Nessuno ha sentito niente, Però tutti sapevano, nonostante fosse occupato da poche settimane, che quell’appartamento era usato come una casa d’appuntamenti. E che la donna uccisa a Cassino, Yirelis Pena Santana, esercitava il mestiere di prostituta. Adesso si cerca il «siciliano» che sarebbe stato il suo protettore. La vittima aveva tre figli, vivono a Santo Domingo con la nonna
La Squadra mobile di Frosinone è sulle tracce dell’uomo che potrebbe fornire molti particolari sulla vita della donna e sul giro di clienti che la donna ospitava nell’appartamento di via Pascoli, nel centro della città.
La trentaquattrenne, uccisa da 12 coltellate, era arrivata in Ciociaria una ventina di giorni fa, da Vercelli, ma dal suo appartamento, al secondo piano, usciva raramente. In pochi l’hanno notata o la ricordano. Persino il suo vicino di casa (colui che poi ha dato l’allarme) l’aveva vista solo pochissime volte. Non conosceva neppure il suo nome.
L’unico elemento utile ai poliziotti è il telefonino della donna, da cui è saltato fuori il nome del «siciliano» che però, nel frattempo, ha fatto perdere le sue tracce. Per il resto si indaga nel mondo della prostituzione: sono state interrogate decine di persone (quasi tutto il vicinato) ma nessuno ha saputo dare indicazioni utili alle indagini. Nessuno ha sentito delle grida o rumori strani provenienti da quell’appartamento. Si sa solo che la vittima aveva tre figli, ma nessuno di loro è a Cassino, probabilmente sono con la nonna nella Repubblica Dominicana. Intanto per domani è prevista l’autopsia.
A scoprire il cadavere era stato il vicino di casa, suo connazionale che già in mattinata aveva notato la porta dell’appartamento aperta, ed accostata. «Ho pensato – racconta – che fosse uscita per fare la spesa al supermercato. Sono andato a fare colazione al bar e non ho dato peso al fatto». Il vicino è poi rincasato verso le 13.45 ed ha notato ancora la porta aperta. A quel punto ha bussato «perché eravamo d’accordo che verso quell’ora sarei passato per controllare la conduttura del gas». Da qualche giorno la donna aveva sentito uno strano odore e, quindi, aveva chiesto al suo connazionale di dare un’occhiata al bocchettone del gas e al tubo dei fornelli.
«Ma quando sono entrato – racconta ancora il testimone – ho visto a terra sangue dappertutto, nell’ingresso e nella stanza adiacente. Ho chiamato, ma nessuno mi ha risposto. A quel punto sono uscito ed ho chiamato la polizia». Sul posto gli agenti del commissariato e della Squadra Mobile di Frosinone che hanno subito sequestrato le telecamere della zona (in particolare di un bar lì vicino). La polizia ha setacciato il palazzo e i secchioni dell’immondizia alla ricerca del coltello usato dall’assassino. Ma non è stato rinvenuto nulla. Di certo c’è invece che gli agenti hanno trovato la donna, in abiti da notte, stesa sul letto. Il volto era sfigurato da una decina di coltellate sul collo e sulla bocca. Un paio anche sul resto del corpo. Tutte inferte con la stessa lama: segno che l’assassino è uno solo e che, dopo il delitto (probabilmente in prima mattinata), si è dileguato tra le vie del centro.