Il 17 aprile è il 107º giorno del Calendario Gregoriano (il 108º negli anni bisestili). Mancano 258 giorni alla fine dell’anno.

Il Cristianesimo ricorda oggi:

Sant’Acacio di Melitene, vescovo

Santa Caterina Tekakwitha, vergine e laica

San Donnano e compagni martiri

Santi Elia, Paolo e Isidoro, martiri

Sant’Innocenzo di Tortona, vescovo

San Landerico, abate

San Pantagato di Vienne, vescovo

Santi Pietro ed Ermogene, martiri

San Roberto di La Chaise-Dieu, abate

San Roberto di Molesme abate, fondatore dell’Ordine dei Cistercensi

Santi Simeone Bar Sabba’e, Usthazade e compagni, martiri in Persia

San Wando, abate

Beata Chiara Gambacorti, domenicana

Beato Enrico Heath (Paolo di Santa Maddalena), sacerdote e martire

Beato Giacomo da Cerqueto, sacerdote agostiniano

Beato Giacomo Won Si-bo, martire

Beata Maria Anna di Gesù (Navarro), mercedaria

Beato Rodolfo di Berna, martire

Servo di Dio Max Joseph Metzger, martire (Chiesa Luterana)

E ben due ”Roberto” per cui la scelta non può essere che per:

Roberto di Molesme, in francese Robert de Molesme (1024 circa – Molesme, 17 aprile 1111), monaco benedettino, uno dei fondatori dell’Ordine dei Cistercensi. Ebbe origine e nome dall’abbazia di Cîteaux (in latino Cistercium), in Borgogna, nel 1098. Sorse all’interno della congregazione cluniacense, (sempre all’interno dell’Ordine Benedettino e dall’Abbazia di Cluny) dal desiderio di maggiore austerità di alcuni monaci e da quello di ritornare alla stretta osservanza della regola di san Benedetto e al lavoro manuale.

Roberto nacque da una ricca famiglia dello Champagne, ma rimase colpito, durante una delle ricorrenti carestie, dal modo in cui i monaci donavano tutto quello che avevano, arrivando alcune volte fino alla morte per stenti. Entrato in convento e divenuto priore se ne distaccò deluso dal poco zelo dei confratelli, così che si ritirò come eremita in una foresta.

Poi decise di fondare unmonastero a Mlesme di chiedere ilpermesso per una nuova regola al Papa.

Nel 1082 Molesme attrasse anche San Bruno e i suoi seguaci, che poco dopo si portarono verso le montagne di Grenoble dove fondarono l’Ordine Certosino.

Ma Roberto non era ancora contento e dopo essersi rivolto nuovamente alla vita da anacoreta, nei primi mesi del 1098, forse il 21 di marzo, San Benedetto, Roberto e 21 monaci su un terreno donato da un suo parente, in una zona boschiva, ricca d’acqua e solitaria, che era chiamata Citeaux dal latino Cistercium con il significato probabile di “al di qua della terza pietra miliare” cioè cis tertium lapidem miliarium, lungo l’antica strada che univa Langres e Chalon-sur-Saone, fondarono il nuovo Ordine ed il nuovo monastero che doveva espandersi ovunque.

Per dire solo dell’Italia: Camaldoli e Vallombrosa, Chiaravalle, di San Bernardo, parente e fondatore dei templari; quella splendida e desolata, con la spada nella roccia, di San Galgano, dove frati sconsiderati vendettero anche il piombo del tetto, facendo cadere in una rovina peraltro tanto suggestiva l’abbazia. Casamari a Frosinone o Badia del Buonsollazzo a Monte Senario di Firenze.

L’architettura cistercense improntò di sé tutta la storia dell’arte europea, con i suoi altissimi esempi di Altacomba, nucleo originario dei Savoia che sono là seppelliti. O di Melrose in Scozia, ricordata molte volte da Sir Walter Scott. Ma sono presenti dalla Polonia alla Svezia al Portogallo.

Si può dire che l’espandersi della Regola cistercense, con le grange, fattorie annesse alle abbazie dove lavoravano anche molti laici che vivevano sotto la Regola, e con un sistema di divisione del lavoro molto avanzato, con tecniche agricole e industriali innovative, opere di ingegneria idraulica, di bonifica, di architettura, di lavorazione di manoscritti, allevamento e commercio, realizzò per prima un’unità europea, da parte di religiosi che dicevano di volersi staccare da un ondo che conoscevano e nel qale sapevano stare, meglio degli altri!

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Abbazia di Chiaravalle

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Un tipica abbazia cistercense, con le sue zone produttive ed i suoi terreni

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Affresco nel Chiostro dell’Abbazia di Chiaravalle nei pressi di Milano

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Cistercensi in adorazione, forse proprio San Roberto e San Bernardo

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Cistercensi all’opera

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San Galgano

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