Il Santo del giorno, 22 Marzo: San Basilio e Santa Lea

 

 

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Il 22 marzo è l’81º giorno del calendario gregoriano (l’82º negli anni bisestili). Mancano 284 giorni alla fine dell’anno.

 

La religione cristiana ricorda:

Cristianesimo:

Madonna dei Sette Veli, patrona della città di Foggia

Beata Vergine Addolorata di Castelpetroso

San Basilio di Ancira, martire

Santa Basilissa, martire con san Callinico

San Benvenuto Scotivoli, vescovo

San Callinico, martire con santa Basilissa

Sant’Epafrodito, vescovo di Filippi

Santa Lea

 

 

 

San Nicola Owen, gesuita, martire

Sant’Ottaviano di Cartagine e compagni, martiri

San Paolo di Narbona, vescovo e martire

August Schreiber, missionario – Chiesa Luterana

San Nicolao della Flüe, confessore – Chiesa dei Vecchi Cattolici

Beato Antonio Cocq, certosino

Beato Antonio Rubino, gesuita, martire

Beato Clemente Augusto von Galen, vescovo

Beato Francesco Luigi Chartier, sacerdote e martire

Beati Mariano Gorecki e Bronislao Komorowski, sacerdoti e martiri

Beato Ugolino Zefirini

Per Voi, abbiamo scelto di parlare di:

Basilio di Ancira (336 – 362) è stato un vescovo ariano.

La sua vita è tuta intrecciata nel contrasto Arianesimo (che sosteneva che la natura divina di Gesù fosse sostanzialmente inferiore a quella di Dio) e il Trinitarianesimo (che sostiene il dogma della Trinità): Basilio asseriva che il Figlio era quasi della stessa sostanza del Padre.

In questa lotta, più volte fu nominato vescovo e poi fatto dimettere.

L’imperatore Costanzo II si schierò dapprima nel partito di Basilio, ma una volta cambiata opinione per Basilio si aperse la via dell’esilio.

Secondo l’agiografia (letteralmente “scrittura di cose sante”, ma per senso translato: scritti in difesa dei santi e sui quali spesso dobbiamo fare una certa tara), Basilio sarebbe stato un martire, e come tale viene venerato. In tali scritti, Basilio si trasforma in un difensore dell’ortodossia contro i pagani e gli ariani e per questo martirizzato per volere dell’imperatore Giuliano, cugino di Costanzo II e suo successore, il quale si era convertito dal Cristianesimo al Paganesimo: Giuliano l’avrebbe fatto arrestare e, indispettito dalla sua perseveranza nella fede, torturare e uccidere.

 

Santa Lea 

Conosciamo Lea solo grazie ad una lettera di san Girolamo. Egli ne parla alla gentil donna Marcella, che ha dato vita a una comunità femminile di tipo quasi monastico nella sua residenza sull’Aventino. Anche Lea è di famiglia nobile: rimasta vedova in giovane età, pareva che dovesse poi sposare un personaggio illustre, Vezzio Agorio Pretestato, chiamato ad assumere la dignità di console.

Ma lei è entrata invece nella comunità di Marcella, dove si studiano le Scritture e si prega insieme, vivendo in castità e povertà. Con questa scelta, Lea capovolge modi e ritmi della sua vita per diffondere, come diremmo noi, un “messaggio forte”. E Girolamo dice di lei: “Maestra di perfezione alle altre, più con l’esempio che con la parola, fu di un’umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva”.

Marcella ha in lei una fiducia totale: tant’è che le affida il compito di formare le giovani nella vita di fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa. Sarebbe difficile, scrive Girolamo, riconoscere in lei l’aristocratica di un tempo, ora che “ha mutato le vesti delicate nel ruvido sacco”, e mangia come mangiano i poveri che soccorre.

Questo è il suo stile, sotto il segno del riserbo. Agire e tacere. Insegnare con i fatti. Fa così poco rumore che di lei non si sa altro, e ignoreremmo perfino la sua esistenza se Girolamo non l’avesse ricordata in questa lettera, quando lei era già morta (e sepolta a Ostia). Era il 384, anno della morte di papa Damaso I, regnando in concordia gli imperatori Teodosio I e Massimo. Più tardi il primo dei due sconfisse il secondo. E regnò poi da solo, avendolo fatto uccidere.

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