Il Santo del giorno, 18 Ottobre: S. Luca, Patrono dei medici e dei chirurghi, di artisti ed in particolare dei pittori

Unico evangelista non ebreo, la leggenda vuole che sia stato il primo a dipingere la Madonna, che forse conobbe e dalla quale potrebbe aver tratto quelle dettagliate notizie sull’infanzia di Gesù, che non conobbe di persona e scriverne accuratamente nel suo Vangelo. Accuratezza che forse gli veniva da essere anche medico.

 

 Giorgio Vasari, San Luca dipinge la Vergine (1565 circa)

Cappella dei Pittori o di San Luca

Basilica della Santissima Annunziata, Firenze

Il 18 ottobre 2016, come ogni anno sin dalla fondazione nel 1563, l’Accademia delle Arti del Disegno celebra la festa di San Luca, tradizionalmente considerato dai cristiani Patrono delle Arti e degli Artisti, in modo particolare dei pittori, e ricordato come il primo iconografo che dipinse immagini della Vergine, di San Pietro e San Paolo.

Il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, anch’egli Accademico dell’Accademia delle Arti del Disegno, interverrà presiedendo la celebrazione Eucaristica nella Cappella dei pittori, di proprietà dell’Accademia, posta nei chiostri della Basilica della Santissima Annunziata a Firenze.

La Sala delle Adunanze dell’Accademia, in Via Orsanmichele, 4, ospiterà la riunione plenaria annuale di tutto il collegio accademico di cui fanno parte numerose personalità della cultura e dell’arte italiana e internazionale.

 

Figlio di pagani, Luca appartiene alla seconda generazione cristiana. Compagno e collaboratore di san Paolo, che lo chiama «il caro medico», è soprattutto l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli.

Al suo Vangelo premette due capitoli, nei quali racconta la nascita e l’infanzia di Gesù. In essi risalta la figura di Maria, la «serva del Signore, benedetta fra tutte le donne». Il cuore dell’opera, invece, è costituito da una serie di capitoli che riportano la predicazione da Gesù tenuta nel viaggio ideale che lo porta dalla Galilea a Gerusalemme.

Anche gli Atti degli Apostoli descrivono un viaggio: la progressione gloriosa del Vangelo da Gerusalemme all’Asia Minore, alla Grecia fino a Roma!

Protagonisti di questa impresa esaltante! sono Pietro e Paolo.

A un livello superiore il vero protagonista è lo Spirito Santo, che a Pentecoste scende sugli Apostoli e li guida nell’annuncio del Vangelo agli Ebrei e ai pagani.

Da osservatore attento, Luca conosce le debolezze della comunità cristiana, così come ha preso atto, che la venuta del Signore non è imminente. Dischiude dunque l’orizzonte storico della comunità cristiana, destinata a crescere e a moltiplicarsi per la diffusione del Vangelo. Secondo una tradizione, Luca morì martire a Patrasso in Grecia. 

Patronato: Artisti, Pittori, Scultori, Medici, Chirurghi

 Emblema: Bue

Luca evangelista(in greco Λουκάς, Loukas; Antiochia di Siria, 10 circa – Tebe?, 93 circa)

 

Il suo simbolo è il toro. L’attribuzione ha diverse interpretazioni e tradizioni; secondo San Girolamo e il vescovo Vittorino (+303) si deve al fatto che nel suo Vangelo introduce come primo personaggio Zaccaria, padre del Battista. Costui, essendo sacerdote del tempio, offriva sacrifici di tori.

Luca era nato ad Antiochia di Siria da famiglia pagana, ed esercitava la professione di medico.

Ad Antiochia, Luca aveva conosciuto Paolo di Tarso, qui condotto da Barnaba, per formare alla fede la nuova comunità, composta da ebrei e pagani convertiti al cristianesimo.

Luca diventa discepolo degli Apostoli e Paolo lo cita in alcune sue lettere, chiamandolo “compagno di lavoro”(nella lettera a Filemone, 24) e viene indicato nella Lettera ai Colossesi 4,14 come “caro medico”(l’attribuzione di quest’ultima lettera è però dibattuta e potrebbe essere stata redatta non da Paolo, ma in ambienti a lui molto vicini).

Mentre in un duro carcere attende il supplizio, Paolo scrive a Timoteo che tutti ormai lo hanno abbandonato, eccetto uno: “solo Luca è con me”(4,11). E questa è l’ultima notizia certa dell’evangelista.

Luca possiede una buona cultura, lo si vede dal suo greco fluente ed elegante, dalla sua ottima conoscenza della Bibbia scritta in greco, detta “dei Settanta”, ed infine da come, di tanto in tanto, affiorano punti di contatto con il modo di scrivere degli storici greci del suo tempo(specialmente nella capacità di costruire discorsi verosimili, convincenti e diversificati in bocca a vari personaggi, soprattutto negli Atti).

Il suo Vangelo, scritto probabilmente tra il 70-80 d.C., è dedicato a un certo Teòfilo(probabilmente un eminente cristiano o, essendo apostrofato nel prologo dello stesso con qualcosa come «eccellentissimo», il suddetto titolo fa pensare presumibilmente a un personaggio dell’amministrazione imperiale); in ciò Luca segue l’uso degli scrittori classici, che appunto erano soliti dedicare le loro opere a personaggi illustri. Altra ipotesi è che egli intendesse dedicare il proprio vangelo a chi ama Dio (Teofilo = amante di Dio). Ad ogni modo che il personaggio sia reale o fittizio, dal punto di vista letterario la cosa non è importante; la dedica infatti testimonia soprattutto la maggiore coscienza da parte dell’autore rispetto agli altri evangelisti nella volontà di fondare un’opera letteraria e storica, come dimostrano i tentativi di situare cronologicamente i fatti narrati. Con tali ambizioni storiografiche, i testi di Luca segnano un salto di qualità nello stile rispetto all’opera di Marco.

Luca sente parlare per la prima volta di Gesù nel 37 d.C., quindi non ha mai conosciuto Gesù se non tramite i racconti degli apostoli e di altri testimoni: tra questi ultimi dovette esserci Maria di Nazareth, cioè la madre di Gesù, poiché le informazioni sull’infanzia di Gesù che egli ci riporta sono troppo specifiche e quasi riservate per poterle considerare acquisite da terze persone. Inoltre è l’unico evangelista non ebreo.

Il suo emblema era il toro, ovvero il vitello o il bue, secondo varie tradizioni e interpretazioni.

Morì all’età di 84 anni e sarebbe stato sepolto a Tebe (Grecia), capitale della Beozia.

Già, ma fino a qui non abbiamo capito perché è patrono dei pittori!

La leggenda (ma ogni leggenda, è un nostro motto! ha un fondamento di verità!) di Luca pittore e iniziatore della tradizione artistica cristiana sorge nel contesto della controversia iconoclastica (730-843). State attenti: è il periodo in cui sorge la leggenda leobiniana del Volto Santo di Lucca!

 

Al di là della speculazione teologica sui passi biblici dell’Esodo e del Deuteronomio, che esplicitamente avversano la raffigurazione del divino, sorse tra l’VIII e il IX secolo una ricerca minuziosa delle antiche tradizioni che avvalorassero l’idea di un’origine apostolica dell’uso delle effigi sacre. Tali racconti riportano l’esistenza di personaggi che si preoccuparono di eseguire ritratti delle figure più importanti che ruotarono attorno a Gesù durante la sua vita, conservando la memoria del loro aspetto terreno. Si giunse persino a parlare di una sorta di asciugamano su cui il Cristo avrebbe impresso miracolosamente la propria effigie per farne dono ad Abgar V di Edessa (la cosiddetta Immagine di Edessa).

I ritratti eseguiti da Luca sarebbero stati conservati per secoli a Roma e a Gerusalemme, dando il via a un’ampia serie di repliche.

I teologi del periodo scelsero Luca probabilmente perché, tra gli evangelisti, fu quello più accurato nelle descrizioni dei personaggi sacri,finendo con ciò con colmare diverse lacune degli altri “sinottici”.

Si aggiunga che fu Luca stesso ad avere premura di ricordare, nel prologo del proprio vangelo, di essere stato molto scrupoloso nel raccogliere informazioni da “testimoni oculari” (1,1-4).

Fu, di fatto, l’unico a inserire nel racconto notizie accurate sulla Vergine e sull’infanzia di Gesù. D’altra parte, il suo ruolo di medico suggeriva una familiarità con la pittura, che nella tradizione tardo-antica era ritenuta imprescindibile strumento per la riproduzione, in repertori illustrati, di piante officinali. Agli stessi artisti è stata sempre necessaria una certa competenza in ambito botanico per la confezione dei colori.

La più antica attestazione della leggenda è il Trattato sulle sante immagini di Andrea di Creta (VIII secolo), in cui l’autore si dichiara certo dell’accuratezza massima dei ritratti lucani, al contrario di quanto accade con le fisionomie riportate da Giuseppe Flavio nel Testimonium Flavianum.

Risulta interessante la testimonianza di Simeone Metafraste (950-1022), che nel suo Menologio (raccolta di vite di santi ordinate secondo il calendario liturgico), oltre ad attribuire a Luca raffinati studi in Ellade ed Egitto, sottolineava come l’evangelista, per le sue opere, si era avvalso di “cera e colori” (la cosiddetta pittura ad encausto, la più diffusa in età antica e in epoca proto-bizantina, prima di essere sostituita dai più versatili colori a tempera), con ciò dimostrando un’insospettabile consapevolezza (almeno per un agiografo) delle trasformazioni della pratica artistica. Ciò fa sospettare che egli conoscesse qualche antico dipinto del genere sopravvissuto all’iconoclastia.

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