Il Santo del giorno, 31 Ottobre: S.Lucilla – Quintino di Vermand – Tommaso da Scarlino, protettore dei macellai
Lucilla (… – Roma, 257 circa) è stata una vergine e martire cristiana, vissuta nel III secolo. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica.
Secondo la leggenda visse ai tempi della persecuzione di Valeriano intorno al 257.
Cieca dalla nascita, recuperò la vista dopo essere stata battezzata.
A causa della sua fede cristiana fu condannata a morte insieme al padre, il tribuno Nemesio, e subì il martirio lungo la Via Appia nei pressi del Tempio di Marte.
Ottobre, mese della vendemmia e delle colorate giornate autunnali, volge al termine. Il suo crepuscolo spalanca le porte alle uggiose e malinconiche giornate di Novembre, condite dal freddo vento che annuncia la prossima venuta dell’inverno.
Vuole la tradizione che l’undicesimo mese abbia il proprio incipit nella celebrazione di due importanti ricorrenze cattoliche; il festoso 1 Novembre, dedicato all’esaltazione della gloria di Tutti i Santi, e il più rispettoso 2 Novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti.
Dove un tempo ci si apprestava a ricordare le giornate di Ognissanti e dei Morti, oggi con frenesia si aspetta la cosiddetta
“notte delle streghe” del 31 Ottobre, la celeberrima Halloween, festa tanto cara al mondo anglosassone quanto sconosciuta, almeno nelle sue forme notturne e “carnevalesche”, a quello italiano. Almeno sino a pochi anni fa. Ora le rigide leggi del consumismo, filtrate attraverso un costante bombardamento mediatico, hanno fatto della nottata una nuova occasione di “spendi e spandi” e di corsa al consumo. Tutto a spese della tradizione insita nelle due vicine ricorrenze; dove un tempo si esponevano fiori e simboli religiosi, oggi spiccano tristi sagome di scheletri e zucche ghignanti made in China i cui abitanti si sanno adattare come nessun altro al sincretismo produttivo, tanto che non conoscono affatto i Celti, con cui non sono entrati in contatto se non con le navi contaener, ma ne hanno un profitto, naturalmente non spirituale, ma in dollari, davvero notecvole!!
E Tolkien, almeno che non parlasse del profitto e dell’egoismo, davvero errava, quando affermava che sono le radici più profonde quelle che non gelano!!!
La Chiesa molto più anticamente ed ingenuamente aveva fatto la stessa operazione: quella di “coprire” e speculare sulle feste più antiche.
I Romani no, essendo politeisti avevano accolto con vero sincretismo queste tradizioni religiose ancestrali, accostandole a Vertumno, Pomona, Parentalia…la Chiesa monoteista non poetva farlo, pena la rovina, così pose (e forse se non creò certo adattò) alla stagione ed al periodo dei fuochi che vorrebbero richiamare (e far tornare!) la luce ed il calore della bella stagione! la tradizione che Lucilla, una storia di luce e di cecità. Stando alla storia agiografica, il padre Nemesio, noto tribuno, al tempo della persecuzione (257-260 d.C.) attuata dall’imperatore Valeriano, chiese al pontefice Sisto II di essere battezzato con la figlia.
Secondo la leggenda Lucilla, appena ricevuto il battesimo, riacquistò la vista.
Ingenua metafora, per evidenziare la vera vista, quella della fede! Che per i Cristiani, di allora!, era unicamente ed esclusivamente le loro!
La grazia ricevuta spinse Nemesio e Lucilla a scegliere il martirio piuttosto che rinnegare la propria fede. Era il 257 d.C. ed entrambe saranno canonizzati.
Le presunte spoglie della santa riposano presso la cappella della Madonna delle Grazie, a Reggio Emilia.
E nonostante che di questa figura si sapesse poco o nulla, la Chiesa con non molta fortuna, la sponsorizzò molto in antichità.
Conscia che l’importanza risiedeva tutta nel significato del nome: Lucilla “nata all’alba, nella luce e quindi piena di essa”.
Ma gli antichi fuochi preistorici e celtici prevalsero…fino ai “fuochi” davvero…pirotecnici e le maschere…plastiche, giacchè i Cinesi sanno adattarsi, molto meglio della Chiesa, a tutto! che hanno travolto gli antichi significati, lasciando un’umanità che non trova più la bussola!!!
Già che si dice abbiano proprio inventato i Cinesi.
Di certo c’è che anche di questa ne sanno produrre a bassissimo costo a milioni e milioni!
Quintino di Vermand(… – Augusta Viromanduorum (l’attuale Saint-Quentin), 287) fu un santo di origine romana, che subì il martirio in Gallia.
Di questo santo esistono pochissime testimonianze storiche, per cui risulta difficoltoso ricostruirne la vita e le opere.
Secondo la sua agiografia, era un cittadino romano, forse figlio di un senatore di nome Zeno, e fu martirizzato in Gallia, dove si era recato in compagnia di san Luciano di Beauvais. Giunto ad Amiens iniziò ivi a predicare il Vangelo, ma venne incarcerato per questo per volere del prefetto romano Riziovaro, nominato dall’imperatore Massimiano ed accanito persecutore dei Cristiani.
Sempre secondo la leggenda, Quintino venne incatenato e torturato ripetutamente, per indurlo a ripudiare la sua fede cristiana, ma senza successo.
Fu così che il prefetto Riziovaro si trasferì a Reims, capitale della Gallia Belgica, dove ordinò venisse portato anche Quintino, affinché venisse sottoposto a giudizio. Ma, durante il viaggio, nei pressi di una località chiamata Augusta Veromanduorum (l’attuale Saint-Quentin), Quintino riuscì miracolosamente a fuggire e a proseguire la sua opera di evangelizzazione. Tuttavia, non datosi per vinto, Riziovaro lo fece catturare nuovamente e, dopo averlo torturato, lo fece decapitare e poi gettare i resti nelle paludi della Somme!
Secondo la leggenda, cinquantacinque anni dopo, una donna affetta da cecità, di famiglia patrizia, giunse nel luogo, dove era stato gettato il corpo di Quintino, seguendo un’ispirazione divina. Miracolosamente ritrovò i resti del santo, che emersero dall’acqua della palude emanando un “odore di santità”. Ella seppellì il suo corpo sulla sommità di un monte e vi eresse una piccola cappella, per proteggere la sepoltura, e, fatto ciò, recuperò miracolosamente la vista.
Beato Tommaso Bellacci o Tommaso da Scarlino.
I suoi di casa, sono macellai: beccai, come si dice a quei tempi.
Lui invece frequenta i peggiori teppisti fiorentini, ma quelli poi lo ‘rinnegano’ quando rischia il carcere a causa di una calunnia. Caduto in crisi nera, gli è di aiuto un concittadino dal nome augurale: Angelo Pace. Gli fa conoscere gli amici suoi, i ‘confratelli del Ceppo’, e Tommaso in mezzo a loro si ritrova.
Sui 30 anni, chiede di entrare tra i Frati minori osservanti di Fiesole; la cosa non scatena entusiasmi tra quei frati di buona memoria. Lo accettano, comunque, come fratello laico, senza gli Ordini. E tale resterà sempre. Ma presto diventa maestro dei novizi, poi capo dei conventi calabresi dell’Osservanza. Nel 1423, il futuro santo Bernardino da Siena lo manda a Scarlino, nel Grossetano, a guidare altre comunità fondate da lui.
Per questo viene chiamato anche Tommaso da Scarlino; ma è più noto come Tommaso da Firenze.
Raggiunge e supera i 60 anni tra un convento e l’altro.
Ma nel 1438 è mandato in Oriente al seguito di Alberto da Sarteano (una delle più illustri figure dell’Osservanza) per invitare le Chiese separate al concilio di Ferrara (poi spostato a Firenze) che papa Eugenio IV ha indetto con uno scopo grandioso: l’unità fra tutti i cristiani.I delegati svolgono la loro missione in Siria e poi passano in Egitto, dove anche il sultano li accoglie bene.
Lì, Alberto da Sarteano si ammala e torna in Italia: il capo è ora Tommaso, che cerca di arrivare in Etiopia via Arabia, perché il sultano vieta di percorrere la valle del Nilo. Tenta tre volte. E per tre volte è catturato coi compagni dai Turchi. Tre prigionie successive, tra frustate e minacce di morte. Per due volte, vengono liberati, con riscatto, da mercanti fiorentini. La terza volta è il Papa che paga, su richiesta di Alberto da Sarteano.
Tommaso e compagni tornano così in Italia nel 1444-45 (e intanto l’unione dei cristiani non s’è fatta).
Ma quella terra gli è rimasta dentro.
A dispetto degli anni e dei turchi, vuole tornarci come missionario.
Così, nel 1447, ultrasettantenne, lascia con un compagno il convento abruzzese di Montepiano e s’incammina per Roma: chiederà direttamente al Papa di tornare in Oriente.
Ma il suo viaggio e la sua vita terminano a Rieti, dove crolla stremato. Muore poco dopo nella casa dei Francescani conventuali, che gli danno sepoltura nella loro chiesa. Papa Clemente XIV ne approverà il culto come beato nel 1771.
Nel 2006 i resti mortali sono stati traslati nel santuario francescano di Fonte Colombo.
31 ott S.Quintino Jacopo_Pontormo_043
S.Quintino Jacopo_Pontormo