Il Santo del giorno, 27 giugno: I Sette dormienti di Efeso – Cirillo (ma forse sarebbe doveroso celebrare Ipazia)

Oggi, la Chiesa ricorda Cirillo, ma sarebbe doveroso ricordasse la “santità” di Ipazia, che con tutta probabilità fu sua vittima, e quindi martire: una delle donne più colte dell’antichità, filosofa, matematica, astronoma…che pagò con la morte la sua saggezza, dimostrando quanto poca considerazione hanno gli uomini, anche a volte quelli di fede, per la sapienza!

Poi i Sette dormienti che simbolizzano la crescita, prima silente, poi dirompente del Cristianesimo!

I sette dormienti di Efeso sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.

 

Il Martirologio Romano riporta la loro festa al giorno 27 giugno; secondo la tradizione cattolica i loro nomi sono: Costantino, Dionisio, Giovanni, Massimiano, Malco, Marciano e Serapione.

La vicenda leggendaria dei Sette dormienti è narrata principalmente nellaLegenda Aurea di Jacopo da Varagine, da Gregorio di Tours e da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum.

 

Si narra che durante la persecuzione cristiana dell’imperatore Decio (250 circa) sette giovani cristiani di Efeso furono chiamati davanti ad un tribunale a causa della loro fede. Essi, rifiutando di sacrificare agli idoli pagani, furono condannati ma momentaneamente rilasciati. Per evitare nuovamente l’arresto si nascosero in una grotta sul monte Celion, dalla quale uno di essi, Malco, vestito da mendicante, andava e veniva per procurare il cibo. Scoperti, vennero murati vivi nella grotta stessa. I sette giovani si addormentarono nella loro prigione nell’attesa della morte.

Furono risvegliati da un gruppo di muratori che, sfondata la parete, volevano costruire un ovile.

Erano passati duecento anni!

Malco, tornato ad Efeso, scoprì con stupore che il Cristianesimo non solo era ormai tollerato, ma era divenuto persino la religione dell’Impero. Il giovane, scambiato dapprima per pazzo, venne poi creduto quando il vescovo e i cittadini salirono alla grotta avvalorando il racconto.

 

I sette giovani costituirono viva testimonianza della resurrezione dei corpi; perirono lo stesso giorno del loro risveglio e furono in seguito sepolti, per ordine dell’imperatore Teodosio II, in una tomba ricoperta di pietre dorate (secondo la Legenda Aurea essi apparvero in sogno all’imperatore chiedendo di restare nella caverna sino alla resurrezione finale).

 

Nell’evidente declino dell’impero romano, la Chiesa cristiana divenne nel V secolo sempre più struttura centrale e sistema di potere.

Cirillo, successore dello zio Teofilo, Patriarca di Alessandria d’Egitto, conosceva bene il suo ruolo e i compiti che gli spettavano, in un tale periodo.

Nato nel 370, la sua preoccupazione principale fu sempre rivolta alle controversie religiose. Intanto nei confronti del paganesimo. Alla morte di Teofilo, suo zio, nel 412 salì sul trono e: «si accinse a rendere l’episcopato ancora più simile a un principato di quanto non fosse stato al tempo di Teofilo», nel senso che con Cirillo. «la carica episcopale di Alessandria prese a dominare la cosa pubblica oltre il limite consentito all’ordine episcopale». In tal modo, tra il prefetto di Alessandria Oreste, che difendeva le proprie prerogative, e il vescovo Cirillo, che intendeva assumersi poteri che non gli spettavano, nacque un conflitto politico, anche se «Cirillo e i suoi sostenitori tentarono di occultarne la vera natura e di porre la questione nei termini di una lotta religiosa riproponendo lo spettro del conflitto tra paganesimo e cristianesimo».

 

Ipazia

 

E’ ancora da chiarire il suo ruolo preciso nella morte della filosofa Ipazia, una delle donne più colte dell’antichità, matematica, filosofa, astronoma. Fatto sta che a sostenere Cirillo scesero dalle montagne dei gruppi di monaci, detti parabolani, specie di monatti, che intervenivano nelle pestilenze: questi, tirata Ipazia giù da un carro, la trascinarono in una chiesa e la fecero a brandelli con dei cocci!

Poi Cirillo si rivolse contro il giudaismo: l’importante e fiorente comunità giudaica fu praticamente azzerata nella città di Alessandria d’Egitto.

Non meno “efficace” fu la sua opera nei conflitti emersi dall’interno della Chiesa cristiana.

Debellata l’eresia novaziana, l’attenzione teologica e pastorale dell’Alessandrino si rivolse contro alcuni protagonisti della Chiesa di Costantinopoli. Fino alla morte avvenuta nel 444, fu punto di riferimento assoluto nella dura controversia contro Nestorio, Patriarca di Costantinopoli e contro quanti, difendendo la dottrina duofisita sulle nature di Gesù Cristo, privilegiavano la presenza in Gesù della natura umana al punto da relegare in secondo piano quella divina.

Affermando le due nature complete e non confuse nell’unico soggetto del Logos, ribadite poi dal III Concilio Ecumenico (Efeso 431), Cirillo, prima e durante il Concilio di Efeso, contro Nestorio e i difisiti, difese l’attribuzione del titolo a Maria di “Madre di Dio”, Theotokos, largamente acquisito nella Chiesa d’Oriente. Nestorio, marcando la natura umana di Gesù, preferiva invece quello di “Madre dell’uomo”. Cirillo sbaragliò il campo avverso, ma fu anche uomo di pace e vescovo che cercò di ricucire e non solo dividere, ma i tempi non erano maturi.

Ipazia

Oggi inoltre, si ricordano:

Sant’Adeodato di Napoli, vescovo

Sant’Arialdo di Milano, diacono e martire

Ferdinando d’Aragona (vescovo), vescovo

San Ladislao, re d’Ungheria

San Walhero, martire

Miracolo di Sant’Andrea Apostolo

 

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