Il Santo del giorno, 25 settembre: Sante Aurelia e Neomisia – Cleofa

Non a caso, la strada che da Roma, costeggia il mare ed il sole che vi va a dormire, si chiama Aurelia! A noi piace pensare che la strada de: “Il sorpasso” di Gassmann, abbia preso nome, visto che risale tutto il territorio originario degli Etruschi e la loro meravigliosa, ineguagliabile costa non dal console Aurelio Cotta che la volle solo fino a Velletri, né dall’etimologia latina e greca,  per la quale, Aurelia, vuol dire sole ed oro, m a proprio da quella più antica dei “Tirreni” per i quali stava per colei che brilla, splendente!

 

Sante Aurelia e Neomisia

Secondo la leggenda riportata nell’Ufficio proprio della Chiesa anagnina il 25 settembre, le sorelle Aurelia e Neomisia, nate nell’Asia Minore e dedite fin dalla fanciullezza alla pietà, cresciute negli anni, per soddisfare la loro devozione, visitarono i luoghi sacri della Palestina e si recarono in pellegrinaggio ai più celebri santuari dell’Occidente. Partite da Roma e, mentre percorrevano la via Latina, sorprese dagli Agareni, che, dopo aver devastato Calabria e Lucania, avevano posto assedio a Capua, furono battute con verghe e ridotte in fin di vita. Ma un furioso temporale disperse i persecutori, e le due sorelle, libere, poterono proseguire il loro viaggio. Giunte nei pressi di Anagni, si stabilirono in una borgata, detta Macerata, ai piedi del colle e qui morirono in pace un 25 settembre. I loro corpi, venerati dagli abitanti del luogo, sepolti prima in un oratorio della borgata, furono poi trasportati nel cenobio di S. Reparata, presso le mura della città. In seguito il vescovo Rumaldo, mentre si trovava ad Anagni papa Leone IX, li collocò nella cattedrale, e quando questa fu ricostruita dal vescovo Pietro, essi furono onorevolmente riposti nella cripta di S. Magno, presso le spoglie di s. Secondina sotto l’altare ad esse dedicato. 

Cleofa, Clèopa, Alfeo, Clopa e Clèofa (resa latina e italiana) sono i nomi di alcuni personaggi accennati in alcune fonti storiche cristiane.

L’identità e il chiarimento dei loro rapporti con Gesù sono da secoli argomento di dibattito tra gli studiosi cristiani.

Nella tradizione cattolica, con diversi gradi di sicurezza e di interpretazione tra i vari autori, sono considerati termini varianti di uno stesso nome, portato da persone distinte: 

Alfeo-Clopa, zio paterno di Gesù, fratello di san Giuseppee padre dei quattro “fratelli” di Gesù, forse da identificare col Cleopa, discepolo di Emmaus; 

Alfeo, padre di Levi, l’esattore delle tasse, identificato solitamente con l’evangelista Matteo.

Un Clopa(Κλωπᾶς) è citato in Giovanni 19,25, dove viene fatto cenno a una Maria di Clopa (Μαρία ἡ τοῦ Κλωπᾶ), solitamente reso in italiano con “Maria di Clèofa” presente durante la crocifissione di Gesù.

L’esame sinottico di Mt 27,56 e Mc 15,40, che come Gv 19,25 descrive le donne presenti alla passione di Gesù, porta gli interpreti cattolici a identificare Maria di Clèofa con la Madre di Giacomo il Minore e Giuseppe-Ioses.

Il nome Alfeo (Ἁλφαῖος) è riferito in due occasioni:

come padre dell’apostolo Giacomo di Alfeo (Ἰάκωβος ὁ τοῦ Ἁλφαίου o varianti), v. Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,15; At 1,13;

come padre di Levi, l’esattore delle tasse chiamato da Gesù in Mc 2,14 (καὶ παράγων εἶδε Λευῒν τὸν τοῦ Ἁλφαίου…), dalla tradizione cristiana identificato con l’apostolo Matteo.

Cleopa (Κλεόπας), solitamente reso con Clèofa, era uno dei due discepoli di Emmaus (Lc 24,18).

Gli accenni del NT non permettono di chiarire, se il Cleopa discepolo di Emmaus deve essere identificato col Clopa marito di Maria e/o fratello di san Giuseppe, oppure se si tratti di persone omonime distinte. Da molti studiosi cattolici il Clopa marito di una Maria, viene identificato col fratello di san Giuseppe.San Firmino di Amiens (Pamplona, 272 circa – Amiens, 25 settembre 303) spagnolo di origine, fu il primo vescovo di Amiens, di cui fondò la chiesa.

Fu decapitato all’età di 31 anni. È patrono di Amiens, Lesaka, e co-patrono di Navarra.

Secondo la leggenda nacque a Pompaelo (l’attuale Pamplona), figlio di un senatore pagano di nome Firmo, un alto funzionario romano che governò Pamplona nel III secolo. L’insegnamento di San Honesto, che era arrivato alla penisola dopo esser stato miracolosamente liberato dalla sua prigione a Carcassonne, commosse i genitori, che tuttavia non si convertirono fino a quando sentirono San Saturnino di Tolosa. Il santo avrebbe battezzato Fermin e i suoi genitori nel luogo che oggi si chiama comunemente pocico de San Cernin.

Sotto la tutela di Honesto il giovane Fermin apprese la religione e l’arte della predica. Ai 18 anni di età fu mandato a Tolosa, dove sarebbe stato ordinato sacerdote. Dopo aver predicato in Navarra, andò in Francia, dove si stabilì ad Amiens. Avendo organizzato la costruzione della chiesa locale fu nominato vescovo all’età di 24 anni. L’opposizione del potere ufficiale alla dottrina cristiana gli procurò il carcere dove, dopo essersi rifiutato di smettere di predicare, fu decapitato

Nel 1186 il vescovo Pietro di Parigi portò da Amiens a Pamplona una reliquia della testa di Firmino.

Attualmente la sua festa viene celebrata il 25 settembre e, soprattutto, il7 luglio.

A Pamplona, si festeggia l’evento con un encierro di fama internazionale, i Sanfermines.

La sua festa celebrata il 10 ottobre, nel 1590 fu trasferita al 7 luglio ed estesa poi a tutta la Spagna nel 1725. Nel 1657 papa Alessandro VII dichiarò san Firmino vescovo e s. Francesco Saverio, ‘patroni principali’ della città di Pamplona.

Attualmente nella città d’origine, esistono due cappelle dedicate al lui, una nella cattedrale e un’altra nella chiesa di S. Lorenzo, sorta secondo la tradizione sul luogo della casa nativa di s. Firmino.

La festa a Pamplona è diventata notissima nel mondo, per la corsa dei tori, il famoso “encierro”, che si svolge per le strade della città per circa 850 metri, con i tori liberi che corrono insieme a uomini abbastanza temerari, c’è sempre qualche ferito da incornata o perché travolto, con la partecipazione di una grande folla e di numerosi turisti, e che termina nell’arena.

Nel Medioevo fu invocato come protettore dei bottai, dei mercanti di vino, dei panettieri e contro le malattie dello scorbuto e della erisipela. Nell’arte figurativa le opere si confondono ad Amiens proprio per i due vescovi omonimi della stessa diocesi, ma quelle di s. Firmino vescovo e martire sono più facilmente identificabili a causa del suo martirio, che lo rese più celebre; infatti essendo stato decapitato, in alcune opere è raffigurato con il suo capo in mano, oppure che guarda la sua testa mozzata per terra.

 

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