Il 75° DELLA LIBERAZIONE CON UNO STRASCICO DI POLEMICHE
Sono davvero dispiaciuto che la mia assenza abbia coinvolto Giuseppe Vezzoni senza colpa in una polemica che non merita. Mi è giunta infatti l’eco del commento di cui il presidente dell’ANPI Cipollini ha gratificato la commemorazione di sabato scorso per la ricorrenza della liberazione di Pietrasanta. L’aver chiamato “esternazioni” quelle dell’oratore senza averle nemmeno ascoltate, manifesta una predisposizione d’animo intollerante e antidemocratica che posso aspettarmi da uno con tre narici, ma davvero non da un uomo di cultura. Non me l’aspettavo né nei confronti del testo, che non contiene niente di più che verità accertate storicamente, né nei confronti di chi lo ha letto, che si è limitato a chiosare alcune parti inserendovi, a braccio, alcune informazioni aggiuntive anche esse storicamente incontrovertibili e tra l’altro innocue per la memoria resistenziale.
Il testo che ho preparato, se ci si prende la pena di leggerlo, parla di Resistenza, di Liberazione, di deportazioni e stragi nazifasciste, della resistenza delle donne versiliesi, della medaglia d’argento dello scorso anno e dell’esempio di Valdicastello, del caro professore partigiano Conte Giò… insomma, proprio quello che anche il Neri Ettore, mi è sembrato, si auspicava da un’orazione per quel giorno. Nella relazione ho sposato persino la posizione del Cipollini sulla data effettiva dell’ingresso dei partigiani a Pietrasanta. Sai che razza di esternazioni, quindi…. Probabilmente ANPI e compagni non hanno ascoltato, intenti com’erano a rosicare fra loro per una celebrazione della Liberazione che si svolgeva senza un sindaco comunista a presenziare. Per loro si tratta di una specie di discesa agli inferi. Ma che ci si può fare? Aspettino il prossimo giro e si impegnino a vincere le elezioni. Del resto questa è la democrazia su cui si sciacquano la bocca di continuo e che ci vorrebbero venire a insegnare: perché la rinnegano quando li penalizza? Sempre dell’amico Neri ho notato un commento poco lusinghiero, non solo dell’intera relazione, che ha definito “noiosa”, ma in particolare della mia annotazione critica sui bombardamenti alleati: in effetti può non apprezzarla, lo ammetto, essendo lui fondamentalmente di cromosoma comunista, ma può negare sul piano della verità storica che in Versilia centinaia di persone innocenti, non necessariamente coinvolte col regime fascista, sono morte sotto le bombe alleate, piovute perfino di notte per far più vittime? Può negare che lo sfollamento infernale e la risalita affannosa e caotica sui monti della Versilia sono stati causati soprattutto da quelle bombe, più che dalle fallimentari ordinanze dei nazisti verso Sala Baganza? Può negare che i ritardi e le incertezze degli alleati a sfondare il fronte sull’Arno sono stati concausa di tanti dolori per la gente di Versilia? Al Neri non è piaciuto nemmeno sentir dire che i partigiani prelevavano dei padri di famiglia da casa e li portavano sul Gabberi per ammazzarli in modo sanguinario. Povera anima, lo capisco, ma questa è la storia, non è una barzelletta che mi invento io. Può forse qualcuno affermare che si tratta di falsità? Facciamo l’elenco? Facciamo di nuovo nomi e cognomi? Vogliamo tornare a parlare nel dettaglio della damigiana messa in collo a cardiopatici di sessant’anni per salire sul Corchia o sul Gabberi e lì essere trucidati? Sai Giuseppe, se questi guardiani del faro resistenziale avessero ascoltato con disponibilità e spirito di tolleranza la relazione, si sarebbero accorti senz’altro che nel testo ci si limitava, senza offender nessuno e senza attaccare nessun mito, ad offrire semplicemente dopo 75 anni un punto di vista un po’ originale, che abbracciava “tutto” quel che era successo e non solo quello che piace sentir dire a una parte, per invocare un MAI PIU’! che davvero sia valido per tutti. Non è stato forse il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad affermare che “ci si può ormai ritrovare, superando vecchie laceranti divisioni, nel riconoscimento e nel significato della Resistenza, pur senza ignorare zone d’ombra, eccessi e aberrazioni”?
Se il gran sacerdote Cipollini fosse rimasto ad ascoltare o si fosse fatto dare almeno una copia dell’orazione, si sarebbe accorto tra l’altro che nessuno – e sottolineo nessuno – si è sognato di fare confronti, tanto meno “statistici”, fra efferatezze e uccisioni. L’oratore si è limitato a dire che la gente semplice, quei civili innocenti, impauriti e attesisti che fondamentalmente non avevano dato il proprio consenso né alla guerra militare né a quella civile, hanno pagato pegno sia sull’una che sull’altra sponda e, in particolare, sotto i bombardamenti il prezzo è stato addirittura usurario. Forse, il Cipollini e il Neri vogliono affermare che i bombardamenti di decine e decine di migliaia di civili in Italia furono un male necessario? Lo dicano. Io non lo dico. Forse vogliono ricordarci che se cascavano le bombe su obiettivi civili, e se i partigiani ammazzavano e nascondevano i cadaveri delle loro vittime, il peccato originale era dei fascisti che avevano cominciato la loro guerra sbagliata? Benissimo. Peccato che nell’orazione alla fine questo fosse scritto, e pure a chiare lettere, ma non lo hanno udito, perché sono degli arroganti. Per i comunisti e l’ANPI, in materia di guerra di liberazione, tutto è chiaro, tutto è limpido, tutto è già scritto. Da loro naturalmente. Niente va aggiunto da parte di chi non sia validato dall’ANPI, perché si è tutti a rischio di eresia. Tanto più se non stanno loro sul palco a concionare e la piazza è in mano ad altri. Con questo metodo, il Cipollini, assieme ai suoi cari, non si accorge di metter la testa sotto terra, perché non solo non si avvede dell’avanzamento enorme degli studi su quel periodo, che hanno smentito e travolto prima di tutto proprio il suo contributo storiografico, ormai sepolto e dimenticato. Ma il peggio è che prende carta e penna per pontificare e ricordare a tutti noi che invece di ascoltare l’orazione, lui se ne è andato sdegnosamente a far altro. Un ben arrogante modo di confrontarsi, una bella mancanza di rispetto per le istituzioni democraticamente elette. A Cipollini piace assegnare patenti di attendibilità storica agli altri, ma forse farebbe meglio a pensare alle macerie che lui stesso si è lasciato dietro, “okkupando” per anni gli spazi del Comitato per le Onoranze di Sant’Anna, da cui ha dispensato inesattezze e falsi storici imperdonabili e incancellabili, come quelli su Reder e sul manifesto dei partigiani, con cui ci ha narcotizzati per decenni ritardando l’avanzamento delle ricerche, per essere alla fine smentito clamorosamente dalla storia e financo dai processi penali.
Di solito evitare polemiche, e tanto più su questi argomenti, ma l’intolleranza di questi gendarmi della memoria è talmente fuori dal tempo che appare ormai solo un fenomeno quasi goliardico. Tuttavia è sgradevole il giusto, tanto da meritare almeno una risposta. Meno male, comunque, che è stato pubblicato il testo dell’orazione, almeno chiunque la può misurare e valutare. Spero venga letto dagli appassionati. Certo, a qualcuno potrà ideologicamente non piacere, perché non sottace quello che per decenni si è volutamente sottaciuto. Lo capisco. Ma certo di bugie non se ne troveranno, perché non ce ne sono, e se la lingua batte dove il dente duole, saranno pure affari loro. Io sono qui che aspetto che qualcuno mi dica che ci sta scritta sopra un’inesattezza o una bugia. La ricerca storica va avanti come una mandria in cammino che supera ogni steccato, e la revisione di vecchie tesi superate non solo è legittima, ma doverosa, se fondata sulla verità delle fonti e non sul partito preso. Altre novità ci attendono. Sottolineo il preziosissimo lavoro di Giuseppe Vezzoni.
Lorenzo Alessandrini, 25.9.2019