteo e Silvano – Festa delle Sante Reliquie
Martirologio Romano: A Cesarea in Palestina, san Donnino, martire, che, giovane medico, agli inizi della persecuzione dell’imperatore Diocleziano, (secondo altri sotto Massimiano) condannato alle miniere, fu relegato a Mismiya, dove patì atroci sofferenze, e, al quinto anno di persecuzione, fu dato al rogo su ordine del prefetto Urbano per aver conservato fermamente la sua fede, insieme a Teotimo, Filoteo e Silvano.
E’ nominato da Eusebio di Cesarea come uno dei più celebri martiri della regione. Secondo questa fonte Donnino era un giovane cristiano di grande scienza, probabilmente medico.
Festa delle Sante Reliquie
Il termine reliquia(dal latino reliquiae che significa resti) indica, in senso stretto, la salma, o una parte di essa, di una persona venerata come santo o beato e più in generale di una persona famosa.
In senso lato, una reliquia è un qualsiasi oggetto che abbia avuto con i santi una più o meno diretta connessione, come vesti, strumenti del martirio o qualsiasi cosa essi usarono.
Si parla di reliquie da contatto nel caso di oggetti che sono stati a contatto con altre reliquie del santo; quest’uso ha permesso di soddisfare il desiderio di molti fedeli di possedere un oggetto collegato al personaggio venerato senza la necessità di procedere al continuo frazionamento delle reliquie autentiche.
Diffusione del culto
La venerazione delle reliquie è diffusa sia in ambito religioso che laico.
Nel Cristianesimo il culto è molto praticato nella Chiesa cattolica e in quella ortodossa, mentre è stato contrastato fortemente dalla Riforma.
Nell’Islam è famoso il santuario Hazratbal a Srinagar in Kashmir, in cui è custodito un pelo della barba di Maometto.
Le reliquie di guide spirituali (śarīrāḥ) sono molto venerate anche dalla religione buddista. È famoso per esempio il Tempio del Sacro Dente (di Budda)a Kandy nello Sri Lanka.
Vi sono delle pratiche del tutto laiche che richiamano l’uso delle reliquie in senso lato e riguardano soprattutto personaggi famosi.
Senza parlare degli isterismi per il mondo del rock, del cinema o anche della politica, dei dittatori (un paio di mutande di Hitler con cifra, sono state vendute nel 2017 per 6.000 Euro!!) dei collezionisti di firme, etc. etc, fra le “reliquie” storiche si ricordano gli innumerevoli oggetti o i capelli (esaminati per vedere l’avvelenamento sospetto) di Napoleone o le ciocche di capelli di Lucrezia Borgia conservate nella Biblioteca Ambrosiana di Milano) o i calchi di parti del corpo di personaggi illustri (ad esempio il calco in gesso delle mani del direttore d’orchestra Arturo Toscanini, morto nel 1957, conservato al Museo Teatrale della Scala). L’uso non è esclusivamente europeo. A Washington sono conservati fra l’altro capelli di George Washington, lenzuola e fazzoletti imbevuti del sangue di Lincoln e l’unghia del piede di Elvis Presley.
Dato il valore simbolico del cuore vi è una tradizione, molto antica e comune in Polonia, di porre il cuore di un personaggio insigne (re, poeti, musicisti) in luoghi dove possano essere venerati. Basti ricordare il cuore del del famoso compositore e pianista Fryderyk Chopin.
È stato chiesto anche il cuore di papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla). L’uso di asportare il cuore e porlo in un reliquiario non è del resto una tradizione locale polacca, ma largamente usato anche altrove, si veda (tra i tanti) il cuore di don Orione morto a Sanremo nel 1940.
In senso lato la conservazione di reliquie non riguarda solo i santi o i personaggi famosi: conservare una ciocca di capelli di una persona cara era una pratica largamente diffusa fino a poco tempo fa e ancor oggi si conserva spesso qualche oggetto personale dei propri cari.
È curioso notare che a volte il culto delle reliquie supera il confine fra diverse tradizioni religiose e culturali. come il caso di alcune (improbabili) reliquie cristiane come il vaso d’unguento con cui furono unti i piedi di Gesù, i cesti che contenevano il pane moltiplicato miracolosamente o l’ascia con la quale Noè intagliò l’arca,
Cenni storici (cristianesimo)
Tra le prime reliquie vi furono quelle costituite dai corpi dei martiri delle persecuzioni dei primi secoli. Essi venivano obbligatoriamente sepolti nei cimiteri o (a Roma) catacombe, perché secondo la legge romana applicata ampiamente non si potevano tenere i morti dentro il perimetro delle città. A volte parti della salma venivano asportate e conservate in altri luoghi, e questo sembrava più tollerabile. Tra questi esempi, il cranio di Alessandro, vescovo di Roma e vissuto a cavallo tra il I e il II secolo.
Naturalmente un grande, grandissimo impulso si ebbe a cavallo e dopo l’editto di Milano con il quale Costantino I autorizzò il cristianesimo.
In breve si permise la sepoltura di santi, martiri e altro nelle chiese, in quanto molte furono le eccezioni alle leggi romane. Occorre poi anche dire che molte chiese e basiliche oggi in città vennero costruite in periferia, e poi inglobate nel tessuto urbano.
All’epoca di Costantino (che aveva donato il Laterano, prima sede dei Papi) si deve la prima basilica di San Pietro in Vaticano, costruita sul sepolcro dell’apostolo a Roma.
Inoltre la madre dell’imperatore, Elena, con il viaggio a Gerusalemme ed il ritrovamento dei resti della Croce, dei chiodi…
Ma l'”epoca d’oro” per il culto delle reliquie fu certamente il Medioevo: i santuari che ospitavano le reliquie più venerate erano importanti mete di pellegrinaggio.
La presenza di reliquie significava, per la città o il santuario che le possedeva, prestigio e protezione, nonché sicuro afflusso di offerte.
Da ciò nacquero molti abusi, e accanto alle reliquie autentiche se ne veneravano anche moltissime false!
E c’era un mercato floridissimo di reliquie false che venivano vendute, e comprate con la coscienza che erano false o prese come bottino di guerra o persino rubate!
Una delle novelle più divertenti del Decamerone del Boccaccio, la decima della sesta giornata, descrive, già nel titolo, la credulità popolare attorno alle reliquie e l’uso strumentale che i religiosi ne facevano: Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrare loro la penna dello àgnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo!
La riforma protestante mise in discussione e respinse il culto delle reliquie. Il Riformatore Martino Lutero definì il culto delle reliquie, negli articoli detti di Smalcalda (1537), una cosa “senza fondamento nella Parola di Dio, non […] comandata, né consigliata”.
Molte reliquie furono distrutte all’epoca della riforma protestante e nel corso delle guerre di religione combattute nel tardo XVI secolo e nel XVII secolo.
Giovanni Calvino scrisse un Trattato sulle reliquie in cui, attraverso un’attenta e lunga analisi di molte reliquie clamorosamente false o la cui origine era del tutto fantasiosa, il riformatore piccardo condannava duramente le forme di idolatria di cui erano oggetto. Altre reliquie furono distrutte durante la Rivoluzione francese e, più tardi, durante le guerre napoleoniche.
In risposta alla riforma protestante, la Chiesa cattolica intervenne per mettere un freno agli abusi: il Concilio di Trento istituì una severa regolamentazione, in base alla quale l’autorizzazione al culto di una reliquia era subordinata all’esistenza di una documentazione che ne provasse o l’autenticità o quantomeno l’esistenza di una lunga tradizione. Tutti i reliquiari utilizzati nelle chiese cattoliche devono portare il sigillo e l’autenticazione dell’autorità religiosa competente. (?!)
I corpi dei santi sono generalmente conservati in sarcofagi o, a volte, in urne di cristallo che ne permettono la visione.
Le reliquie di piccole dimensioni sono invece custodite in oggetti di uso liturgico, detti reliquiari, il cui uso data almeno dal V secolo.
Vi sono degli speciali reliquiari per i frammenti della Croce, piccoli e grandi, chiamati stauroteche (dal greco stauròs, croce).
Sono particolarmente venerati i corpi di santi che si conservano incorrotti a distanza di decenni o di secoli dalla morte.
In effetti, la Chiesa cattolica considera questo un indizio di santità.
Nelle cause di beatificazione viene sempre compiuta (quando possibile) la ricognizione della salma, per constatarne lo stato di conservazione.
Molti cattolici (quasi tutti!) ritengono, attraverso le reliquie, di poter chiedere più efficacemente l’intercessione del santo, a cui esse sono connesse. Così, ad esempio, la persona che domanda una grazia, per sé o per altri, può visitare il luogo in cui la reliquia è custodita, e (se permesso) toccarla o baciarla. Nel caso di malati, la reliquia può essere messa a contatto con la parte malata. Oltre alle reliquie si possono usare allo stesso scopo immagini del santo, specie se benedette.
Nel corso dei millenni le reliquie dei santi ebbero usi differenti, sia per il loro impiego (solenni processioni, traslazioni, benedizioni, ecc.) sia per la loro dislocazione fissa.
Ad esempio sant’Ambrogio fece costruire quattro basiliche ai quattro lati di Milano, ciascuna delle quali conteneva corpi di santi, con un intento protettivo contro i nemici o le forze del male.
Una forma particolare di culto che incrociò la propria strada con l’uso delle reliquie fu quella delle immagini sacre. Una parte della controversia che si espresse nell’iconoclastianon riguardava tuttavia la possibilità di venerare le immagini di Cristo o dei Santi, ma il potere taumaturgico o miracoloso di una specifica immagine. Terminata (almeno all’interno della chiesa cattolica) questa controversia, il culto delle immagini è concesso solo in quanto rappresentazione del Cristo, degli angeli o dei santi.Secondo la dottrina della Chiesa cattolica, questi atti non sono assimilabili alle pratiche magiche o superstiziose, poiché mentre chi pratica queste ultime crede che esse abbiano efficacia di per sé stesse, nel caso delle reliquie, invece, non è l’atto in sé che avrebbe efficacia, ma la preghiera che ad esso si accompagna, e anche questa solo in quanto la grazia richiesta viene concessa (o non viene concessa) per libera scelta di Dio!
Il culto delle reliquie è considerato dalla Chiesa cattolica una forma di religiosità popolare.
Tuttavia, il culto pubblico è permesso soltanto per le reliquie che si riferiscono a santi o a beati riconosciuti ufficialmente tali dalla Santa Sede; tali oggetti devono essere autenticati, e tale facoltà compete esclusivamente ai cardinali, agli ordinari e agli altri ecclesiastici, cui sia stata conferita da un indulto apostolico.
In passato, sono state vendute o trafugate milioni di reliquie.
Anche solo per questo, la critica odierna mette in discussione l’autenticità di molte reliquie.
Va tuttavia osservato che in passato, come anche oggi, era largamente diffusa la pratica della suddivisione di reliquie: queste venivano divise e poi conservate in luoghi diversi nella misura in cui si diffondeva il culto di un santo.
Esisteva, inoltre, la consuetudine delle cosiddette reliquie “ex contactu“: si usava cioè toccare le reliquie autentiche con un oggetto, che in seguito veniva considerato anch’esso reliquia di quel santo.
Non desta dunque meraviglia il fatto che più chiese o monasteri affermassero, per esempio, di possedere il cranio o un braccio di uno stesso santo.
Ma poi c’erano moltiplicazioni miracolose, come quelle effetuate sulle vesti dei santi dalle Suore che da una vestito, un saio, ne traevano decine di miglia di frammenti miracolosi!
Tuttavia gli abusi erano evidenziati anche in passato: il poeta Cristoforo di Mitilene narra che furono trovate 10 mani di san Procopio, 15 mandibole di san Teodoro, 8 piedi di san Nestore, 4 teste di san Giorgio e quant’altro.
Senza contare i legni della Croce che formerebbero travi per palazzi o… Classificazione
La chiesa cattolica ha suddiviso le reliquie la cui veridicità venga comprovata debitamente, in tre classi in base alla loro preziosità e all’eccezionalità da esse rappresentata.
Reliquie di I classe: oggetti direttamente associati ad eventi della vita di Cristo (parti della Santa Croce, chiodi della crocifissione, frammenti della mangiatoia, la Sindone, ecc.), o resti sacri di santi (corpi interi, ossa, capelli, sangue, carne, ecc.). Tradizionalmente le reliquie dei santi martiri sono considerate più preziose di quelle degli altri santi in quanto i martiri hanno fisicamente donato la loro vita per Cristo.
Molte di queste reliquie sono note per la loro incorruttibilità, ovvero non subiscono la naturale decomposizione del corpo umano, segno evidente di santità.
Di questa categoria particolare rilievo acquisiscono parti dei corpi di santi che abbiano un qualche valore speciale associato alla loro vita, come ad esempio l’indice della mano destra di San Giovanni Battista conservato a Firenze con il quale egli avrebbe indicato re Erode accusandolo.
Nel caso di teologi famosi, la testa è una delle reliquie più ambite come nel caso di San Tommaso d’Aquino, perché considerata la sede dei suoi grandiosi pensieri. Se un santo ad esempio è stato un grande predicatore e viaggiatore, apprezzate sono le reliquie dei suoi piedi o delle gambe. Attualmente la chiesa cattolica vieta esplicitamente la suddivisione in più parti di queste rilevanti reliquie, cosa che invece veniva fatta in alcuni casi in passato.
Esse sono suddivise al loro interno in diverse classificazioni minori a seconda della loro tipologia, con dicitura in latino:
ex ossibus – dalle ossa
ex carne – dalla carne
ex corpore – dal corpo
ex praecordis – dallo stomaco o dall’intestino
ex piliis – dai peli (solitamente capelli, barba o baffi)
ex cineribus – dalle ceneri (in caso in cui il santo sia stato bruciato)
ex tela imbuta sanguine – da stoffa imbevuta di sangue
ex tela imbuta cineribus – da stoffa cosparsa di ceneri
ex lignum Crucis D.N.J.C. – dal legno della Santa Croce di Nostro Signore Gesù Cristo
ex rupe presepi” – dalla Grotta della Natività di Betlemme
Reliquie di II classe: oggetti che il santo ha indossato (una tunica, dei guanti, ecc.). Vi sono compresi anche gli oggetti che il santo abitualmente usava in vita come ad esempio un crocifisso, libri, stole e ancora una volta più l’oggetto era stato rilevante nella vita del santo, più la reliquia acquisisce preziosità.
Esse sono suddivise al loro interno in diverse classificazioni minori a seconda della loro tipologia, con dicitura in latino:
ex pallio – dal mantello
ex velo – dal velo
ex habitu – dall’abito
ex indumentis – dai vestiti
ex arca sepulchralis – dalla tomba
ex veste – dall’abito talare
ex fune – dalla corda (che gli appartenenti ad alcuni ordini religiosi regolari portano attorno alla vita sopra la veste)
ex cilicio – dal cilicio
Reliquie di III classe: qualsiasi oggetto che sia entrato in contatto con reliquie di I classe. Solitamente sono costituite da pezzi di stoffa entrate direttamente in contatto col corpo del santo.
Reliquie di IV classe: Le Reliquie di quarta classe sono qualunque oggetto che sia entrato in contatto con reliquie di II classe. Solitamente sono costituite da pezzi di stoffa o collane religiose entrate direttamente in contatto con qualche oggetto del santo.
Conservazione, vendita o cessione di reliquie
Le reliquie sono conservate in contenitori, detti reliquiari, che talvolta sono capolavori di oreficeria e sono normalmente possedute da chiese o altri enti religiosi.
Le reliquie di I grado dei Papi, ad esempio, sono più frequentemente conservate nelle Grotte Vaticane. I reliquiari hanno talvolta la forma della parte del corpo contenuta (es. braccio o piede) o di altri oggetti.
I diversi petali di un fiore potevano contenere le reliquie di più santi.
In passato, quando nei palazzi era molto diffusa la presenza di una cappella privata, le reliquie erano spesso possedute anche da privati.
Gran parte di queste reliquie alla fine sono state donate alla Chiesa.
La stessa Sindone, per secoli di proprietà dei Savoia, è stata ceduta alla Chiesa solamente nel 1984.
La proprietà privata è stata oggetto di furti e contese, talvolta vere e proprie guerre per il loro possesso, o di truffe, tramite la vendita di reliquie false.
Un luogo famoso in cui si preparano le reliquie è il monastero di clausura delle monache domenicane di Santa Maria del Rosario a Roma, Monte Mario; tale incarico fu conferito da una bolla speciale da Papa Pio IX.