Il Santo del giorno, 21 Marzo: San Benedetto
Il 21 marzo è l’80º giorno del calendario gregoriano (l’81º negli anni bisestili). Mancano 285 giorni alla fine dell’anno.
Convenzionalmente è il primo giorno di primavera, dove dovrebbe coincidere la data con l’equinozio primaverile.
Il Sole potrebbe entrare nel segno astrologico dell’Ariete ma non sempre questo avviene alla data del 21 marzo per la precessione degli equinozi.
Il primo giorno di Primavera il Cristianesimo celebra:
San Benedetto da Norcia, monaco, fondatore dell’Ordine dei Benedettini
Sant’Agostino Zhao Rong, sacerdote e martire
Santa Benedetta Cambiagio Frassinello, religiosa
San Berillo di Catania, vescovo
San Donnino di Roma, martire
Sant’Elia, eremita presso Orta
Sant’Endeus di Aran, abate
San Filemone di Roma, martire
San Giacomo il Confessore, martire
San Giovanni di Valenza, vescovo
San Giustiniano di Vercelli, vescovo
San Lupicino, abate
Santi Martiri Alessandrini
San Nicolao della Flüe, patrono della Svizzera
San Serapione di Thmuis, vescovo
Beati Commendatori di Siviglia e Cordova, mercedari
Beata Lucia da Verona
Beato Matteo Flathers, martire
Beato Michele Gomez Loza, martire
Beati Tommaso Pilchard e Guglielmo Pike, martiri
Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury – Chiesa Luterana e Chiesa Anglicana
San Benedeto, ogni rondine al tetto, si diceva un tempo per dire del ritorno della bella stagione. Oggi le rondini, a causa dell’inquinamento e dei diserbanti che hanno rarefatto gli insetti che costituiscono il loro cibo (spesso per i motivi di cui sopra divenuto tossico) tornano in numero sempre minore, il che dovrebbe far riflettere…intanto occupiamoci di questo santo!
San Benedetto da Norcia (Norcia, 2 marzo 480 circa – Montecassino, 21 marzo 547) è stato un monaco italiano, fondatore dell’ordine dei Benedettini.
Fratello di Santa Scolastica, nacque verso il 480 nella città umbra di Norcia. Il padre Eutropio, figlio di Giustiniano Probo della gens Anicia, era Console e Capitano Generale dei Romani nella regione di Norcia, mentre la madre era Abbondanza Claudia de’ Reguardati di Norcia; quando ella morì, secondo la tradizione, i due fratelli furono affidati alla nutrice Cirilla.
A 12 anni fu mandato con la sorella a Roma a compiere i suoi studi, ma come racconta san Gregorio Magno nel II Libro dei Dialoghi, sconvolto dalla vita dissoluta della città «ritrasse il piede che aveva appena posto sulla soglia del mondo per non precipitare anche lui totalmente nell’immane precipizio. D
letterari, abbandonò la casa e i beni paterni e cercò l’abito della vita monastica perché desiderava di piacere soltanto a Dio».
isprezzò quindi gli studi
All’età di 17 anni, insieme con la sua nutrice Cirilla, si ritirò nella valle dell’Aniene presso Eufide (l’attuale Affile), dove secondo la leggenda devozionale avrebbe compiuto il primo miracolo, riparando un vaglio rotto dalla stessa nutrice. Lasciò poi la nutrice e si avviò verso la valle di Subiaco, presso gli antichi resti di una villa neroniana, della quale le acque del fiume Aniene alimentavano tre laghi (la città sorgeva appunto sotto – “sub” – questi laghi). A Subiaco incontrò Romano, monaco di un vicino monastero retto da un abate di nome Adeodato, che, vestitolo degli abiti monastici, gli indicò una grotta impervia del Monte Taleo (attualmente contenuta all’interno del Monastero del Sacro Speco), dove Benedetto visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell’anno 500. Conclusa l’esperienza eremitica, accettò di fare da guida ad altri monaci in un ritiro cenobitico presso Vicovaro, ma, dopo che alcuni monaci tentarono di ucciderlo con una coppa di vino avvelenato, tornò a Subiaco. Qui rimase per quasi trenta anni, predicando la “Parola del Signore” ed accogliendo discepoli sempre più numerosi, fino a creare una vasta comunità di tredici monasteri, ognuno con dodici monaci ed un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale.
Negli anni tra il 525 ed il 529, a seguito di un altro tentativo di avvelenamento con un pane avvelenato, Benedetto decise di abbandonare Subiaco per salvare i propri monaci. Si diresse verso Cassino dove, sopra un’altura, fondò il monastero di Montecassino, edificato sopra i resti di templi pagani e con oratori in onore di san Giovanni Battista (da sempre ritenuto un modello di pratica ascetica) e di san Martino di Tours, che era stato iniziatore in Gallia della vita monastica.
Nel monte di Montecassino Benedetto compose la sua Regola verso il 540. Prendendo spunto da regole precedenti, egli combinò l’insistenza sulla buona disciplina con il rispetto per la personalità umana e le capacità individuali, nell’intenzione di fondare una scuola del servizio del Signore, in cui speriamo di non ordinare nulla di duro e di rigoroso.
La Regola, (sintesi del Vangelo), nella quale si organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all’interno di una “corale” celebrazione dell’uffizio, diede nuova ed autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I due cardini della vita comunitaria sono il concetto di stabilitas loci (l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero contro il vagabondaggio allora piuttosto diffuso di monaci più o meno “sospetti”) e la conversatio, cioè la buona condotta morale, la pietà reciproca e l’obbedienza all’abate, il “padre amoroso” (il nome deriva proprio dal siriaco abba, “padre”) mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto: “Ora et labora” (“prega e lavora”).
A Montecassino Benedetto visse fino alla morte, ricevendo l’omaggio dei fedeli in pellegrinaggio e di alcune personalità come Totila re degli Ostrogoti, che il monaco ebbe l’ardire di ammonire.
Benedetto morì il 21 marzo 547 dopo 6 giorni di febbre fortissima e quaranta giorni circa dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica, con la quale ebbe comune sepoltura. Secondo la leggenda devozionale spirò in piedi, sostenuto dai suoi discepoli, dopo aver ricevuto la comunione e con le braccia sollevate in preghiera, mentre li benediceva e li incoraggiava.
Da quando le sue reliquie furono considerate quasi indispensabili alla comune devozione nel Medioevo, e specialmente ai monaci, si creò una vera e propria “caccia” tanto che è naturale che fossero cercate e “trovate” dappertutto!