Giovanni e Paolo (morti a Roma, il 26 giugno 362) sono due martiri cristiani del IV secolo, titolari dell’antica e notoria basilica romana sul monte Celio (basilica celimontane), di un’altra famosa basilica a Venezia (San Zanipolo) e di numerose altre chiese a loro dedicate.
Nonostante l’antichità dei racconti della loro vita e l’ampia diffusione del loro culto suffraghino fortemente l’ipotesi di una loro effettiva storicità, le notizie sulla loro vita, desunte unicamente da una passio confusa e leggendaria (ripresa poi dalla legenda aurea), sono scarse e contrastanti. Sta di fatto che la Basilica romana a loro dedicata, fu edificata a cominciare da una trentina d’anni dopo la loro morte.
Secondo la tradizione agiografica, erano fratelli ed erano personaggi molto in vista nella Roma dell’epoca: la passio, giuntaci in tre recensioni differenti (tutte del IV secolo) li presenta prima come maggiordomo e primicerio della vergine Costanza (Costantina), figlia dell’imperatore Costantino; poi come ufficiali di Gallicano, al quale suggerirono un voto grazie al quale costui sconfisse gli Sciti in battaglia; infine come diaconi della Chiesa romana che distribuivano ai poveri i beni ricevuti da Costanza.

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L’imperatore Giuliano, deciso a restaurare il culto pagano, cercò di convincerli ad abiurare la loro fede cristiana nella speranza che per la loro notorietà molti seguissero l’esempio dei due; di fronte al loro rifiuto, Giuliano inviò dai due fratelli il comandante Terenziano, perché li costringesse ad adorare la statua di Giove ma, poiché Giovanni e Paolo perseveravano nella loro fede, li fece decapitare e seppellire segretamente nel sottoscala della loro casa situata sul Celio; la stessa sorte ebbero il presbitero Crispo, il chierico Crispiniano e la vergine Benedetta, sorpresi a pregare sul luogo della loro recente sepoltura.
Sarebbe stato proprio Terenziano a farne redigere la passio, convertitosi dopo aver ottenuto dai santi la grazia della guarigione del figlio. I corpi dei santi furono poi rinvenuti dal senatore Bizante e dal figlio Pammachio, che avevano ricevuto tale incarico dall’imperatore Gioviano, successore di Giuliano. Nel 398, Pammachio avrebbe poi fatto erigere sul sito della casa di Giovanni e Paolo la basilica a loro intitolata.
Giovanni e Paolo furono molto venerati come santi, ed i loro nomi furono inseriti nel Canone della Messa.
La Chiesa cattolica celebra la loro memoria liturgica il 26 giugno.
Soprattutto nei paesi di lingua tedesca, ma non solo, i due santi sono considerati “Wetterheiligen”, cioè protettori contro le tempeste e, in genere, le avversità atmosferiche.
Più probabilmente, l’attuale basilica dei santi Giovanni e Paolo sorge sul sito della domus della famiglia di Bizante e Pammachio, adibita (come testimoniano gli affreschi ancora conservati) sin dalla tarda età Flavia (81 – 96 d.C.) a Domus Ecclesiae (i primi luoghi di preghiera pubblica dei Cristiani) e inglobata nell’attuale edificio: le stanze della domus costituiscono uno dei più importanti monumenti del primo cristianesimo a Roma. E’ dubbio se la domus sia stato davvero teatro del martirio dei santi o se i loro corpi vi siano stati traslati in seguito.
Oggi ricordiamo anche:
Sant’Antelmo di Chignin, monaco e vescovo di Belley
San Davide di Salonicco
San Deodato di Nola, vescovo, che successe a S. Paolino
Sant’Ermogio vescovo
Santi Giovanni e Paolo, martiri di Roma
San José María Robles Hurtado, martire messicano
San Josemaria Escrivá, sacerdote
San Massenzio abate
San Medico, martire venerato a Otricoli
San Pelagio di Cordova, martire
San Vigilio, vescovo e martire
San Rodolfo Gabrielli, vescovo di Gubbio
San Plutarchio il Mentefiamma, martire
Beate Maria Maddalena Fontaine e compagne, vergini e martiri