I GIORNI DEL ” LUME A MARZO “

” All’entrare di Marzo, per sei sere non ininterrotte, tre avanti, cioè, e tre dopo, gli fanno lume, dando fuoco a poca legna in piccola distanza della casa. Il credono questo mese infausto, e per renderselo propizio gli usano questa cerimonia.”
E’ un capitolo della relazione del parroco di Villafranca (Forlì) inviata nel 1811 al podestà di Forli, relativa ai quesiti dell’inchiesta napoleonica sui costumi e le usanze dei contadini di Romagna.
Lume a Marzo (Lòm a Merz in dialetto) è un’antica tradizione che vedeva le campagne accendersi sul finire di febbraio (le date buone sono gli ultimi tre giorni di febbraio e i primi tre di marzo).
In questi giorni si accendevano, nei campi, grandi falò propiziatori. I falò di Marzo in origine sancivano probabilmente un capodanno della natura, la fine dell’anno vecchio e l’avvento di quello nuovo e bruciavano così il tempo passato ormai infruttifero, salutando la nuova stagione : infatti nell’Antica Roma e presso altre popolazioni antiche l’anno cominciava il primo marzo.
Il fuoco è un forte simbolo di rinascita: i grandi falò si accendevano per svegliare la vita della campagna dopo il lungo letargo invernale.

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