Il Santo del giorno, 25 Maggio: S. Zanobi, patrono di Firenze – Maria Maddalena De’ Pazzi

 

Per la giornata odierna, abbiamo scelto di parlare brevemente, non solo di uno, ma di ben tre santi, e tutti e tre toscani!

Due fiorentini: Maddalena, capace di estasi, stati di trance, preveggenza e rapimenti spirituali; Zanobi, il vescovo per eccellenza e patrono di Firenze. Uno maremmano, Papa Gregorio VII, degli Aldobrandeschi di Sovana, il Pontefice di Canossa e uno dei protagonisti della Lotta della Investiture.

 

 

Oggi parleremo, – in breve, perché vogliamo dire: non di uno, ma di tre santi toscani! – : due fiorentini ed uno maremmano.

 

Maria Maddalena de’ Pazzi, al secolo Caterina(Firenze, 2 aprile 1566 – Firenze, 25 maggio 1607), fu una religiosa carmelitana, che ci interessa da vicino, perché nel “suo” convento fiorentino finì i suoi giorni la lucchese Suor Maddalena Trenta, che ebbe un’intensa storia d’amore, prima dei voti, con il Re di Danimarca, Federico IV, che, giunto a Lucca in visita, non scorderà mai né la città, né, soprattutto, la bella suora conosciuta dentro le Mura. Tanto da tornare, come attesta una lapide sul muro del convento! a Firenze, per farle visita, nonostante clausura!

Maddalena, nobile anch’ella, ma fiorentina, che la precede di circa mezzo secolo, era nata in una delle famiglie più in vista di Firenze e nella sua infanzia respirò l’atmosfera raffinata di una casa patrizia. Ma, bambina timida, poi adolescente schiva, fu seguita da due gesuiti, che la introdussero al cristianesimo e la educarono alla preghiera.

Forse ancora troppo giovane, scelse di diventare monaca carmelitana, entrando a Santa Maria degli Angeli, in Oltrarno, a soli sedici anni.

In questo monastero, legato da diversi anni ai circoli femminili savonaroliani, fu presa da sensazioni e stati d’animo eccezionali!

Astrazioni, cioè distacco della mente dai sensi. Ratti, cioè rapimenti spirituali; drammatizzazioni di episodi evangelici, cioè vissuti così intensamente come fossero prori, si intrecciavano alla vita ordinaria della giovane carmelitana. E poi ancora: meditazioni profondissime, sospensioni di coscienza, fino a scene di mimo, alla dettatura di lettere e a dialoghi alle consorelle, con ispirazioni, stati di trance e preveggenza!

E in questi stati ispirati, più tardi, si convinse di dover partecipare alla “rinnovazione della Chiesa” dettando delle lettere, più che nel tracciato del Concilio di Trento sulla falsariga di un profondo ritorno al Vangelo, esortando e ammonendo tutte le vocazioni ecclesiali, anche ecclesiastiche ad una maggiore autenticità di vita.

Dettò alcune lettere per il Papa e per cardinali della curia romana. Tre lettere furono indirizzate all’arcivescovo di Firenze, Alessandro de’ Medici, dove pare che gli predisse il suo brevissimo pontificato (di ventuno giorni)!

Per circa vent’anni fu impegnata silenziosamente nell’intreccio di preghiera e lavoro proprio della vita monastica.

Ammalatasi, passò gli ultimi tre anni travagliata nel corpo e nello spirito, morendo il 25 maggio 1607 a quarantun’anni.

 

I Pazzi furono un’antica e nobile famiglia fiorentina, di centrale importanza nella storia di Firenze. Sono, infatti, noti a causa della congiura organizzata contro la famiglia Medici, causando l’assassinio di Giuliano de’ Medici e l’inizio del loro declino.

 

Storia familiare

 

L’ascesa sociale

 

Ranieri de’ Pazzi viene generalmente indicato come l’antenato che da Fiesole si trasferì a Firenze verso l’XI secolo. Il primo personaggio di rilievo è il leggendario Pazzino de’ Pazzi, cavaliere crociato che, grazie alla sua prodezza nell’assedio di Gerusalemme durante la prima crociata ottenne le tre schegge di silice del Santo Sepolcro che ancora oggi sono usate per far scaturire la scintilla che accende la fiamma usata per la festa dello Scoppio del Carro.

 

I Pazzi crebbero in fortuna e prestigio come altre famiglie fiorentine, dedicandosi al commercio e alla finanza, con una notevole bravura che permise loro di arricchirsi alquanto.

Politicamente guelfi, tra i loro componenti si distinse anticamente Jacopo detto del Vecco o del Neca che partecipò alla Battaglia di Montaperti venendo ucciso negli scontri.

La generazione successiva abbracciò la causa dei guelfi neri, alleandosi ai Donati.

Esisteva anche un’importante famiglia feudale, due o tre volte citata da Dante, omonima nel Valdarno, ma ghibellina e spesso in lotta con la Repubblica fiorentina, dei quali i Pazzi di Firenze non vollero mai stabilire (o ricercare) legami di parentela.

La famiglia dei Pazzi raggiunse l’apogeo del prestigio, quando imparentati con le più nobili e ricche famiglie fiorentine (compresi i Medici, dal matrimonio del 1469 tra Guglielmo de’ Pazzi e Bianca de’ Medici, sorella di Lorenzo) arrivano a possedere un lussuoso palazzo in città, progettato da Giuliano da Maiano, e la Villa La Loggia sulla via Bolognese, comprata dalla famiglia Latini, un banco tra i più floridi della città, e, soprattutto, dopo l’elezione di Papa Sisto IV (1471) per la loro posizione politica vicinissima alla Chiesa, addirittura il governo delle finanze pontificie esautorando i Medici, che avevano tenuto questo incarico per quasi un secolo!

Da qui la reazione di Lorenzo De’ Medici che fa di tutto per bloccare eredità e benefici a questa famiglia.

 

I Pazzi, soprattutto alcuni fra loro come Jacopo e Francesco de’ Pazzi, a questo punto, si sentono sempre più minacciati dal Magnifico e dalla sua famiglia, tanto da maturare l’idea (su disegno e spinta del Papa) di eliminare fisicamente quelli che loro ed altri a Firenze vedevano come pericolosi tiranni.

 

Ai Pazzi, che per il successo della congiura sapevano di dover eliminare contemporaneamente i due fratelli Medici (Lorenzo e Giuliano), si unirono presto altri congiurati, vicini anch’essi a Papa Sisto IV, (il Della Rovere, della Cappella…Sistina, fatta affrescare dal nipote Giulio II, che aveva comprato i voti per l’elezione (dei cardinali Borgia, Gonzaga, Orsini) e che era certamente in combutta con gli Sforza di Milano, dove due anni prima si era avuta identico omicidio politico con il pugnalamento a morte di Galeazzo Maria Sforza) che vedeva in Firenze una terra dove far mettere le mani ai suoi nipoti, e Francesco Salviati, arcivescovo di Pisa, in lotta contro i Medici per non aver ottenuto la più prestigiosa cattedra fiorentina.

Il fallimento, per la sollevazione popolare, porta all’annientamento della famiglia De’ Pazzi con impiccagioni, omicidi, galera e proibizione di matrimonio!

 

 

 

foto di copertina: Maria Maddalena mentre il Vescovo d Firenze “scrive” sul suo cuore

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