Sant’Emilano, vescovo di Vercelli
Emiliano fu vescovo di Vercelli, quando caduto l’Impero Romano, d’Occidente (476 d.C.), Teodorico, Re degli Ostrogoti, sconfitti Odoacre (493 d.C.) e i Burgundi occupò il territorio italiano. Le popolazioni occupate erano continuamente provate dalle devastazioni delle guerre.
L’autorità più importante, anche sotto il profilo civile, era il vescovo.
Teodorico cercò di instaurare una pacifica convivenza con la riduzione dei tributi e la liberazione di molti schiavi. Sebbene il Re ostrogoto fosse ariano, si prodigò per migliorare i rapporti tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli. Qualche decennio prima, nel Concilio di Calcedonia (451), non senza fatica si era riconosciuta la duplice natura, umana e divina di Cristo.
Emiliano (il significato del nome è gentile, ma anche emulo, chi segue o cerca di imitare le cose degne) la cui vocazione era l’eremitaggio, eletto vescovo proprio nell’anno dell’invasione ostrogota, si prodigò invece per la convivenza con i nuovi dominatori.
A tale scopo, chiese a Teodorico di costruire un ponte e la riduzione delle tasse. Emiliano difese con forza la centralità del potere papale. Andò a Roma per un concilio indetto da Papa Simmaco, che per le violente lotte, sfuggì pure ad un attentato. La pace tornò nel 505, grazie anche all’intervento di Teodorico, con l’adozione delle prime regole per evitare le interferenze esterne nelle elezioni papali.
Emiliano morì l’11 settembre, intorno al 506, e fu sepolto in duomo.

S.Emiliano

Teodorico

Teodorico, multiplo da tre solidi, zecca di Roma, 493 d.C.

Il mausoleo di Teodorico, Re degli Ostrogoti
Nella data odierna si ricordano anche:
Sant’Adrione, martire
Santi Eraclio e Paolo, martiri
Santa Giulia Salzano, fondatrice
San Pasquale Baylon, francescano
San Pietro Liu Wenyuan, catechista e martire
Santa Restituta, madre di sant’Eusebio
Santa Restituta di Teniza, martire
San Vittore martire
Beata Antonia Mesina, martire
Beato Bernardo da Verdun, mercedario
Beato Giovanni (Ivan) Ziatyk, sacerdote e martire
Il 17 maggio è il 137º giorno del Calendario Gregoriano (il 138º negli anni bisestili). Mancano 228 giorni alla fine dell’anno.
Oggi si celebra.
Ascensione di Gesù
In base a quanto narrato dal Nuovo Testamento, l’evento noto come Ascensione è l’ultimo episodio della vita terrena di Gesù: questi, quaranta giorni dopo la sua morte e risurrezione, è asceso al cielo. La ricorrenza è celebrata in tutte le confessioni cristiane e, insieme a Pasqua e Pentecoste, è una delle solennità più importanti del calendario ecclesiastico.
Il Vangelo di Marco non fornisce chiare indicazioni temporali sull’evento dell’Ascensione. Più chiaro è invece Luca che, negli Atti degli Apostoli, distingue cronologicamente la risurrezione e l’ascensione al cielo, ponendo quest’ultima 40 giorni dopo la prima.
Negli scritti del Nuovo Testamento l’evento dell’Ascensione è collocato nei pressi di Gerusalemme. Se i vangeli di Matteo e Giovanni non trattano dell’Ascensione e il Vangelo di Marco la nomina senza fornire informazioni sul luogo, più dettagliato è il resoconto del Vangelo di Luca che specifica che Gesù, dopo essere apparso ai discepoli a Gerusalemme, prima di ascendere al cielo li condusse sulla strada verso Betania di Giudea. Più chiari ancora gli Atti, che nominano esplicitamente il Monte degli Ulivi.
La tradizione ha consacrato questo luogo come il Monte dell’Ascensione.
I primi cristiani ricordavano l’Ascensione riunendosi in una grotta che si trova nei pressi, probabilmente per paura delle persecuzioni. Dopo l’editto di Constantino, la prima chiesa fu costruita in quel luogo (ca. nel 390) da Poimenia, una devota romana.
L’attribuzione di questa chiesa iniziale, è tuttavia non univoca. Secondo gli scritti di Eusebio, essa risalirebbe al 333, quando essa fu fatta costruire da Costantino I su desiderio della madre, Elena.
La basilica, detta Eleona Basilica, deve il suo nome alla parola eleon che in greco significa olivo, ma ricorda anche il suono di eleison, pietà, misericordia. Tale basilica fu distrutta dai Sasanidi nel 614 guidati da Cosroe II, come il Santo Sepolcro, ma diversamente dalla Natività di Betlemme, risparmiata alla visione dei dipinti che ritraevano i Magi (persiani). Fu ricostruita nell’VIII secolo, e distrutta nuovamente, per essere poi ricostruita dai Crociati. La basilica fu successivamente distrutta dai Musulmani, che lasciarono in piedi solo l’edicola ottagonale ancora presente.
Sulla roccia conservata nel santuario, la tradizione riconosce l’orma del piede destro di Gesù, lasciata nel momento in cui ascendeva al cielo. L’edificio costruito dai Crociati è stato convertito in una moschea, anche se non è usato per il culto a causa dei molti pellegrini cristiani.