Il 14 aprile è il 104º giorno del Calendario Gregoriano (il 105º negli anni bisestili). Mancano 261 giorni alla fine dell’anno.
Oggi, il Cristianesimo ricorda il “carattere eroico” di:
Sant’Alfonso da Siviglia, mercedario
Santi Antonio, Giovanni ed Eustazio, martiri
Sant’Asaco (Asico), vescovo
San Benedetto di Hermillon
San Bernardo di Tiron, abate
Sante Bernica, Prosdoca e Domenica, martiri
San Frontone, abate in Egitto
San Giovanni di Montemarano, vescovo
San Lamberto di Lione, vescovo
Santa Liduina, vergine
San Pietro Gonzales (detto S. Telmo), domenicano
San Pretestato di Rouen, vescovo
San Tiburzio, san Valeriano, e san Massimo, martiri di Roma
Santa Tomaide d’Alessandria, martire
San Valeriano, martire a Cumiana
Beato Filippo di Vercelli Domenicano
Beata Isabella (Josefina Calduch Rovira) Vergine e martire
San Massimo
Sarebbe più giusto parlare di Massimo, Valeriano e Tiburzio, visto che la loro fede ed il loro martirio li accomuna.
Valeriano era sposo di Cecilia e da lei convertito, fu battezzato dal papa Urbano I (222-230) e a sua volta convertì al cristianesimo il fratello Tiburzio, ambedue furono condannati a morte dal prefetto Almachio, che li affidò al “cornicularius” Massimo, (ufficiale in seconda del console, in pratica un sottufficiale che si occupava di cose amministrative, dell’archiviazione di documenti, ma anche della guardia pretoriana) il quale prima di fare eseguire la sentenza, si convertì anche lui, venendo così condannato e ucciso qualche giorno dopo.
Furono martirizzati e sepolti in un posto chiamato Pagus, il che vuol dire tutto e nulla, visto che indica un luogo rurale, del contado (termine da cui deriva: pagano, come culto legato alla terra) a quattro miglia da Roma, ma che non è stato identificato.
I loro sepolcri furono restaurati da diversi Papi e poi le lro reliquie furono trasferite nella basilica di S. Cecilia a Trastevere.

Serie di affreschi, commissionati dai Bentivoglio, signori di Bologna, per illustrare la vicenda dei tre santi. Opera del “Francia”, di Aspertini ed altri