Fumare in spiaggia fa male alla salute e all’ambiente

Negli ultimi tempi si ha la sensazione che l’attenzione alla necessità di limitare il fumo si sia piuttosto allentata rispetto a venti anni fa quando fu approvata la Legge Sirchia (art.51 legge 3/2003), entrata poi in vigore il 10 gennaio 2005, che ha previsto il divieto di fumo nei locali pubblici chiusi, luoghi di lavoro e strutture del settore dell’ospitalità, permettendo così di tutelare la salute dei non fumatori.
Ora sembra che il ministero della salute stia studiando una nuova stretta sul fumo da sigaretta, anche quella elettronica e anche all’aperto. Pare che fra le misure allo studio ci sia il divieto di fumo anche se si e’ seduti ai tavoli all’esterno di un locale pubblico. Vietato fumare anche alle fermate all’aperto di metro, bus, traghetti, nei parchi se in presenza di bambini e donne incinte (ma l’ipotesi più restrittiva prevederebbe lo stop nei parchi pubblici in qualsiasi caso). Allo studio ci sarebbe anche l’eliminazione delle sale fumatori negli aeroporti e nei ristoranti al chiuso.
D’altra parte è’ ormai accertato che il fumo da tabacco è tra le cause più rilevanti di malattia e morte, essendo fattore di rischio per diversi tipi di tumore, per patologie respiratorie, cardiovascolari e tante altre malattie non neoplastiche. (Vedi ISS, OMS, dati statistici)
È’ evidente che il fumo fa male alla salute ed anche il fumo passivo costituisce un rischio che va eliminato. E’ ormai ampiamente dimostrato che l’esposizione al fumo di tabacco ambientale costituisce secondo la Enviromental Protectiono Agency (EPA) “uno dei più diffusi e pericolosi fattori inquinanti dell’aria degli ambienti confinanti” un rischio sanitario significativo per i non fumatori. Il Surgeon General degli USA e la National Accademy of Sciences sono giunti alla conclusione che anche il fumo passivo è in grado di indurre il cancro polmonare nei fumatori e che i figli di genitori fumatori hanno una maggiore incidenza di polmoniti, di bronchiti e crisi asmatiche rispetto ai figli di genitori non fumatori.
Il fumo in spiaggia
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In questo articolo trattiamo di una specifica situazione, le spiagge. Sarà capitato a tutti di rilassarsi sotto l’ombrellone e dover respirare il fumo di un vicino che non ha niente di meglio da fare che accendersi una sigaretta dopo l’altra.
Attualmente non esistono normative a livello nazionale che vietino il fumo in spiaggia, lasciando la massima discrezionalità agli enti locali. Sono, quindi, i Comuni, oppure le normative regionali, che regolamentano il fumo in spiaggia.
Talvolta, quando il divieto non sussiste a livello comunale, sono gli stessi gestori degli stabilimenti balneari a scegliere la loro linea d’azione in materia. Il motivo di questa decisione, talvolta presa spontaneamente dai gestori, è facile da comprendere. Oltre a essere una cattiva abitudine per la salute, il fumo della sigaretta è un elemento di disturbo per tutti. Inoltre, il mozzicone di sigaretta che spesso viene gettato nella sabbia può impiegare fino a 10 anni a degradarsi del tutto nell’ambiente. E questo è un problema non solo per il gestore dello stabilimento, il quale si troverà la spiaggia sporca, ma anche e soprattutto per il nostro pianeta. Rappresenta una complicanza per il litorale stesso, che ne verrà inquinato.
Una bassa qualità della spiaggia passa anche dalla presenza di mozziconi abbandonati nella sabbia, e non è sempre facile recuperarli. Ecco perché il divieto di fumo può rivelarsi anche un ottimo strumento per migliorare la gestione della spiaggia e renderla più pulica e accogliente per il turista.
Tutto questo fa sì che sia auspicabile che nel provvedimento allo studio del Ministero della Salute sia inserito il divieto di fumo in tutte le spiagge italiane.
Dati sui mozziconi di sigaretta
La Direttiva Quadro per la Strategia Marina (Direttiva 2008/56/CE) ha introdotto il monitoraggio di numerosi ‘descrittori’ per valutare lo stato di qualità del mare e delle coste. Fra questi il censimento dei rifiuti lungo le spiagge che viene effettuato da parte del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
Nelle spiagge italiane sono monitorati più di 400 oggetti ogni 100 metri. Tre quarti di essi sono di materiale plastico. Meno di 20 rifiuti marini ogni 100 metri di costa è il valore soglia stabilito a livello europeo per definire il buono stato ambientale dell’ambiente marino e costiero.
I mozziconi di sigaretta, dopo i materiali plastici, sono fra i rifiuti più rilevati.

Dati confermati, ad esempio, dal progetto COMMON (COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean sea) che ha raccolto oltre 90mila oggetti sulle spiagge e analizzati mediante protocolli scientifici armonizzati tra i diversi partner del progetto, di questi 17mila (circa il 20%) era rappresentato da mozziconi di sigaretta.
ARPA Toscana, che ha pubblicato i dati del monitoraggio 2022, evidenzia che: “Nel 2022 si registra un incremento degli oggetti rinvenuti soprattutto nella spiaggia di Vittoria Apuana, vicino a Forte dei Marmi, dovuto principalmente ad oggetti in plastica: 286 pezzi di plastica tra 2,5 e 50 centimetri e 248 mozziconi di sigaretta rinvenuti nel corso della campagna autunnale.”
Il mozzicone di una sigaretta senza filtro impiega 6/12 mesi per dissolversi, perché è fatto di sola carta (cellulosa) e fibre vegetali di tabacco, insomma è biodegradabile. La durata del processo varia in funzione della temperatura e dell’umidità del luogo in cui il mozzicone si trova. In particolari condizioni di freddo intenso, per esempio, non vi è praticamente processo di decomposizione e il mozzicone resiste intatto.
Se la sigaretta ha il filtro poi (la maggior parte delle sigarette sono di questo tipo), la storia è molto più lunga. Infatti il filtro è composto di un materiale chimico sintetico che è molto resistente. Dunque, in condizioni normali, saranno necessari dai 5 ai 12 anni di tempo per distruggere il filtro che, in questo periodo, potrebbe non solo sporcare la spiaggia ma anche, magari, soffocare un pesce che dovesse ingoiarlo.