Frediano di Lucca (Irlanda, dopo il 500 – Lucca, 18 marzo 588) è stato un vescovo irlandese.
Fu vescovo di Lucca dal 566 (data congetturale) alla sua morte. Nella successione dei vescovi di Lucca si colloca dopo Geminiano e prima di Valeriano. Le fonti agiografiche ce lo descrivono come un monaco irlandese, figlio del re dell’Ulster Ultach (Ultonius).
Educato nei monasteri irlandesi, ordinato presbitero decise di recarsi a Roma in pellegrinaggio. Sulla via del ritorno decise di ritirarsi in eremitaggio in un anfratto nel Monte Pisano. Stesso monte scelto da San paolino. La sua fama di santità spinse i cittadini di Lucca ad eleggerlo Vescovo tra il 560 e il 566. Alcune fonti riferiscono di una lettera di papa Giovanni II che lo spingeva ad accettare la carica. La notizia non è molto attendibile poiché papa Giovanni II è morto nel 533; forse si tratta di papa Giovanni III.
Papa Gregorio I riferisce di un miracolo narratogli dal vescovo di Luni (diocesi allora contigua a Lucca); mentre i lucchesi si affaticavano invano per deviare il corso del Serchio, che correva troppo vicino alla città e con le inondazioni causava danni continui, Frediano, dopo che era stato richiesto il suo aiuto, si avviò sul percorso che il fiume avrebbe dovuto seguire tracciando un solco con un rastrello e le acque lo seguirono docilmente. Nella realtà San Frediano nel 575 fece aprire una nuova bocca del Serchio a Migliarino. Forse l’allusione al rastrello nasconde uno strumento usato per tracciare il nuovo corso delle acque del Serchio.

San Frediano devia le acque del Serchio, dalla predella della Pala Barbadori, Filippo Lippi, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi

Lucca, SanFrediano, Il Santo devia il Serchio
È anche stato suggerito che Frediano nei suoi viaggi e nei suoi studi avesse acquisito una certa esperienza in fatto di bonifiche idrauliche. In ogni caso nel terreno liberato dalla minaccia del fiume, a nord della cinta romana della città, Frediano fondò un Monastero dedicato ai santi leviti Vincenzo, Stefano e Lorenzo. Successivamente il tempio fu dedicato alla Vergine, poi allo stesso San Frediano.
In quello stesso edificio furono infine tumulate le spoglie del santo, in una cripta costruita alla fine dell’VIII secolo e poi distrutta in osservanza della riforma liturgica gregoriana, probabilmente sotto il vescovo Rangerio, che smantellò anche la cripta di San Martino in cui si custodivano le reliquie di San Regolo nel 1109. Se ne celebra la memoria il 18 novembre, anniversario del ritrovamento delle sue reliquie.
Secondo alcune fonti il nome irlandese di Frediano sarebbe stato “Finnian”. In latino il nome era Fridianus e da qui passò nel dialetto lucchese; A Lucca infatti, fino alla metà del XX secolo San Frediano era designato come San Fridiàn, San Friàn o San Friàno.
Credo indubbiamente che ci sia un collegamento, tutto da svelare, tra il fatto che la chiesa principale della città, San Frediano sia al nord della città e che là si trovi la deviaziane dell’antico corso dell’Auser (che anticamente seguiva il declivo della Piana verso Marlia e poi Porcari (dove ancora ci sono i Rughi, gli antichi rami del Serchio, per poi sfociare nel Lago di Sesto).
E’ indubbia l’opera secolare dei Lucchesi per arginare il fiume e farlo defluire a nord della città, liberando la fertile piana, rialzata dalle stesso piene alluvionale del Serchio, che da se stesso, piano piano impedì il defluire verso la palude ed il Lago di Bientina. Deve essere stata indubbiamente una fatica enorme, colossale, tanto che i parsimoniosi Lucchesi, per indicare una persona dispendiosa, dicono: “Costi più che il Serchio ai Lucchesi!”. E sono evidenti gli argini ed i poggi che da Ponte a Moriano, fino al Pisano hanno elevato per impedire l’allagamento dei loro terreni più fertili.
Nel 1200, gli stessi Lucchesi, sfruttando il percorso antico del loro fiume, scavarono il Fosso Civico che entrando in città e lambendo le mura, muoveva centinaia di magli e industrie della seta e della lana.