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La sacra Famiglia del Il Tondo Doni, un dipinto a tempera su tavola di Michelangelo Buonarroti, databile al 1503-1504 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze

 

Il 19 marzo è il 78º giorno del calendario gregoriano (il 79º negli anni bisestili). Mancano 287 giorni alla fine dell’anno.

 

 

San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria. Patrono Universale della Chiesa cattolica, elevato da papa Pio IX nel 1870

Sant’Alcmondo, martire

San Giovanni, abate

San Landoaldo, missionario

San Quinto e compagni martiri.

Beato Andrea Gallerani, laico

Beato Giovanni Buralli da Parma

Beato Isnardo da Chiampo, sacerdote domenicano

Beato Marcello Callo, martire a Mauthausen

Beato Marco da Montegallo, francescano

Beato Narciso Turchan, sacerdote, martire a Dachau

Beata Sibillina (Sibilla) Biscossi, domenicana

 

 

Naturalmente oggi dobbiamo parlare di:

 

San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria

Patrono Universale della Chiesa cattolica

 

San Giuseppe, secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù.

Il nome Giuseppe è la versione italiana dell’ebraico Yosef, attraverso il latino Iosephus.

San Giuseppe, Maria e Gesù bambino sono anche collettivamente riconosciuti come Sacra Famiglia.

I Vangeli e la dottrina cristiana affermano che il vero padre di Gesù fu Dio stesso: Maria lo concepì miracolosamente, senza aver avuto rapporti matrimoniali con alcuno, per intervento dello Spirito Santo. Giuseppe, messo al corrente di quanto era accaduto da una visione avuta in sogno, accettò di sposarla e di riconoscere legalmente Gesù come proprio figlio. Perciò la tradizione lo chiama padre putativo di Gesù (dal latino puto, “credo”), cioè colui “che era creduto” suo padre (sulla scorta di Luca 3,23).

In Matteo 13,55 la professione di Giuseppe viene nominata quando si dice che Gesù era figlio di un “téktón”. Si tratta di un titolo generico che non si limitava ad indicare i semplici lavori di un falegname ma veniva usato per operatori impegnati in attività economiche legate all’edilizia, in cui si esercitava piuttosto un mestiere con materiale pesante, che manteneva la durezza anche durante la lavorazione, per esempio legno o pietra. Accanto alla traduzione di téktón come carpentiere, alcuni hanno voluto accostare quella di scalpellino. Qualche studioso ha ipotizzato che non avesse una semplice bottega artigiana ma un’attività imprenditoriale legata alle costruzioni, dunque in senso stretto non doveva appartenere a una famiglia povera.

Se si accettano come veritieri i vangeli apocrifi secondo i quali Maria vergine era figlia di Anna e del ricco Gioacchino, questa interpretazione sulla professione imprenditoriale di Giuseppe meglio si concilia con la condizione economica benestante della sua promessa sposa (rispetto ad avere due genitori di Gesù entrambi discendenti di re Davide, ma con Giuseppe di modeste origini).

Tra gli ebrei dell’epoca, i bambini a cinque anni iniziavano l’istruzione religiosa e l’apprendimento del mestiere del padre, quindi è ipotizzabile che Gesù a propria volta praticò in gioventù il mestiere di falegname. Il primo evangelista ad usare questo titolo per Gesù è stato Marco che definisce Gesù un téktón in occasione di una visita a Nazaret, osservando che i concittadini ironicamente si chiedono: “Non è costui il téktón, il figlio di Maria?”. Matteo riprende il racconto di Marco, ma con una variante: “Non è egli (Gesù) il figlio del téktón?”. Come è evidente, qui è Giuseppe ad essere iscritto a questa professione.

Secondo la tradizione dei Vangeli apocrifi, in particolar modo il Protoevangelo di Giacomo (II secolo) Giuseppe, discendente dalla famiglia di David e originario di Betlemme, prima del matrimonio con Maria si sposò con una donna che gli diede sei figli, quattro maschi (Giuda, Giuseppe, Giacomo e Simeone) e due femmine (Lisia e Lidia). Rimase però ben presto vedovo e con i figli a carico. Gli apocrifi cercavano in tal modo di giustificare la presenza di fratelli di Gesù nei Vangeli.

Seguendo ancora la tradizione apocrifa, Giuseppe, già in età avanzata, si unì ad altri celibi della Palestina, tutti discendenti di Davide, richiamati da alcuni banditori provenienti da Gerusalemme. Il sacerdote Zaccaria aveva infatti ordinato che venissero convocati tutti i figli di stirpe reale per sposare la giovane Maria, futura madre di Gesù, allora dodicenne, che era vissuta per nove anni nel tempio. Per indicazione divina, questi celibi avrebbero condotto all’altare il loro bastone, Dio stesso ne avrebbe poi fatto fiorire uno, scegliendo così il prescelto.

Zaccaria entrato nel tempio chiese responso nella preghiera, poi restituì i bastoni ai legittimi proprietari: l’ultimo era quello di Giuseppe, era in fiore e da esso uscì una colomba che si pose sul suo capo. Giuseppe si schermì facendo presente la differenza d’età, ma il sacerdote lo ammonì a non disubbidire alla volontà di Dio. Allora questi, pieno di timore, prese Maria in custodia nella propria casa.

 

 

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