DAL CANCRO ALLA DEPRESSIONE VITAMINA D: L’IMPORTANZA DEL SOLE, COSA NON CI DICONO E VALORI DA RAGGIUNGERE
Vedremo quindi insieme
– i ruoli della vitamina D legati all’insorgenza di molte patologie
– il ruolo del sole per la sua sintetizzazione
– la dissonanza tra aumento di raggi UVB, causa ozono rovinato e diminuzione Vitamina D
– range necessari discordanti
– come l’OMS si stia premunendo di definire le “patologie” di salute mentale in maggior crescita e di come assisterle in particolare con l’assunzione di psicofarmaci.
La vitamina D viene da una produzione endogena a livello cutaneo ed è in sè un pro-ormone. Non è ancora attiva quando noi la produciamo o introduciamo dall’esterno, deve subire due idrossilazioni, una a livello epatico ed una a livello renale, solo allora diventa attiva, quindi vero ormone.
Lo start lo fa comunque il pro-ormone che noi produciamo attraverso la dieta (poca), con il sole (il 90-95%) o con la vitamina D supplementare.
Questo pro ormone è presente nell’organismo in 5 forme. D1, D2, D3, D4, D5 ma le due forme principali che, pur differendo minimamente per la loro struttura chimica, hanno un metabolismo molto simile sono:
– vitamina D3 o colecalciferolo: contenuta in piccola quantità in prodotti di origine animale ma per la maggior parte è prodotta nella cute umana dopo irradazione ultravioletta (UVB con lunghezza d’onda di 290-315 nm) a partire dal 7-deidro-colesterolo;
– vitamina D2 o ergocalciferolo: prodotta solo nei vegetali dall’irradazione UVB a partire dall’ergosterolo e, pertanto, può esser assunta dall’uomo solo con la dieta.
La vitamina D stimola l’assorbimento di calcio e fosfati nell’intestino, è fondamentale per il sistema nervoso e per il cuore.. La sua carenza innesca tantissime patologie e malattie a catena. È stato recentemente evidenziato un positivo effetto della vitamina D nella prevenzione di numerose malattie degenerative, come alcuni tipi di tumore (mammella, prostata, colon), nelle malattie cardiovascolari (infarto, ictus), patologie neurologiche come la demenza ed il morbo Parkinson, nel diabete mellito ed anche in alcune malattie autoimmuni ed infettive, non per ultimo la depressione.
La mancanza di vitamina D è definita ipovitaminosi D.
Pertanto, con il termine di ipovitaminosi D si intende ufficialmente una riduzione dei livelli sierici di 25(OH)-vitamina D (calcifediolo) al di sotto di 30 ng/ml, ulteriormente distinta in:
– insufficienza: 25(OH)-vitamina D compresa fra 20 e 30 ng/ml;
– deficit: 25(OH)-vitamina D <20 ng/ml.
Intossicazione da vitamina D (concentrazione plasmatica maggiore di 150 ng/ml). Segni clinici di intossicazione acuta e cronica da vitamina D sono: nausea, diarrea, poliuria, perdita di peso, ipercalcemia, ipercalciuria, nefrocalcinosi, ridotta funzione renale e calcificazione dei tessuti molli.
Chi risulta carente?
Partendo dal presupposto che “alcune schermature globali”, compresi provvedimenti di protezione UVB rendono tutti noi soggetti a rischio, vi sono alcuni, che per motivi di costituzione fisica e biologica risultano maggiormente sensibili ad un suo deficit:
– donne in menopausa e post menopausa
– persone sopra i 60-65 anni (sopra i 60 e sotto i 20 anni di età la produzione può richiedere un tempo anche 4 volte superiore. L’età avanzata riduce anche la capacità di sintesi indotta dagli UVB. Dopo dosi uguali di esposizione alla luce solare, una persona di 70 anni produce il 75% in meno divitamina D3 di una persona di 20 anni)
insufficienza di vitamina D associate all’obesità è probabilmente dovuto alla diminuzione della biodisponibilità di vitamina D, da fonti cutanee e alimentari, a causa della sua deposizione in compartimenti di grasso corporeo.
altri fattori:
Maggiore distanza dall’equatore
Stagione invernale
Cute pigmentata
Carcerati o costretto a domicilio
Cover-Up di abbigliamento e / o la protezione solare
Inquinamento atmosferico
Malassorbimento
Malattia renale
Malattia del fegato
Farmaci: anticonvulsivanti, glucocorticoidi, farmaci antirigetto, e del virus dell’immunodeficienza umana
Studi epidemiologici dimostrato che oggi giorno la carenza di Vitamina D è sempre più diffusa,senza distinzione di età.
Anche ragazze molto giovani ne soffrono prima ancora di raggiungere il picco di maturazione ossea (25 anni), in parte dovuto all’alimentazione, alla magrezza (la vitamina D si registra nella massa adiposa..)
Difatti, come vedremo, carenza di Vitamina D è correlata a così tanti fattori e così tante patologie che diventa essenziale un controllo di check up almeno una volta all’anno e questo la maggior parte dei medici di base non lo fanno fare.
È presente in più del 50% dei giovani adulti e bambini apparentemente sani. La terza National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES III) ha riportato che la carenza di vitamina Dnegli Stati Uniti risulta tra il 25% e il 57% degli adulti.
Carenza Vitamina D nei bambini
Come recitano la stessa OMS e FAO, i bambini costituiscono una popolazione a rischio di carenza di vitamina D a causa delle grandi esigenze di vitamina D necessarie per la crescita scheletrica. Alla nascita, i neonati hanno acquisito la vitamina attraverso l’utero ma indagini di neonati francese ha rivelato che il 64% aveva valori di 25-OH-D inferiore a 30 nmol / l, ( limite inferiore del range di normalità). Inoltre il latte materno, seppur ricco di tantissimi nutrienti e stimolatori immunitari, è carente di questo pro-ormone.. Questo problema è ulteriormente aggravato in alcuni neonati da una restrizione in esposizione ai raggi ultravioletti (UV) per la stagione, latitudine, culturali, o ragioni sociali. I bambini nati nei mesi autunnali a latitudini estreme sono particolarmente a rischio perché trascorrono i primi 6 mesi di vita in ambienti chiusi e quindi hanno scarse possibilità di sintetizzare la vitamina D nella loro pelle.
Negli USA obesità e carenza di vitamina D nei bambini sono considerate le due epidemie più importanti.
Purtroppo la vita al chiuso riduce ulteriormente la sua sintetizzazione attraverso il sole, per questo diventa importante vivere i raggi solari il più possibile.
Nella tabella potete vedere gli orari in cui il sole è alto quanto basta per far passare gli UVB e consentire, quindi, la sintesi della vitamina D in Italia.
Come ottenere la vitamina D
Ci sono solo due vie affidabili:
- esposizione ai raggi ultravioletti più corti (UVB);
- integratori di vitamina D3.
I pochi cibi che contengono vitamina D non ne contengono a sufficienza per essere considerati come fonte affidabile, dunque rimangono solo l’esposizione agli UVB e l’integrazione di D3.
La cura del sole
Per decenni, i malati di Tbc, prima che fossero disponibili gli antibiotici, venivano mandati in luoghi esposti al sole per sottoporsi a elioterapia, senza conoscere il perchè delle guarigioni. Ora, per la prima volta, lo studio della Queen Mary University di Londra evidenzia che la vitamina D ad alto dosaggio, somministrata in aggiunta alla terapia antibiotica, aiuta i pazienti a recuperare più rapidamente grazie a una migliore risposta immunitaria. «Fino a pochi anni fa, infatti, si credeva che fosse l’abbinamento sole, aria pura e frizzante della montagna – spiega Giancarlo Isaia, geriatra ed esperto di malattie metaboliche dell’osso all’università di Torino delle Molinette – a produrre le guarigioni, ma oggi c’è la conferma che il sole metabolizzando la vitamina, aumenta la capacità immunitaria dell’organismo, tanto da contribuire a debellare le infezioni da Tbc».
E ormai noto che il 90-95% della nostra vitamina D viene dall’irradiazione della pelle da parte della luce solare.
Sappiamo anche che l’irradiazione del sole è insufficiente per la maggior parte dell’anno alle nostre latitudini e solo pochi mesi all’anno le irradiazioni ultraviolette hanno un quantitativo ottimale tale da determinare una buona produzione cutanea di Vitamina D.
Il sole agisce su un derivato della cute che diminuisce drasticamente nei soggetti anziani, il 7-deidro-colesterolo, che produce un derivato inattivo che poi si convertirà in Vitamina D attraverso i due passaggi di idrossilazione.
30 MINUTI AL GIORNO DI UVB
L’OMS indica che 30 minuti di esposizione senza schermo solare a buoni UVB a braccia e viso sono sufficienti per la riserva quotidiana di Vitamina D.
L’esposizione agli UVB solari richiede che il sole sia alto più di 45° dall’orizzonte, e ciò può essere valutato con una prova semplice: se, stando in piedi su una superficie piana, la propria ombra è più corta della propria altezza, allora la produzione di vitamina D può avere luogo!
In questo modo si verificano semplicemente ed automaticamente tre dei molti fattori che influenzano la sintesi solare della vitamina D: latitudine, stagione e orario di esposizione; più è alto il sole, comunque, più la produzione è efficiente, quindi sono sempre da preferire le ore centrali della giornata, e senza creme solari (a partire dal fattore SPF 8, bloccano almeno il 95% dei raggi ultravioletti oltre ad essere cancerogene).
- CREME SOLARI TOSSICHE,interferiscono con gli ormoni e dopo qualche ora rilasciano radicali liberi
- CREME SOLARI: VITAMINA A ,RETINILE PALMITATO CANCEROGENO,TOSSICO
- CREMA SOLARE NEUTROGENA TOSSICA E DANNOSA PER ADULTI E BAMBINI
Vi sono però alcuni fattori bloccanti importanti che l’ OMS evidenzia:
- pigmentazione della pelle (presenza di pigmenti scuri interferisce con il processo sintetico perché la luce UV non può raggiungere l’appropriato strato di pelle)
- abbigliamento-pressoché completa copertura della pelle per motivi medici, sociali, culturali,strutturale, o per motivi religiosi – che lascia la pelle insufficientemente esposta alla luce solare
- protezione solare, l’uso diffuso e abbondante di creme solari, colpisce in modo deleterio la sintesi della vitamina D. Una protezione del 15 blocca del 99% la sintesi della vitamina.
1)Le nubi sottili lasciano passare oltre il 90% della RUV solare
2) La neve fresca riflette fino all’80% della radiazione UV-B
3) Il 60% della dose giornaliera di RUV solare arriva a terra nell’intervallo 10 :- 14
4) L’intensità della radiazione UV aumenta del 4% per ogni 300 metri d’incremento dell’altitudine
5) La dose annuale di RUV dei lavoratori al coperto è il 10-20% di quella dei lavoratori all’esterno
6) L’ombra riduce l’intensità della RUV di oltre il 50%
7) A mezzo metro di profondità l’intensità della RUV è il 40% del valore in superficie
8) La sabbia riflette la RUV fino al 25%
Poiché non tutti questi problemi possono essere risolti in tutte le posizioni geografiche, in particolare durante l’inverno a latitudini superiori a 42 °( intorno a Roma) dove la sintesi è virtualmente pari a zero, si raccomanda che gli individui che non sintetizzano la vitamina D correggano il loro status di vitamina D consumando le quantità appropriata per la loro fascia di età.
Tutto questo l’OMS e la FAO lo dichiaravano nel lontano 1998 quando la Vitamina D era ancora solo essenzialmente legata alla fissazione del calcio!!
http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/42716/1/9241546123.pdf?ua=1
Ufficialmente anche i fattori ambientali influenzano la produzione di vitamina D: l’altitudine (in montagna l’atmosfera filtra meno raggi UVB rispetto al mare, quindi la produzione è più efficiente),la presenza di nuvole (riflettono molti UVB indietro nello spazio, anche se è instabile e non completamente vero il concetto, i raggi UV possono attraversare anche la nuvolosità fine),l’inquinamento (il particolato fine sospeso nell’atmosfera può sia assorbire che riflettere gli UVB), i vetri (bloccano tutti gli UVB).
Ed è sui due punti evidenziati che inizia la vera confusione informativa, sino ad arrivare dissociativa, contraddittoria palesemente manipolata.
La presenza di nuvole, inquinamento, assottigliamento di ozono, dove sta la verità informativa?
Proviamo a non darci nessun tipo di risposta, proviamo semplicemente ad osservare il cielo, osservare i dati che ci forniscono e proviamo a porci semplici domande, lasciando che i pezzi si incastrino da soli.
Ci dicono che in generale le nubi diminuiscono la quantità di energia solare in arrivo. Un cielo con nuvole sparse, attenua del 10% l’intensità dei raggi UV. La frazione in arrivo al suolo si riduce del 25 % circa con cielo molto nuvoloso ma con cielo coperto l’attenuazione raggiunge il 70 % circa.
Quindi ammettendo un cielo “normale” come quello che viviamo, (foto sopra- basta comunque alzare gli occhi al cielo), secondo il dire militare-ufficile queste situazioni VISIBILI, sole offuscato per tantissimi giorni all’anno, porterebbero una riduzione dei raggi UV dal 10 al 70%, quindi un rischio di danno da UVB in alcuni casi decisamente ridotto.
Immaginiamo poi a latitudini di per se poco favorevoli in pratica i raggi UVB non dovrebbero minimamente arrivare.
Se poi aggiungono che il particolato sospeso (teniamo conto anche dell’effetto correnti aeree che trasportano, quindi non pensiamo solo alla nuvoletta di smog sopra la testa) riflette anche lui i raggi, città come Monaco,Parigi.. dove tra nuvolosità vera e chimica( nanoparticolato ) e profusa, inquinamento e latitudine si ritrovano veramente in una situazione decisamente al sicuro contro i danni UVB… ma come loro potremmo portare tanti esempi. Eppure l’allerta UVB è altissima.Nonostante la realtà tangibile e visibile della maggior parte dei paesi industrializzati, proprio in questi paesi la campagna contro gli UVB è forte.
Teoricamente in sempre più vaste regioni, dove gli UVB quasi non “dovrebbero arrivare”, siamo “costretti” sotto minaccia cancro a schermare il corpo con creme, vestiti, addirittura non uscendo di casa..
(Ritornando in parentesi alla nostra Vitamina D perciò? Come pensano potremmo assumerla?)
La spiegazione a tutto questo non è facile, anzi razionalmente e per logica aristotelica non esisterebbe, in realtà gli organi di controllo sono riusciti a diffondere alcune notizie, che prese singolarmente potrebbero giustificare questo doversi proteggere dagli UVB.. “lo strato di ozono si sta riducendo”, si è ridotto sino a creare un vero buco in particolare nella zona antartica, quindi i raggi UVB possono entrare in maggior quantità, e “lo si sente”, “dicono”.. quindi è bene proteggersi. Infatti, sostengono che per colpa del sole si ha un aumento di tumori alla pelle etc…
L’EPA dichiara che lo strato di ozono è danneggiato ma grazie ai “provvedimenti” e piano d’azione preso, entro il 2065 sarà riparato.
Essendo danneggiato, ricordate quindi, che gli UVB entrano maggiormente ed entrano anche gli UVC che venivano schermati appunto dall’ozono.
Alcuni studi teorizzano che una diminuzione dell’ 1% dell’ ozono colonnare possa comportare un aumento delle radiazioni ultraviolette a livello del suolo pari all’ 1.2%.
( UVC: estremamente pericolosi e cancerogeni hanno una lunghezza d’onda che fa si che vengono teoricamente “completamente” schermati dall’Ozono stratosferico, del quale però dobbiamo tornarne a parlare fra poco. Ma attenzione: se la sua concentrazione diminuisce dell’1%, aumenta l’incidenza dei raggi UVB di circa il 2%.)
UVB, ricordo, hanno effetti dannosi acuti e cronici sulla pelle, occhi e sul sistema immunitario, si hanno alterazioni degenerative sulle cellule, sul tessuto fibroso e sui vasi sanguigni possono essere cancerogene, danneggiando il DNA delle cellule.
I raggi ultravioletti possono causare inoltre un’ inibizione parziale della fotosintesi delle piante, causandone un rallentamento della crescita e, ovviamente, nel caso si tratti di piante coltivate, una diminuzione dei raccolti. I raggi UV possono anche diminuire l’attività fotosintetica del plancton vegetale che si trova alla base della catena alimentare marina, causando di conseguenza uno scompenso notevole a carico degli ecosistemi oceanici
Per questo motivo vengono sollecitate precauzioni a livelli d’alto pericolo, addirittura il Meteo Svizzero secondo l’indice UV, indicato giornalmente nel sito sotto forma di misurazione effettiva, sia sotto forma di
previsione, al valore 11 consiglia di non uscire di casa.
Un valore che in Svizzera, a legger loro, non è poi così irrealizzabile, consultate da voi.
In realtà il non uscire di casa, fra le 10.00 e le 14.00, risulta una delle raccomandazioni fatte a livello generale
Prevenzione promossa
- Limitare il più possibile l’esposizione alla luce solare nelle ore più calde, tra le 11 e le 15, possibilmente non uscire di casa.
- Stare all’ombra nelle ore più calde, ricordando che alberi, ombrelli e tettoie non proteggono completamente dalla luce solare.
- Indossare vestiti protettivi: un cappello a falda larga protegge adeguatamente occhi, orecchie, faccia e retro del collo; gli occhiali da sole ad alta protezione riducono enormemente i rischi per gli occhi; abiti aderenti e coprenti offrono un’ulteriore protezione dalla luce solare.
- Usare creme solari protettive (almeno +15), applicandole nuovamente ogni due ore oppure dopo aver lavorato, nuotato, fatto attività fisica all’aperto. Ricordare che le creme solari non servono per stare di più al Sole, ma per proteggersi quando l’esposizione è inevitabile.
- Evitare l’uso di lampade o lettini abbronzanti, soprattutto prima dei 18 anni.
- Tenere conto dell’indice UV, scala internazionale che correla il livello di radiazione UV con il grado di rischio: quando l’indice è superiore a 3, occorre mettere in atto le misure preventive.
Ora, questo tipo di informazione che viene diffusa sembra decisamente apocalittica e viene rafforzata dal fatto che ormai è consuetudine comprare creme a schermo quasi totale.. 15, 20 SPF sono nella norma, un tempo dire schermo 3 era “totale”..
Qualcosa quindi è cambiato e non è solo consapevolezza dei danni dei raggi solari, visto che le precauzioni adottate fanno si d’evitarci completamente i raggi UVB.
Se infatti riprendete in mano lo schema dei momenti in cui è necessario stare al sole, perche si possa sintetizzare la Vitamina, noterete che gli orari in cui è “vitale” evitare il sole, proteggendosi come non mai sono proprio le ore in cui è “vitale” esporsi senza schermatura e che consigliano per altro di fare.
Però ci dicono anche che lo strato di ozono verrà risolto entro il 2050-2065.
Però se andiamo a vedere la situazione ozono intorno alla terra monitorato dalla NASA, nasce un nuovo conflitto informativo.
Proviamo ad osservare tramite le loro immagini o i filmati la condizione dell’Emisfero Nord.
Sicuramente la situazione fra l’emisfero nord e sud è molto diversa, sicuramente l’Antartico è quello che soffre maggiormente della presunta riduzione dell’ozono ma guardate invece l’animazione ( e poi potete consultare anche la situazione giornaliera) dell’ozono nell’emisfero nord.
Le parti che vanno dal blu al viola sono con meno ozono
Le parti che vanno dal giallo al rosso è dove c’è maggior ozono.
Noterete come nell’emisfero Nord , guardando il video che mostra ad esempio maggio dal 1979 al 2016, in realtà non sia mai stato in nessuna soglia di pericolo come minacciato, idem per la situazione che va da novembre 2015 sino ad oggi, se non per piccole folate azzurre.. Perchè invece si continua a diffondere che “alle medie latitudini si riscontra un progressivo depauperamento dello strato di ozono stratosferico che suscita molta preoccupazione e che rende necessario un impegno ben maggiore da parte della comunità internazionale” ?
Quindi perfetto direte, il buco dell’ozono però “esiste” .. comunque sarebbe circoscritto all’Antartico. Perchè allora creare una situazione allarmistica non facendo quasi uscire le persone di casa ed obbligarle, sotto il velo della paura del cancro.. ad una schermatura totale? visto inoltre che il buco dell’ozono si riduce e loro stessi dicono che si potrebbe richiudere nel 2050?
A dirlo è l’Assessment for Decision-Makers: Scientific Assessment of Ozone Depletion: 2014, realizzato da più di 300 scienziati del Global Ozone Research and Monitoring Project della World Meteorological Organization (Wmo), United Nations Environment Programme (Unep), National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) , Nasa e Commissione europea.
Perchè non parlare che invece, certamente con riguardo come in tutte le cose, è importante stare al sole senza schermo (assolutamente non 15 visto che blocca al 99% la sintetizzazione della vitamina D) almeno per 30 minuti?
I conti non tornano e non tornano confrontando anche i valori dell’ozono colonna e UVB.
Sappiamo che gli UVB hanno incidenza maggiore per latitudine, stagione e condizone atmosferica ma i dati indicati da siti preposti al monitoraggio e diffusione dati alla popolazione per regolarsi con la schermatura solare sono decisamente allarmistici!!
Approfondito esempio è dato dal Tropospheric Emission Monitoring Internet Service, TEMIS, di cui riportiamo una tabella che associa i valori dell’indice con le condizioni di esposizione.
Categoria di esposizione | Indice UV | Raccomandazioni |
Bassa | 0-2 | Nessuna protezione |
Moderata | 3-5 | Protezione richiesta. Nelle ore centrali della giornata evitare l’esposizione diretta |
Alta | 6-7 | Protezione richiesta. Nelle ore centrali della giornata evitare l’esposizione diretta |
Molto alta | 8-10 | Protezione richiesta quasi totale. Evitare completamente l’esposizione nelle ore centrali della giornata |
Estrema | >11 | Protezione richiesta totale. Evitare completamente l’esposizione nelle ore centrali della giornata |
In TEMIS è anche possibile ottenere la previsione sia dell’Indice UV su una data località (basta inserire latitudine e longitudine) sia il DU.
Il cosiddetto ozono colonnare è la quantità di ozono tra una quota data (per esempio il suolo) e il top dell’atmosfera e viene appunto misurata in Unità Dobson (DU). Immaginando di portare la colonna di ozono che si considera a pressione e temperatura standard (1 atm e 0°C), l’altezza della colonna così ottenuta, espressa in millesimi di centimetri, è la misura in Dobson dell’ozono colonnare. Se tutto l’ozono che circonda la terra venisse portato in condizioni standard lo spessore sarebbe solo di circa 0.3/0.4 cm, ovvero 300/400 DU. Tale quantità varia molto con le stagioni e non è simmetrica tra i due emisferi: alle alte latitudini e in inverno-primavera si ha la massima quantità di ozono (a parte il problema dei CFC). La produzione è massima nella stratosfera tropicale (sono i venti poi ad accumulare l’ozono verso i poli) e diminuisce verso le alte latitudini e nella bassa stratosfera. Anche le condizioni meteorologiche, infine, influenzano l’ozono colonnare, che è sensibile alle variazioni di pressione.
Quali interessi si nascondono dietro?
Perchè l’unico risultato a tutto questo caos è che noi la Vitamina D la stiamo assumendo sempre meno, che le patologie connesse ad ipovitaminosi D sono sempre maggiori, che l’uso di creme solari è aumentato, creme per altro potenzialmente cancerogene.. e in tutto questo nulla di chiaro ci è dovuto sapere sulla reale situazione dell’ozono?
L’unica cosa che possiamo constatare è questo cielo e le nostre patologie.
fonte lifeme