Il 5% della popolazione mondiale in età lavorativa ha una severa malattia mentale e un ulteriore 15% è affetto da una forma più comune.Salute, ‘più di una persona su 6 soffre di problemi mentali’
In Italia, sono 728.338 le persone con problemi di salute mentale assistite dai servizi specialistici nel corso del 2020. I pazienti di sesso femminile sono il 53,6%. La composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (69,0%).
Secondo un rapporto dell’Harvard School of Public Health e del World Economic Forum, recentemente ripreso dall’Economist in un articolo intitolato “Mental illness. The age of unreason”, tra il 2011 e il 2030 il costo delle malattie mentali in tutto il mondo sarà di oltre 16 trilioni di dollari in termini di mancata produzione(in dollari 2010), più di patologie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie croniche e del diabete.
I disturbi mentali, intesi sia come patologie psichiatriche quali ansia, depressione o disturbi bipolari, che neurologici, come Alzheimer e demenze, sono già nei Paesi ad alto reddito la principale causa di perdita di anni di vita per morte prematura e disabilità (17,4%), seguiti dal cancro (15,9%), dalle malattie cardiovascolari (14,8%), dagli infortuni (12.9%) e dalla malattie muscolo-scheletriche (9,2%).
Secondo i dati forniti dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel suo focus “Fare i conti con la salute mentale”, la depressione grave, il disturbo bipolare, la schizofrenia e le altre malattie mentali gravi riducono la speranza di vita in media di 20 anni rispetto alla popolazione generale, in modo analogo alle malattie croniche come le malattie cardiovascolari. Il 5% della popolazione mondiale in età lavorativa ha una severa malattia mentale e un ulteriore 15% è affetto da una forma più comune. Una persona su due, nel corso della vita, avrà esperienza di un problema di salute mentale e ciò ridurrà le prospettive di occupazione, la produttività e i salari.
Un dato è certo: la malattia mentale si fa strada e avanza (nonostante abbia una precisa radice genetica) soprattutto nei paesi più indutrializzati e dove il “benessere” è maggiore!
Ma dopo Covid, guerra, continui problemi ambientali…la malattia mentale è in forte incremento: “Prima della pandemia di Covid-19, i problemi di salute mentale colpivano già una persona su sei nell’Unione europea, pari a circa 84 milioni di cittadini, e la situazione è peggiorata con le crisi senza precedenti vissute negli ultimi anni”. Lo scrive la Commissione europea nella sua nuova strategia dedicata alla salute mentale, sottolineando che “il costo dell’inazione è significativo, pari a 600 miliardi di euro ogni anno, una cifra che vale più del 4% del Pil Ue”. “Nel 2020 – viene evidenziato -, dieci decessi ogni 100mila abitanti Ue sono stati causati dal suicidio. Tra i giovani, il suicidio è ormai la seconda causa di morte”.
Per combattere la tendenza, la Commissione ha presentato un nuovo piano per la salute mentale da 1,23 miliardi di euro. Prevenzione, cure e terapie a prezzi accessibili, un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, tutela di bambini e adolescenti e attenzione ai più vulnerabili ne sono i pilastri. La strategia si compone di 20 iniziative faro e rappresenta “un primo e importante passo per mettere la salute mentale alla pari con la salute fisica” in tutti i settori della società, evidenzia Bruxelles. I finanziamenti saranno resi disponibili da diversi strumenti del bilancio Ue, tra i quali i fondi di coesione Fse+ e Fesr e Horizon Europe.
L’obiettivo di questo pacchetto è innanzitutto agire per “promuovere una buona salute mentale attraverso la prevenzione e la diagnosi precoce, anche attraverso un’iniziativa europea per la prevenzione della depressione e del suicidio, un codice europeo per la salute mentale e il rafforzamento della ricerca sulla salute del cervello”. La seconda priorità di azione riguarda gli investimenti per sostenere i Paesi membri nel mettere in atto “politiche” per rafforzare la salute mentale e migliorare “l’accesso a terapie e cure di qualità”, compresi “programmi di formazione e scambio per professionisti e supporto tecnico per le riforme” nel campo “a livello nazionale”. Bruxelles mette poi in luce l’importanza di “garantire una buona salute mentale sul lavoro sensibilizzando e migliorando la prevenzione”. Questo, spiega l’esecutivo comunitario, “avverrà attraverso campagne di sensibilizzazione” e “una possibile futura iniziativa comune sui rischi psicosociali sul lavoro”. Particolare attenzione viene data alla tutela di bambini e giovani “durante i loro anni più vulnerabili e formativi, in un contesto di crescenti pressioni e sfide”: le misure comprendono “una rete per la salute mentale” a loro dedicata, “un kit di strumenti di prevenzione per i bambini e una migliore protezione online e sui social media”. Allo stesso modo, il sostegno pensato dalla Commissione si rivolge anche ai gruppi vulnerabili: come gli anziani, le persone in situazioni economiche o sociali difficili, le donne vittime di violenza, le persone malate di cancro, i migranti vittime di tratta e in fuga dalle guerre, e i rifugiati ucraini.
Sulla condizione che interessa gli europei, il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas ha commentato: “la salute mentale è l’epidemia silenziosa dell’Europa. Le cifre parlano da sole e sono drammatiche”, evidenziando come la situazione in peggioramneto sia dovuta anche ad “una moltiplicazione dei fattori di stress negli ultimi tre anni”. “La pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica, il costo della vita, i cambiamenti nel mercato del lavoro sono tutti esempi di fattori di stress che causano ansia, paura, angoscia e hanno un impatto diretto sulla salute mentale” ha continuato Schinas, ricordando che almeno un quarto della popolazione vive una condizione di solitudine e mettendo in rilievo “la necessità di rimuovere lo stigma dalla salute mentale”.