Bonus Maroni in busta paga: aumento di stipendio a chi non va in pensione, ecco come funziona e a chi spetta
La legge di Bilancio 2023 introduce un nuovo bonus busta paga: sul modello della riforma Maroni del 2004, ecco l’incentivo che aumenta lo stipendio di chi ritarda l’accesso alla pensione.
Un commosso Giancarlo Giorgetti ha annunciato l’introduzione del bonus Maroni già con la legge di Bilancio 2023. Una misura che nasce dalla riforma attuata nel 2004 dal compianto Roberto Maroni, l’allora ministro del Welfare scomparso il 22 novembre 2022, proprio nel giorno in cui il governo Meloni ha approvato la prima manovra finanziaria di questa legislatura.
Manovra che da una parte introduce una forma di pensionamento anticipato, quale Quota 103, mentre dall’altra prevede un incentivo rivolto ai lavoratori che hanno raggiunto i requisiti per andare in pensione ma decidono di restare al lavoro, i quali possono godere di un incremento dello stipendio di circa il 10%.
Un bonus busta paga finalizzato appunto a ritardare il più possibile l’accesso alla pensione. D’altronde Maroni lo introdusse, limitatamente al periodo 2004-2007, proprio con l’obiettivo di contenere la spesa pensionistica: grazie a questo incentivo economico, infatti, si cercò di convincere sempre più persone a continuare l’attività lavorativa pur essendo in possesso dei requisiti, tanto contributivi quanto anagrafici, per l’accesso alla pensione.
Nell’attesa si capire come il bonus Maroni che aumenta l’importo della busta paga a chi sceglie di ritardare l’accesso alla pensione verrà ritagliato per i tempi di oggi, ossia se ci saranno delle novità rispetto all’impianto originario, vediamo come ha funzionato questo strumento in passato e di quanto potrebbe aumentare lo stipendio.
Cos’è
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, è stato chiaro nello specificare che il bonus rinnovato in legge di Bilancio è lo stesso di quello introdotto da Maroni nel 2004. Come visto sopra si tratta di un incentivo a ritardare l’accesso alla pensione, in quanto negli anni in cui si resta al lavoro si gode di un taglio del cuneo fiscale molto alto, del 10% circa.
In questo modo lo stipendio lordo resta lo stesso, così che l’aumento della retribuzione non gravi sulle spalle dell’azienda, mentre il netto aumenta notevolmente.
Come funziona
Attenzione: il riconoscimento del bonus Maroni non è automatico, in quanto è l’interessato a dover decidere se fruirne o meno. Nel dettaglio, una volta raggiunti i requisiti per l’accesso a una forma pensionistica l’interessato dovrà decidere se:
- continuare a versare contributi, così da aumentare l’importo della pensione futura;
- godere del bonus Maroni, congelando l’importo della pensione ma beneficiando nel contempo di una decontribuzione totale in busta paga.
Nel secondo caso, chi optava per il bonus contributivo riceveva direttamente in busta paga il valore dei contributi previdenziali che diversamente avrebbe dovuto versare all’Inps. Con lo svantaggio, però, che l’importo della pensione non avrebbe beneficiato dei vantaggi derivanti dalla continuazione del rapporto di lavoro.
Chi può accedervi
Hanno diritto al bonus Maroni, quindi, quei lavoratori dipendenti che hanno raggiunto i requisiti per l’accesso alla pensione ma preferiscono restare al lavoro per qualche anno. Nel 2004 tale possibilità fu riservata ai dipendenti di aziende private, anche se in crisi, e a tutti gli iscritti alle casse professionali privati.
L’accesso fu invece vietato ai dipendenti statali.
Di quanto aumenta lo stipendio?
In conferenza stampa tanto Matteo Salvini quanto Giancarlo Giorgetti hanno parlato di un incremento dello stipendio del 10%. In realtà la misura del bonus Maroni dovrebbe essere leggermente più bassa.
Chi godrà del bonus in questione, infatti, dovrebbe “risparmiare” sul versamento dei contributi previdenziali, ma solamente della quota che fa in capo al lavoratore. Un 9,19%, che la legge di Bilancio 2023 riduce al 7,19% per chi ha uno stipendio lordo mensile inferiore a 2.692 euro e al 6,19% in caso di retribuzione inferiore a 1.538 euro.
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Di fatto, quindi, lo stipendio del lavoratore che sceglie di ritardare l’accesso alla pensione dovrebbe aumentare di circa il 9,19%. Come dire che uno stipendio lordo di 2.500 euro avrebbe diritto a un incremento di circa 229,75 euro al mese.
Il bonus Maroni conviene?
Non c’è una risposta assoluta a questa domanda, visto che molto dipende dalla situazione contributiva e lavorativa dell’interessato. Potrebbe succedere, ad esempio, che una persona voglia godere di un aumento immediato dello stipendio pur rinunciando a qualcosa sulla pensione, e chi invece preferisce accontentarsi dello stipendio percepito mettendo da parte un tesoretto che si ritroverà una volta andato in pensione.
Si tratta di scelte, che consigliamo di prendere dopo aver ascoltato il parere di un esperto, il quale saprà indicarvi la giusta via da intraprendere.