il Santo del giorno, 25 Dicembre: Santo Natale, Natività di Gesù
La festa cristiana più importante dell’anno, dopo la Pasqua. Perchè si celebra il 25 Dicembre, le sue origini pagane, la sovrapposizione tra gli antichi culti solari ed il culto cristiano
(vedi anche gli articoli relativi in Antica Roma, Festività dei Saturnali, giorni 17-25 Dicembre)
Il Natale è una festa cristiana che celebra la nascita di Gesù (“Natività”): cade il 25 dicembreper la maggior parte delle Chiese cristiane occidentali e greco-ortodosse; per la Chiese ortodosse orientali cade il 6 gennaio, e il 7 gennaio per le Chiese ortodosse slave, che seguono il calendario giuliano.
Secondo il calendario liturgico, è una solennità di importanza superiore all’Ascensione e alla Pentecoste, ma inferiore alla Pasqua, la festa cristiana più importante.
È comunque la festa più popolarmente sentita tra i cristiani; tuttavia, in tempi più recenti ha assunto tra le popolazioni di cultura occidentale, principalmente un significato “laico”, legato allo scambio di doni, alla famiglia e a figure del folclore come Babbo Natale. E, soprattutto, alle ferie, per coloro che se le possono permettere, dopo quelle più lunghe, dell’estate, ma ancora troppo lontane, anche solo per attenderle!
Sono strettamente legate alla festività, la tradizione del presepe e dell’albero di Natale, entrambe di origine medioevale, la seconda più legata ai Paesi del Nord Europa. Le strenne sono invece di origine latina.
Il termine italiano “Natale” deriva dal latino cristiano Natāle(m), per ellissi di diem natālem Chiristi (“giorno di nascita di Cristo”) a sua volta da latino natālis derivato da nātus (“nato”), participio perfetto del verbo nāsci (“nascere”).
Origine della festività
Abbiamo riprodotto lo straordinario Cristo rappresentato come Sol Invictus, mosaico rinvenuto presso la Necropoli vaticana. Questa immagine ci indica un modo dei convertiti al Cristianesimo di esprimere la loro fede per mezzo di un simbolismo religioso già conosciuto.
Alcuni riferimenti poco certi sulla festività del Natale risalgono al IV secolo. La prima menzione certa della Natività di Cristo con la data del 25 dicembre risale invece al 336, e la si riscontra nel Chronographus, redatto intorno alla metà del IV secolo dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo.
Le origini storiche della festa non sono note e sono state spiegate con varie ipotesi. Probabilmente la sua data venne fissata al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo, indicato nel Libro di Malachia come nuovo “sole di Giustizia” (cfr. Malachia III,20). Da notare che questa festa era assai seguita a Roma dai seguaci del Dio Mitra che nell’allora capitale del mondo aveva un seguito forse superiore al Cristianesimo.
Sono state proposte anche soluzioni diverse, sia in relazione ad influenze ebraiche che a tradizioni interne al cristianesimo. Le diverse ipotesi possono coesistere.
La tradizione cristiana si intreccia con quella popolare e contadina, dal momento che nello stesso periodo si celebravano una serie di ricorrenze e riti legati al mondo rurale: infatti nell’antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, durante i quali avvenivano scambi di doni e sontuosi banchetti.
Festività solari
Il solstizio invernale e il culto del “Sol Invictus” nel tardo impero romano hanno verosimilmente avuto un ruolo nell’istituzione e nello sviluppo del Natale, e la festa costituisce probabilmente il caso più significativo di come un concetto temporale con forti associazioni con la religione romana del tempo sia stato assorbito dal Cristianesimo e abbia assunto un nuovo significato. La festa si sovrappone approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 24 dicembre) Inoltre già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile), che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra), introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre.
È soprattutto quest’ultima festa a polarizzare l’attenzione degli studiosi. Se già verso il 200 era ampiamente diffusa nelle comunità cristiane dell’oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come giorno della nascita di Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del 25 dicembre, e questo pare spiegarsi con la grande popolarità, al tempo, della devozione al Sole Invitto.Alcune coincidenze storiche sono infatti particolarmente significative, tra le quali:
la corrispondenza delle date,
il fatto che il periodo nel quale prende probabilmente forma la festività cristiana corrisponde approssimativamente con il picco dei culti solari sostenuti dallo Stato romano,
la diffusione di analogie solari con il Cristo negli scritti patristici di quei secoli. Queste sono state ispirate direttamente dal cantico di Zaccaria nel Vangelo di Luca, che descrive la missione di Giovanni Battista come una preparazione alla venuta del Signore, descritto come “un sole che sorge dall’alto”: vedi Lc 1,68-79 e in particolare il v. 78.
Data di nascita di Gesù
La data di nascita di Gesù è sconosciuta: il giorno non è indicato nei Vangeli né in altri scritti contemporanei. Fin dai primi secoli, i cristiani svilupparono comunque diverse tradizioni, basate anche su ragionamenti teologici. Questi fissavano il giorno della nascita in date diverse, tanto che il filosofo Clemente Alessandrino (150 – 215 d.c.) annotava in un suo scritto: “Non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno” (Stromata, I,21,146).
Il testo di Clemente registra comunque l’esistenza di una tradizione antica relativa a una nascita di Gesù in una data di mezzo inverno. Tale tradizione viene infatti fatta risalire ai seguaci di Basilide, attivo ad Alessandria prima del 150, che celebravano il 6 o il 10 gennaio, con il battesimo di Gesù, la sua nascita come Figlio di Dio.
Natale
Letteralmente natale significa “nascita”, giorno della nascita.
La festività del Dies Natalis Solis Invicti (“Giorno di nascita del Sole Invitto”) veniva celebrata nel momento dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno: la “rinascita” del sole. Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”).
Ricordiamo allora un altro passo del Vangelo in cui si afferma che al momento della nascita di Gesù, il tempo si fermò!
Infatti nell’emisfero nord della Terra tra il 22 e il 24 dicembre il sole sembra fermarsi in cielo (fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore). In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il dì più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole, quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre.
E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”. Questa interpretazione “astronomica” può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da un’osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, per quanto possa apparire sorprendente, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.
Dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 l’imperatore ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita di Sol Invictus.
Il “Natale Invitto” divenne il “Natale” Cristiano.
Verso la metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa cattolica, come tramandato da Giovanni Crisostomo nel 390:
« In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma. »
(Giovanni Crisostomo)
L’editto di Teodosio
La religione del Sol Invictus restò in auge fino al celebre editto di Tessalonica di Teodosio I del 27 febbraio 380, in cui l’imperatore stabiliva che l’unica religione di Stato era il Cristianesimo di Nicea, bandendo di fatto ogni altro culto.
Il 3 novembre 383 il Dies Solis, che era chiamato anche Dies Dominicus,giorno del Signore, in accordo con l’uso cristiano attestato da quasi tre secoli (cfr. Apocalisse 1, 16), fu dichiarato giorno di riposo obbligatorioper le liti giuridiche, per gli affari e per la riscossione dei debiti, comandando che fosse considerato sacrilego chi non ottemperava all’editto:
« Idem aaa. ad Principium praefectum praetorio. Solis die, quem dominicum rite dixere maiores, omnium omnino litium et negotiorum quiescat intentio; debitum publicum privatumque nullus efflagitet; ne aput ipsos quidem arbitros vel e iudiciis flagitatos vel sponte delectos ulla sit agnitio iurgiorum. Et non modo notabilis, verum etiam sacrilegus iudicetur, qui a sanctae religionis instinctu rituve deflexerit. Proposita III non. nov. Aquileiae Honorio n. p. et Evodio conss. »
(Codice teodosiano, xi.7.13)
Sol Invictus e Cristianesimo
La terminologia relativa alla luce e alle sue fonti: lucerna, fuoco, stelle, Luna e -primo fra tutti- Sole si riferisce innanzitutto alla loro realtà fisica. In seguito all’esperienza umana, questi termini si caricarono di ulteriori significati e divennero metafora o simbolo, assumendo significati più ampi e complessi. Ad es. la luce si contrappone all’oscurità, il giorno alla notte e per questo motivo la luce diventa simbolo di verità, di conoscenza, di consapevolezza, che si contrappone all’oscurità dell’ignoranza e della menzogna.
Questo processo è molto antico e ha portato per esempio i popoli mesopotamici ad attribuire al dio sole Šamaš il compito di garantire la giustizia e il rispetto degli accordi.
Già nella stele di Hammurabi il re babilonese è ritratto mentre riceve da Shamash le leggi, che promulgherà.
Il Sole come simbolo ebraico del Messia
Un legame tra il Sole e la figura del Messia atteso dal popolo ebraico compare nella seguente profezia biblica:
« la mia giustizia sorgerà come un Sole e i suoi raggi porteranno la guarigione…il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi… »
(Libro di Malachia, 3, 20-21.)
Questa immagine della giustizia di Dio come un astro splendente risale al libro di Isaia (Is 30, 26 e Is 62, 1) ed è ripreso anche nel libro della Sapienza (Sap 5, 6).
L’utilizzo del Sole come simbolo messianico nel periodo immediatamente precedente la nascita del giudeo-cristianesimo si ritrova nei manoscritti del Mar Morto[15]:
« La sua parola è come parola del cielo; il suo insegnamento è secondo la volontà di Dio. Il suo eterno Sole splenderà e il suo fuoco sarà fulgido in tutti i confini della terra; sulla tenebra splenderà. Allora la tenebra sparirà dalla terra, l’oscurità dalla terraferma. »
(Apocrifo di Levi (4Q541), frammento 9, colonna 1, righe 2-6.)
Simbolismo solare associato a Gesù
L’annuncio dell’arrivo di un Sole di giustizia presente nel libro di Malachia, che conclude il Tanakh, è stato interpretato dai cristiani come un annuncio profetico della nascita di Gesù. La presenza di un importante annuncio era resa ancora più verosimile dal fatto che Malachia non è il nome dell’autore del libro, ma significa messaggero. Questa interpretazione è implicita già nel primo capitolo del vangelo secondo Luca (Lc 1, 79-79), in cui Zaccaria, quando preannuncia che Giovanni Battista andrà “dinanzi al Signore a preparargli la via”, profetizza che la misericordia di Dio “ci verrà incontro dall’alto come luce che sorge”, ed infatti nel capitolo successivo Gesù è presentato come “luce per illuminare le nazioni” (cfr. Lc 2, 32).
Il simbolismo teologico “Cristo-Luce” è caratteristico del Vangelo secondo Giovanni (cfr. Gv 1, 4-9 e Gv 8, 12), che mette spesso in evidenza la contrapposizione tra luce e tenebra. Nelle epistole paoline, la simbologia della luce è molto presente con una grande ricchezza di sfumature e significati (ad es. Ef 5, 8-14), tra i quali viene associato anche il Messia citato in modo simile nella letteratura rabbinica[16].
Se la simbologia della luce è ben presente nel Nuovo Testamento, il Sole non viene quasi mai associato esplicitamente a Cristo. Il Sole come termine ricorre 22 volte e solo due volte, viene usato come paragone per lo splendore del volto di Gesù. La prima circostanza è la trasfigurazione, durante la quale il volto di Gesù splendeva come il Sole (Mt 17, 2). Anche nell’Apocalisse di Giovanni, quando Cristo appare all’apostolo: “il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza” (Ap 1, 16).
Il simbolismo solare è invece molto comune fra i primi scrittori cristiani, che distinsero il “vero Sol iustitiae, da quello venerato dai pagani e dai manichei”.
Il simbolismo era anche stimolato dal racconto della risurrezione, di cui il risorgere quotidiano del Sole può essere considerato una metafora.
E quindi non è certo un caso che Natale sia il 25 Dicembre, Sol Invictus e Pasqua cada invariabilmente di domenica, Dies Dominicus, giorno del Sole!!
Il simbolismo solare nell’iconografia cristiana
L’iconografia cristiana delle origini utilizzò sistematicamente temi iconografici pagani, soprattutto nei primi tre secoli, quando il rischio delle persecuzioni impediva l’utilizzo di simboli troppo esplicitamente cristiani in luoghi come le catacombe. Furono perciò utilizzati anche attributi solari per alludere a Cristo come la corona radiata del Sol Invictus o, in alcuni casi, il carro solare. Un mosaico forse raffigurante Gesù come Apollo-Helios è stato scoperto in un mausoleo sotto la basilica di San Pietro e datato circa al 250, nel periodo cioè delle persecuzioni di Valeriano. La valenza cristiana del mosaico si dedurrebbe dai tralci di vite che circondano l’immagine del dio Helios.
Fin dagli albori del cristianesimo le chiese cristiane – dove era possibile – furono orientate con l’abside ad Oriente.
La presenza di affreschi del Cristo Pantocratore nell’abside delle prime chiese rafforzerebbe l’identificazione del Risorto con il Sole. Tuttavia, già secoli prima del culto del Sol invictus, il Tempio di Salomone era orientato lungo l’asse Est-Ovest (ma con l’ingresso a Est). Anche le sinagoghe dovevano essere orientate a Est tutte le volte che non era possibile orientarle verso Gerusalemme.
L’utilizzo del sole come simbolo cristologico è durata nei secoli sino a oggi. Anche nell’abside esterna del Duomo di Milano vi è la raffigurazione della Trinità, in cui il Cristo è raffigurato non come una persona umana ma come un sole fiammeggiante di pietra. Il monogramma IHS sormontato da una croce e posto dentro una razza fiammante è uno dei più comuni cristogrammi (ripreso come simbolo della Compagnia di Gesù, per esempio). Gli ostensori, che avevano inizialmente una forma di teca (ostensori architettonici) hanno per lo più la forma di disco solare. La razza (o raggera) fiammante è considerata uno dei simboli più tipici del sole.
Sovrapposizione fra culto solare e culto cristiano
Molto prima che Eliogabalo e i suoi successori diffondessero a Roma il culto siriaco del Sol invictus, molti romani ritenevano che i cristiani adorassero il sole:
« Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo »
(Adriano)
« …molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia »
(Tertulliano, Ad nationes, apologeticum, de testimonio animae)
Questa confusione era senz’altro favorita dal fatto che Gesù era risorto nel primo giorno della settimana, quello dedicato al sole, e perciò i cristiani avevano l’abitudine di festeggiare proprio in quel giorno (oggi chiamato domenica):
« Nel giorno detto del Sole si radunano in uno stesso luogotutti coloro che abitano nelle città o in campagna, si leggono le memorie degli apostoli o le scritture dei profeti, per quanto il tempo lo consenta; poi, quando il lettore ha terminato, il presidente istruisce a parole ed esorta all’imitazione di quei buoni esempi. Poi ci alziamo tutti e preghiamo e, come detto poco prima, quando le preghiere hanno termine, viene portato pane, vino e acqua, e il presidente offre preghiere e ringraziamenti, secondo la sua capacità, e il popolo da il suo assenso, dicendo Amen. Poi viene la distribuzione e la partecipazione a ciò che è stato dato con azioni di grazie, e a coloro che sono assenti viene portata una parte dai diaconi. Coloro che possono, e vogliono, danno quanto ritengono possa servire: la colletta è depositata al presidente, che la usa per gli orfani e le vedove e per quelli che, per malattia o altre cause, sono in necessità, e per quelli che sono in catene e per gli stranieri che abitano presso di noi, in breve per tutti quelli che ne hanno bisogno. »
(Giustino, II secolo d.C.)
Questa scelta liturgica era inevitabile. Il giorno del sole, infatti, non solo era proprio il primo della settimana, quello in cui Gesù era risorto, ma anche aveva una valenza metaforica teologicamente e scritturalmente corretta. L’abitudine di chiamare tale giorno “giorno del Signore” (dies dominica, da cui, appunto il nome domenica) compare per la prima volta alla fine del primo secolo (Apocalisse 1, 10) e poco dopo nella didachè, prima cioè che il culto del Sol Invictus prendesse piede.
Anche la decisione di celebrare la nascita di Cristo in coincidenza col solstizio d’inverno ha dato origine a molte controversie, dato che le date di nascita di Gesù fornite dai Vangeli sono imprecise e di difficile interpretazione. Le prime notizie di feste cristiane per celebrare la nascita di Cristo risalgono circa all’anno 200. Clemente Alessandrino riporta diverse date festeggiate in Egitto, che sembrano coincidere con l’Epifania o col periodo pasquale. Nel 204 circa, invece, Ippolito di Roma propone il 25 dicembre (e la correttezza storica di tale scelta sembrerebbe essere stata approssimativamente confermata da recenti scoperte). La decisione, tuttavia, di uniformare la data delle celebrazioni proprio il 25 dicembre potrebbe essere stata stabilita in buona parte per motivi “politici” in modo da congiungersi e sovrapporsi alle feste pagane dei Saturnali e del Sol invictus.
La confusione fra i culti continuò per alcuni secoli, anche perché ovviamente l’editto di Tessalonica, che proibiva i culti diversi dal cristianesimo, non determinò la conversione dei pagani. Ancora ottanta anni dopo, nel 460, il papa Leone I sconsolato scriveva:
« È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei. »
(Papa Leone I, 7° sermone tenuto nel Natale del 460 – XXVII-4)
La sovrapposizione fra culto solare e culto cristiano ha dato origine a molte controversie, ma appare oggi del tutto evidente che il cristianesimo sia stato pesantemente influenzato dal mitraismo e dal culto del Sol invictus o addirittura trovi in essi la sua radice vera. Ed è più che sicurò che inglobò preesistenti credenze, riti, usanze, assimilandole e facendole proprie per allargare sempre più l o stuolo dei fedeli!!
Ne troviamo conferma ancora molti secoli dopo, con il vescovo siriano Jacob Bar-Salibi che, alla fine del XII secolo, scrive:
« Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la “vera” Natività doveva essere proclamata in quel giorno. »
(Jacob Bar-Salibi)