Il Santo del giorno, 10 Novembre: Leone I°, Leone Magno, che riuscì (con tanto oro!) a fermare Attila

 

Un “Leone” toscano, forse di Volterra, che lottò contro tante eresie, ma è passato alla storia, con tanta fantasia, per essere il papa che fermò Attila, il quale in verità, dopo la sconfitta dei Campi Catalaunici, era sceso nuovamente in Italia solo per depredare e per andarsene dopo aver ottenuto un “riscatto”!

 

Leone I, detto anche Leone Magno(Toscana, 390 circa – Roma, 10 novembre 461), fu il 45° vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica. Il suo pontificato va dal 29 settembre 440 alla sua morte, il 10 novembre del 461.

Il pontificato di Leone, come quello di Gregorio I, fu il più significativo e importante dell’antichità cristiana.

 

 

In un periodo in cui la Chiesa stava sperimentando grandi ostacoli al suo progresso, in conseguenza della “rapida” disintegrazione dell’Impero Romano d’Occidente, mentre l’oriente era profondamente agitato da controversie dogmatiche, questo Papa guidò autorevolmenteil destino della Chiesa romana.

Secondo il Liber Pontificalis, Leone nacque in Toscana, forse a Volterrain una data ignota. Suo padre si chiamava Quintianus. Le prime evidenze storiche certe su Leone lo individuano come diacono della Chiesa romana.

Durante questo periodo, comunque, era già noto al di fuori di Roma e aveva delle relazioni con la Gallia, dove fu inviato , per ricomporre dispute politiche e di potere.

Alla morte di Sisto III (19 agosto 440), Leone si trovava ancora in Gallia, ma fu acclamato all’unanimità, dal popolo e dal clero, come legittimo successore al soglio pontificio. Fu consacrato appena rientrato a Roma, il 29 settembre.

 

 

Avrebbe guidato la Chiesa romana per i successivi 21 anni e in questo periodo ne avrebbe stabilito la centralità rispetto alle altre Chiese.

L’intento principale di Leone era quello di sostenere l’unità della Chiesa.

Non molto dopo la sua elevazione alla cattedra di Pietro, si vide costretto a combattere energicamente le eresie che minacciavano seriamente l’ortodossia della Chiesa: ora ad Aquileia, dove presbiteri, diaconi, e chierici seguaci di Pelagio,un monaco britannico, che aveva saccheggiato Roma assieme ai Visigoti, che venivano riammessi alla comunione senza un’abiura esplicita della loro posizione.

Ma dietro vi era tutta una dottrina “eretica”, il Pelagismoappunto, che negava il peccato originale, faceva leva sulla volontà umana per raggiungre il bene, con un individualismo davvero moderno, antesignano del libero arbitrio! negando ogni intervento divino per ottenere la grazia! Adamo aveva solo dato un cattivo esempio; Gesù uno ottimo: ora stava solo all’uomo di scegliere!

Poi Leone, come l’animale di cui portava il nome, si dovette battere contro i manicheifuggiti dall’Africa invasa dai Vandali, che si erano stabiliti a Roma, e vi avevano fondato una comunità segreta. Contro questi seguaci di Mani(un predicatore persiano ,con un rigido dualismo male/bene ed una via al bene di stampo buddista, con forti accenti gnostici contrari ai dogmi cristiani) ottenne anche editti e leggi imperiali.

Poi era la volta del Tarragonense, dove fioriva il Priscillianesimo (dal vescovo martire spagnolo, per mano dei Romani su denuncia dei cristiani perchè ritenuto un mago!Priscilliano, forse della Galizia e forse sepolto nella Cattedrale di Santjago di Compostela, che da lui e dalla sua forte credenza nell’credenza in astrologia e nelle stelle, forse, potrebbe aver preso il nome! anche qui dottrina, con un forte dualismo gnostico, visioni magiche e gnostiche)

Contro tutti gli altri movimenti, ottenne dall’Imperatore un editto, in cui si riconosceva il primato del vescovo di Roma, basato sui meriti di Pietro, la dignità della città, e il Credo di Nicea e si ordinava, assolutamente, di non opporsi alle decisioni della Chiesa, che avrebbero avuto forza di legge!

Quindi chiese ed ottenne ferrea disciplina da parte degli ecclesiatici e poi si gettò nella lotta contro il Monofisismo, che assumendo una dottrina praticamente inversa all’arianesimo, tendeva a sottolineare con tanta forza la natura divina del Cristo, da giungere quasi a non riconoscere più quella umana. Dottrina che si stava sempre più espandendo nell’Impero d’Oriente, sostenuta anche dalla corte.

Nel febbraio del 450 l’imperatore d’Occidente Valentiniano III e sua madre Galla Placidia compirono un pellegrinaggio a Roma, e Leone approfittò dell’occasione per supplicarli di intervenire presso Teodosio II, imperatore d’Oriente, al fine di convocare un nuovo concilio che ristabilì la dottrina emanata da Roma.

Dopo aver eliminato il canone che elevava il Patriarcato di Costantinopoli alla pari della Sede di Roma, diminuendo i privilegi degli antichi patriarchi Orientali, Leone pubblicò una lettera circolare che confermava la sua definizione dogmatica

Nel 452, su richiesta dell’imperatore, Leone fece parte dell’ambasceria, che si recò in Italia settentrionale ad incontrare Attila nel tentativo di dissuaderlo dal procedere nella sua avanzata contro Roma. L’incontro avvenne nei pressi di Mantova, e la delegazione romana ottenne la promessa di un ritiro dall’Italia e dell’avvio di negoziati di pace con l’imperatore. Gli storici moderni ritengono molto sopravvalutato, per motivi agiografici, il ruolo svolto da Leone nella vicenda. Non si può comunque escludere che il papa sia riuscito a convincere Attila, con il pagamento di un forte tributo!!!, mentre una tradizione vuole che il superstizioso re barbaro fosse in parte trattenuto nell’impresa, dal timore della morte che aveva colto Alarico I, re dei Visigoti, subito dopo il sacco di Roma (alla presenza di Pelagio e dei suoi vescovi e preti).

Quando, nel 455, la città fu invasa e per due settimane depredata dai Vandali di Genserico, l’intercessione di Leone ottenne la promessa che le vite degli abitanti sarebbero state risparmiate, come anche le tre maggiori basiliche (San Pietro, San Paolo e San Giovanni in Laterano); in esse trovò rifugio la popolazione durante i giorni del saccheggio.

Questi avvenimenti dimostrano che l’alta autorità morale goduta dal papa si manifestava anche negli affari temporali.

Leone fu sempre ben introdotto negli ambienti della corte imperiale d’Occidente, tanto che, in occasione della visita a Roma (450) dell’Imperatore Valentiniano III, accompagnato dalla moglie Licinia Eudossia e dalla madre Galla Placidia, la famiglia imperiale e tutto il suo seguito partecipò alle solenni celebrazioni liturgiche tenute in occasione della festa della Cathedra Petri (22 febbraio).

Leone, nel suo infinito attivismo, era anche molto solerte nel far costruire e restaurare chiese: tante ne edificò di nuove e tante ne restaurò, tra quelle che oggi consideriamo più antiche ed importanti.

Leone non fu meno attivo nell’elevazione spirituale delle congregazioni romane, ed i suoi sermoni, dei quali sono conservati ben 96, sono straordinari per la loro profondità, chiarezza di dizione ed elevatezza di stile.

Delle sue lettere, che sono di grande importanza per la storia della chiesa, se ne conservano 143, oltre ad altre 30 che gli furono inviate.

Leone morì il 10 novembre 461 e fu sepolto nel vestibolo di San Pietro sul Vaticano.

Nel 688 papa Sergio I fece traslare il corpo all’interno della basilica, e vi fece erigere sopra un altare; si trattò del primo pontefice deposto all’interno della basilica. Attualmente i resti di Leone si trovano in San Pietro, sotto l’altare della cappella della Madonna della Colonna, a lui dedicato, dove furono traslati nel 1715.

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