Il Santo del giorno, 18 Dicembre: Malachia, ultimo dei Profeti Minori – S. Graziano di Tours

 

L’ultimo dei Profeti Minori, che preannuncia il futuro incontro con il Signore.

E il vescovo di Tours, evangelizzatore della Gallia, che precedette di poco S. Martino.

 

Malachia, Profeta Minore

 

Sofa, Palestina, ca. 519 – 425 a.C.

Il libro del profeta Malachia chiude, nell’Antico Testamento, la serie dei profeti minori.

Emblematico il fatto che gli ultimi versetti parlino di un messaggero del Signore, inviato per ristabilire il giusto rapporto tra Dio e il suo popolo. Una profezia messianicache nasce nel cuore della storia di Israele, ma non si limita al contesto in cui ha avuto origine.

Malachia opera alcuni decenni dopo la ricostruzione del tempio, che era avvenuta attorno al 520 a.C., dopo il ritorno dall’esilio.

In questo periodo avevano già profetato e spinto a guardare avanti, i profeti Aggeo e Zaccaria.

Ma la ricostituzione del rito templare spesso appare svuotato della sua vera anima: la celebrazione dell’amore di Dio, che opera nella storia.

La voce di Malachia si leva per denunciare disinteresse ed esteriorità, lontananza dal Signore e ingiustizia. La soluzione prospettata dal santo profeta è quella di una preparazione all’incontro con il Signore. Un messaggio che risuona particolarmente adatto in questo periodo di Avvento.

San Malachia è l’ultimo dei profeti minori della Bibbia, che gli ebrei chiamano per questo “Sigillo dei profeti”.

Poco o nulla si sa della sua vita, era della tribù di Zabulon e nacque a Sofa; visse certamente dopo l’esilio babilonese (538 a.C.), durante la dominazione persiana. Tuttavia non si può determinare con certezza, se le sue profezie siano anteriori, contemporanee o posteriori al ritorno di Esdra in Palestina (sommo sacerdote ebreo, codificatore del giudaismo, V-IV secolo a.C.).

Giacché nei libri dell’Antico Testamento di Esdra e di Neemia non si parla di Malachia, si potrebbe dedurre che egli sia vissuto dopo di loro, variando le ipotesi dal 519 al 425 a.C.

 

Il libro di Malachia tratta dei problemi morali relativi alla comunità ebraica, reduce dalla prigionia babilonese e a cui rimprovera le lamentele contro la Provvidenza di Dio, stimolandola a pentirsi.

Egli mette in evidenza “l’elezione” d’Israele, che non è solo un privilegio onorifico di Dio, ma comporta degli obblighi, come ogni dono divino; rimprovera i sacerdoti che trascurano e offendono la dignità di Iahweh e del culto a Lui dovuto.

Nella requisitoria contro il malcostume egli è intransigente e condanna i matrimoni misti, difende l’indissolubilità del matrimonio.

Il libro termina con una visione escatologica(cioè quello che seguirà alla vita terrena e alla fine del mondo), annunciante la venuta del messaggero di Dio, che farà una cernita dei buoni nel suo popolo; in questa profezia si può prefigurare la venuta di Giovanni Battista.

I Padri sono concordi nel vedere in Malachia il preannunzio profetico del sacrificio della Messa, con Gerusalemme che perde il titolo di “luogo dove bisogna adorare”, e Gesù che istituisce il rito eucaristico per tutta l’umanità.

Nel libro di Malachia, è notevolmente diffuso il senso dell’immutabile giustizia di Dio e dell’universalità della vera religione.

San Graziano (Gaziano) di Tours Vescovo

Etimologia: Graziano = riconoscente, caro, dal latino

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Tours nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Graziano, primo vescovo, che si dice sia stato trasferito da Roma a questa città e sia stato sepolto nel cimitero cristiano del luogo.

Gregorio di Tours (m. 594), nell’Historia Francorum, racconta che nell’anno 250 furono inviati da Roma sette vescovi per evangelizzare la Gallia.

Fra questi sette missionari figura Turonicis Catianusepiscopas.

D’altra parte, nel capitolo De Turonicis episcopis, con cui termina l’Historia, Gregorio dà il catalogo cronologico dei vescovi di Tours: in testa figura Graziano, con un episcopato di cinquant’anni, dopo il quale la sede sarebbe rimasta vacante trentasette anni.

Il successore di Graziano sarebbe stato Litorius che governò la diocesi per trentatre anni; e il terzo vescovo fu S. Martino, l’ordinazione del quale si colloca nel 371 o 372.

Graziano dovrebbe porsi alla fine del sec. III o all’inizio del IV. In compenso i dettagli dati dallo stesso Gregorio sulla sepoltura di Gaziano: “in ipsius vici cimiterio, qui erat christianorum” ha tutte le apparenze di essere esatto. Vi era dunque un cimitero nel suburbio di Tours.

La cattedrale di Tours, primitivamente consacrata a S.Maurizio, è attualmente dedicata a S. Gaziano; ecco perchè è chiamata comunemente dal popolo La Gatianne. La festa di S. Gaziano è fissata al 18 dicembre.

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