Il Santo del giorno, 20 Febbraio: Madonna della Scala

 

Il 20 febbraio è il 51º giorno del Calendario Gregoriano, mancano 314 giorni alla fine dell’anno (315 negli anni bisestili).

 

Il Sole entra nel segno astrologico dei Pesci.

 

Oggi si ricordano:

 

Madonna della Scala

Sant’Eleuterio di Costantinopoli il Maggiore, vescovo e martire

Sant’Eleuterio di Tournai, vescovo e martire

Sant’Eucherio di Orleans, vescovo

San Leone Taumaturgo, vescovo di Catania.

San Serapione, martire

Sant’Ulrico, eremita venerato ad Haselbury

San Zenobio, sacerdote e martire

Friedrich Weißler, giurista e martire venerato dalla Chiesa Luterana

Sankt Corona, martire venerata in Sud Tirol e in Austria

Per Voi abbiamo scelto:

Madonna della Scala

Per quanto riguarda la Madonna della Scala, prima della religiosità, c’è da registrar ben tre capolavori artistici che si richiamano a questa accezione della Madre di Cristo.

 

Il primo è un bassorilievo marmoreo di Michelangelo Buonarroti, databile al 1491 circa e conservata a Casa Buonarroti a Firenze. L’opera è menzionata per la prima volta nell’edizione del 1568 delle Vite di Giorgio Vasari, come in casa di Lionardo Buonarroti, nipote di Michelangelo, il quale la donò poi nel 1566 a Cosimo I de’ Medici. Nel 1616 i Granduchi la restituirono alla famiglia, restando da allora nel loro palazzo familiare in via Ghibellina, che oggi ospita il museo di Casa Buonarroti.

L’opera è un evidente omaggio allo stiacciato di Donatello, come annotò anche Vasari, sia nella tecnica che gradua i piani con variazioni millimetriche di spessore, sia nell’iconografia, a partire proprio dal motivo della scala con gradini pronunciati e corrimano in scorcio, visibile ad esempio nel Banchetto di Erode a Lilla, che sfondano spazialmente aprendo una via di drammatica fuga prospettica.

 

La Madonna della Scala è anche un dipinto a olio, su tavola (177×135 cm) di Andrea del Sarto, databile al 1522-1523 circa e conservato nel Museo del Prado di Madrid.

L’opera venne commissionata dal banchiere Lorenzo di Bernardo Jacopi, che spiega la presenza di san Matteo, patrono della sua professione in quanto fu, prima della chiamata tra gli apostoli, esattore delle tasse per l’impero romano (Mt 9, 9).

 

Infine ricordiamo La Madonna della Scala è un affresco staccato trasportato su tela (196×141 cm) di Correggio, databile al 1523 circa e conservato nella Galleria Nazionale di Parma.

L’affresco dovette essere realizzato dal Correggio tra il 1522 e il 1523: in origine era situato sulla facciata interna della porta orientale di Parma, detta di San Michele, quasi come saluto ai viandanti che uscivano dalla città per raggiungere Reggio Emilia.

 

Anche il Vasari ebbe modo di vederla e apprezzarne la fattura.

Nel 1555, in occasione dell’allargamento della cinta muraria voluta da papa Paolo III, l’edificio che ospitava sulle sue pareti il dipinto venne abbattuto e l’affresco, staccato con il suo supporto murario, venne trasferito in un vicino oratorio: la denominazione tradizionale dell’opera è giustificata dal fatto che a tale oratorio era possibile accedere solo tramite una scala.

 

Per le chiese che si richiamano alla Madonna della Scala, ricordiamo quelle di Massafra di Puglia, di Belevedere Spinello, di Rimini, di Castellabate.

 

 

Significato e simbolo della scala

 

Il simbolismo della scalacoinvolge molte tradizioni religiose e sapienziali, dall’Ebraismo, ai misteri mitraici, dal Cristianesimo, all’Islam, fino alla Gnosi e all’Alchimia…

Naturalmente la scala ha la funzione anagogica, cioè quella di “salire” spiritualmente.

Ed ecco Giacobbe, in fuga dalla terra di Canaan e la sua visione di “una scala piantata sulla terra, con la cima che arriva in cielo e gli angeli del Signore che vi salgono e scendono”.

E poi il Coranoche descrive un analogo episodio nel quale a Maometto, durante l’ascensione notturna propiziata dall’arcangelo Gabriele, apparve una scala di cui si servivano gli spiriti degli uomini per salire al cielo e a cui i morenti volgevano lo sguardo.

Poi daBenedetto fino a Pier Damiani, che si riallacciano alla tradizione dei padri del deserto fino ai mistici Bernardo e Bonaventura, San Giovanni Climaco e San Giovanni Crisostomo, dove i pioli della scala consistono in esercizi spirituali graduali da superare progressivamente.

L’anabasi, più che viaggio: ritorno, sulla scala dei monaci era la strada della imitatio Christi e della lectio divina della Sacra Scrittura (la discesa è il movimento della inhabitatio di Dio nel cuore della creatura).

Ed anche nella liturgia ebraica è descritta la funzione simbolica di una scala che poteva condurre fino alla sommità dell’albero delle Sefiroth.

Senz’altro dobbiamo soffermarci su Giovanni Climaco o Giovanni della Scala, vissuto tra il VI ed il VII secolo sul Sinai.

Con la sua opera più famosa, la Scala della divina ascesa (in greco antico: Klimax theias anodou) o Scala del paradiso.

La Klimax descrive il metodo con cui riuscire a innalzare la propria anima a Dio, utilizzando la metafora della Scala. Il libro enuclea le principali virtù e i principali difetti della vita monacale, individuando nella tranquillità interiore ed esteriore(Esichia, in greco antico: ἡσυχία, hesychia) l’essenza della beatitudine mistica cristiana.

Vi sono trenta gradini da superare, che corrispondono all’età di Gesù dalla sua nascita al battesimo nel Giordano, e l’inizio del suo ministero. Vi sono numerose icone che riprendono allegoricamente tale percorso, raffigurando persone che salgono tale scala: alla fine di questa c’è Gesù che accoglie chi riesce a giungere all’ultimo gradino, mentre nel mezzo vi sono figure di angeli e diavoli che cercano rispettivamente di aiutare i cristiani nel loro cammino o di farli scivolare giù, indipendentemente da quale gradino abbiano raggiunto. Fondamentale per il monaco è la virtù dell’obbedienza, in particolare ai comandamenti di Dio e al padre spirituale, e la lettura della Bibbia, che illumina la mente del monaco e lo aiuta a concentrarsi.

 

Il nome Scala Coeli (scala del cielo)deriva da una visione avuta nel 1138 dal “Grande cisterciense” Bernardo di Chiaravalle, nella quale la Madonna accoglieva, dopo aver salito una lunga scala, l’anima di un defunto per il quale Bernardo stava invocando il suo aiuto.

E ancora: i 9 gradini della Scala degli Angeli, nelle visione di Santa Matilda di Hackenborn:

“…Poi ella vide una ampia scala a nove gradini; era d’oro, la moltitudine degli angeli vi aveva preso posto, gli angeli sul primo scalino, gli arcangeli sul secondo e così di seguito, ogni ordine angelico occupava il suo grado. Il cielo le rivelò che quella scala simboleggiava la vita degli uomini.

Così chiunque nella Chiesa di Dio compie il suo ufficio con fedeltà, umiltà e devozione, assiste per Dio i pellegrini ed i poveri e si prodiga verso il suo prossimo con tutti i doveri della carità, questi sarà posto a livello degli angeli, sul primo gradino.

Quelli che si applicano più intimamente a Dio con la preghiera e la devozione dando inoltre al loro prossimo l’insegnamento, il consiglio ed il soccorso, sarebbero al secondo grado, in mezzo agli arcangeli.

Quelli che praticano con energia la pazienza, la sottomissione, la povertà volontaria, l’umiltà così come tutte le altre virtù, salirebbero al terzo grado, in compagnia delle virtù.

Quelli che resistono ai vizi ed alla concupiscenza, che disprezzano il diavolo con le sue suggestioni, otterrebbero la loro gloriosa ricompensa sul quarto grado, con le potenze.

I prelati della Chiesa che amministrano con saggezza, che vegliano notte e giorno alla salvezza delle anime e fanno accuratamente fruttificare i talenti che hanno ricevuti, questi riceverebbero per i loro lavori il regno di gloria, sul quinto grado, con i principati.

Quelli che si inchinano in tutta sottomissione e rispetto davanti alla divina Maestà, e rendono onore al loro prossimo per la gloria di Dio e quelli che, ricordandosi di essere stati creati ad immagine di Dio, si sforzano di diventargli conformi, sottomettendo la carne allo spirito ed elevando la loro anima verso le cose celesti, si rallegreranno, nel sesto grado, con le dominazioni.

Quelli che si danno alla contemplazione assidua e custodiscono la purezza del cuore con la tranquillità dello spirito, offrendo a Dio una dimora pacifica, possono essere chiamati il paradiso di Dio, secondo questa parola: “Le mie delizie sono di essere con i figli degli uomini” (Proverbi 8, 31). E’ di essi che il Signore ha detto: “Io camminerò in essi e vi dimorerò” (Co 6, 16); ed essi sono al settimo grado, associati ai troni.

Quelli che sorpassano gli altri in scienza ed in conoscenza, il cui spirito illuminato ha la gioia di contemplare Dio faccia a faccia, questi fanno refluire verso la sorgente di ogni sapienza quello che vi hanno attinto per insegnare ed illuminare il loro prossimo, ed essi sono all’ottavo grado, con i cherubini.

Quelli che amano Dio con tutto il loro cuore e tutto il loro spirito, si gettano interamente in quel fuoco eterno, che è Dio stesso, diventano infine così simili a Lui che Lo amano come ne sono amati, di un amore veramente divino; quelli là amano tutte le cose in Dio e per Dio, guardando i loro nemici come degli amici, nulla li può separare da Dio, nulla può anche fermarli, poiché più il nemico fa loro guerra, più essi si fortificano nell’amore. Il loro cuore brucia in se stessi; essi infiammano i loro fratelli con una tale carità che, se fosse possibile, essi li renderebbero tutti perfetti nell’amore; essi piangono, oltre che i loro errori, i vizi ed i peccati altrui, poiché essi amano e ricercano la sola gloria di Dio e non la loro; essi sono al nono grado con i serafini.

Il primo posto è il loro, poiché tra loro e Dio, non vi sono più altri spiriti”.

 

 

A Bisanzio ci si rivolgeva a Maria(accomunata nella sua forma passiva all’Arca ed al Vaso) come ad una “scala celeste” lungo la quale l’Altissimo scendeva per dimorare in mezzo agli uomini e tramite la quale gli uomini salivano a Dio.Secondo i parametri del riferimento scritturale, dalla Genesi fino a San Paolo, Maria, invocata come nuova Eva, è causa generalis reconciliationis ed è colei che, in quanto genitrice di Cristo, scende negli abissi e sale al di sopra degli angeli.

A volte su questa scala si contavano 7 gradini, probabile riferimento alla verginità di Maria, ma anche forse alla virginale Atena, nata dalla testa di Zeus e paragonata da Filolao al numero 7 quale “eterna divinità, perseverante ed immota, sempre uguale a se stessa, diversa da ogni altra”. L’origine dell’associazione del 7 alla purezza e alla castità ha inoltre ragioni matematiche in quanto il 7, essendo un numero primo, “non genera e non viene generato”, e non ha alcun prodotto nella prima decade.

La scala dello “stiacciato” di Michelangelo però, come quella di Andrea del Sarto, si compone di cinque gradini, forse un riferimento alla speculazione ficiniana o alle valenze simboliche del numero 5 nel Quattro-Cinquecento.

La scala si configura perciò come elemento multivalente – già solo per i cristiani può rappresentare per certi versi Cristo, per altri Maria, o il Sacro Legno – nelle diverse culture. La sua natura rileva non già dell’umano, bensì del sacro, finendo col rappresentare un ponte con l’ordine simbolico superiore cui il fedele/filosofo/iniziato/l’anima, dopo aver reintegrato lo stato primordiale, può accedere, ripristinato tramite la scala stessa. Il valore evocativo di questa successione è perciò fortemente simbolico perché ripropone l’opposizione fondamentale tra invisibile e visibile, spirito e materia, sensibile e intelligibile, sefirot e realtà visibile, cielo e terra, alludendo alla padronanza di una scienza capace di permettere il dialogo tra le due estremità del ponte, la connessione tra piani diversi.

 

 

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