Arrovellarsi su una Rovella? Ma quando mai!
Ma cosa è quella Rovella lì?
Facciamo tanti passi indietro quanti ne occorrono al tempo bamboro in cui iniziano a registrarsi i ricordi, con le divagazioni del caso.
A quei tempi ci mandavano dal macellaio essenzialmente per prendere il lesso cosiddetto andante.
Non aveva certo le gambe per camminare/andare da sé…. Andante è da intendersi di poco pregio, un taglio diremmo oggi di seconda scelta.
Nello specifico, lo spicchio di petto o punta di petto.
Serviva per fare un bel bollito o lesso. Non da solo, perché non mancava la classica gallina.
Questa era scelta con un’arte tramandata che selezionava quelle che non facevano più le uova e quindi ormai inutili ai fini dell’allevamento.
Con un dito controllavano internamente se c’era un uovo formato con guscio in dirittura d’arrivo…. In caso negativo, la scelta era obbligata.
Quindi spicchio di petto, gallina e tanti “odori” della campagna come carote, sedano, cipolle, prezzemolo/erbucci e anche il brodo era fantastico.
Nonna Bea, la mia bisnonna centenaria che era stata cuoca a servizio a Lucca, ci metteva pure le ovaie della gallina, la cresta, le zampe, la crosta del formaggio Grana dopo aver tolto la patina nera esterna ecc
La Domenica o festa che fosse era un bel pranzo preceduto anche da tortellini secchi o pasta fatta in casa cotti nel brodo.
Dal macellaio andavo anche per le Striscine, delle fettine di carne che dovevano esser tagliate sottili: a parità di peso così ne risultavano di più.
Venivano poi passate nell’uovo sbattuto e successivamente nel pangrattato che era poi pane seccato nel forno a legna e sbriciolato con un mattarello. Una seconda ripassata nell’uovo e altro pangrattato ne aumentava lo spessore.
E poi fritta in padella nell’olio d’oliva, con tutti gli uliveti che c’erano.
Questo capolavoro di cotoletta impanata ben bene era chiamata Rovella nell’uso Lucchese e tale termine era usatissimo al punto da sostituirne equivalenti in Lingua.
Tuttora in ambiente nostrano si usa la parola Rovella e tra noi ci intendiamo al volo.
Essendo poi conviventi col fiume Serchio, anche un tipo di pesce d’acqua dolce veniva chiamato Rovella, un piccolo ciprinide a pinna rossa. Ma in genere le Rovelline erano tutti i piccoli pesci.
Venivano pescate in abbondanza durante le piene quando l’acqua impetuosa si avvicinava agli argini e tanti pesciolini si rifugiavano verso le sponde per non farsi trascinare. Bastava quindi una rete per tale cattura.
Ora ce ne sono pochi sterminati come tutto il resto da gabbiani, cormorani, aironi…
Le due definizioni di Rovella non si confondevano nel parlare Lucchese: o era carne o ora pesce. Non c’era l’ambiguità proverbiale di non essere né carne né pesce, lì era chiaro.
Ecco perché nel mio essere Lucchese non mi sarei mai arrovellato cioè tormentato, sforzato nelle mie meningi per capire se in un certo contesto Rovella era la cotoletta oppure il pesciolino!
In foto: Rovelle in pizzaiola (salsa di capperi, carote e pomodoro) con contorno di carciofi. E pure candidati interessati al fiero pasto.
fonte GIUSEPPE PARDI