Censis: ecco l’Italia di oggi, malinconica e piena di paure
Finalmente, dopo le tante rappresentazioni vogliamo dire: forzatamente rosee ad uso elettorale o per magnificare questa o quella azione politica, ecco una fotografia del Bel Paese, che sembra alquanto più veritiera e che combacia con quello che sente chi vive in Italia.
Dall’ultimo rapporto sulla situazione sociale emerge un Paese che non cresce e vive “in uno stato di latenza”. L’inflazione aumenta le disuguaglianze e costringe i cittadini a mettere mano ai risparmi. E il 61,1% degli italiani teme che scoppi un conflitto mondiale!
Insomma, un’Italia malinconica, agitata dalla paura della guerra e dall’inflazione, che costringe a erodere i risparmi e pagare le bollette in ritardo. Questo il ritratto che emerge dal cinquantaseiesimo rapporto Censis sulla situazione sociale di un Paese che, si legge nel testo, “vive in uno stato di latenza”.
Un Paese l’Italia che non si è mai riavuta dalla crisi economica del 2008, ma che dall’ingresso nell’Euro vive come se …non vivesse! Come fosse comandata da altri. Gli stati più potenti economicamente che hanno fatto man bassa dei nostri marchi, delle nostre aziende. Le più grandi delle quali o almeno molte (facciamo l’esempio dell’ex Fiat o dell’ex Campari) hanno sede magari in Olanda o pagano le tasse a Londra o viceversa. Non come le “partite Iva” o i commercianti o gli artigiani o i piccoli professionisti che vengono sempre visti come gli “evasori”!
“Il nostro Paese, nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo individuale, ma non matura”, sottolinea l’istituto, osservando che “l’Italia non cresce abbastanza o non cresce affatto” e “la macchina amministrativa pubblica è andata fuori giri e così non sarà in grado di trainare la ripresa”.
Un italiano su quattro a rischio povertà o esclusione: che è un dato drammatico, di cui la politica non sembra farsi carico. Come se chiunque, di destra, di “sinistra”, di centro (ma cosa vuol dire: centro, quando non c’è più né sinistra, né destra!?) vada al potere, poi facendo il conto con un debito stratosferico che pesa su ogni cittadino italiano all’incirca 2.742 miliardi di euro, qualcosa come 46.500 euro a testa! Con ciò che impone l’Europa (che riempiva così bene la bocca di Romano Prodi quando la pronunciava!) e gli USA in politica internazionale, o in politica economica o sanzioni, lascia la libertà di decisioni a chi sceglie il popolo italiano e manda al Parlamento o un margine di manovra così esiguo, che è difficile distinguere tra l’uno e l’altro.
Comunque, il risultato, come emerge dalla fotografia del Censis, è che nel 2021 gli individui soggetti al rischio di povertà o di esclusione sociale sono pari al 25,4% della popolazione, ovvero oltre uno su quattro. Gli individui a rischio di povertà o esclusione sociale sono per il 41,2% residenti nel Mezzogiorno (a fronte del 21% nel Centro, del 17,1% nel Nord-Ovest e del 14,2% nel Nord-Est), per il 33,9% sono appartenenti a famiglie in cui il reddito principale è quello pensionistico (a fronte del 18,4% e del 22,4% appartenenti a famiglie con reddito principale da lavoro dipendente o da lavoro autonomo) e per il 64,3% sono membri di famiglie che percepiscono ‘altri redditi’, dei quali 56,6% si qualifica anche come individuo a bassa intensità lavorativa.
Infine viene nuovamente superata la soglia del 40% nel caso di individui appartenenti a famiglie dove almeno un componente non è italiano (42,2%) o dove vivono tre o più minori (41,6%).
Nel 2021 le famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta sono più di 1,9 milioni, il 7,5% del totale: un milione in più rispetto al 2019.
Gli italiani temono la corsa dell’inflazione: oltre il 64% sta già mettendo mano ai risparmi per far fronte all’impatto dei rincari dei prezzi.
La quasi totalità degli italiani, il 92,7%, è convinta che l’accelerata dell’inflazione durerà a lungo e che bisogna pensare subito a come difendersi. Il 76,4% pensa che non potrà contare su aumenti significativi delle entrate familiari nel prossimo anno, il 69,3% teme che nei prossimi mesi il proprio tenore di vita si abbasserà (e la percentuale sale al 79,3% tra le persone che già detengono redditi bassi) e ben il 64,4% sta ricorrendo ai risparmi per fronteggiare l’inflazione.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo, ricorda il Censis, è aumentato nel primo semestre del 2022 del 6,7% rispetto al primo semestre del 2021. Nello stesso periodo, le retribuzioni contrattuali del lavoro dipendente a tempo pieno sono aumentate solo dello 0,7%.
Ma nessuno dice che negli ultimi tre decenni e soprattutto nei due ed oltre da quando c’è l’Euro, questa fantastica moneta che tutti ci unisce e tutti ci rende più uguali e più felici, in Francia ed in Germani, i redditi dei dipendenti sono aumentati di circa il 30%, per gli Italiani del 3%!!
Ma l’inflazione non solo colpisce i redditi fissi o comunque tendenzialmente stabili nel medio periodo, aumenta anche la forbice della disuguaglianza tra le diverse componenti sociali: le famiglie meno abbienti si confrontano con un incremento medio dei prezzi pari al 9,8%, mentre per le famiglie più agiate l’aumento è del 6,1%, quasi 4 punti percentuali in meno.
Poi c’è la “spaventosa” crisi energetica (e nessuno ricorda che anche la scorsa settimana, alla faccia dell’Europa, Francia e Germania hanno stretto un accordo energetico mutualistico) che è la principale fonte di preoccupazione per le famiglie italiane, emerge ancora dal rapporto: per il 33,4%, e la percentuale arriva al 43% tra le famiglie in una bassa condizione socio-economica, le più colpite dall’aumento dei costi incomprimibili.
Il 6,5% delle famiglie italiane era in ritardo con il pagamento delle bollette (dato in linea con la media europea) nel 2021. Ancora più numerosi sono coloro che affermano di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione: l’8,1% delle famiglie, un dato superiore di 1,2 punti percentuali al dato europeo.
Come ciliegina di questa bella “torta” fotografata dal Censis, il 61,1% degli italiani teme che possa scoppiare un conflitto mondiale e il 57,7% che l’Italia possa entrare in guerra, si legge nel rapporto, secondo il quale il 66,5% degli italiani, 10 punti percentuali in più rispetto al 2019 pre-Covid, si sente insicuro.
I principali rischi globali percepiti sono: per il 46,2% la guerra, per il 45,0% la crisi economica, per il 37,7% virus letali e nuove minacce biologiche alla salute, per il 26,6% l’instabilità dei mercati internazionali, dalla scarsità delle materie prime al boom dei prezzi dell’energia, per il 24,5% gli eventi atmosferici catastrofici, come temperature torride e precipitazioni intense, per il 9,4% gli attacchi informatici su vasta scala.
Insomma a un mezzo secolo o poco più dalla fine del grande Boom economico, dal “Miracolo italiano” prevale un senso di cupezza: “La malinconia definisce il carattere degli italiani, il nichilismo. È la fine dell’era dell’abbondanza e delle sicurezze”, ha detto Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, nel corso della presentazione del rapporto. “Una malinconia, – ha spiegato, – “che corrisponde alla coscienza della fine del dominio dell’Io sugli eventi del mondo, l’Io che è costretto a confrontarsi con i propri limiti quando è costretto a relazionarsi con il mondo”. Situazione che deriva anche da questi ultimi 3 anni “straordinari” che hanno visto eventi eccezionali che vanno dalla pandemia, alla siccità, fino al caro bollette e alla guerra, “i grandi eventi della storia che si è rimessa in moto e con cui dobbiamo relazionarci”.
foto fonte agi
D.V.