Le annotazioni di Don Romeo Borghi sul libro delle morti conservato nell’archivio della Pieve di Santa Maria Assunta di Stazzema sono un documento inoppugnabile. Ettore Neri può chiedere di consultarlo per quanto concerne i 48 fascisti sotterrati sul Gabberi e l’uccisione di Luisi Umberto, vulgo Goffredo. Il 19 luglio 1944 fu catturato dai partigiani e ucciso sul Gabberi perché repubblichino. La salma fu riesumata nel mese di novembre e traslata nel camposanto di Stazzema. Fu Giorgio Giannelli, nel luglio 1991, mentre facevo ricerche su Don Fiore Menguzzo nell’archivio della parrocchia di Stazzema, alla presenza di mons. Nello Pochini e di mons. Emilio Barsottini, a invitarmi a trascrivere l’annotazione. Sul libro Un prete indifeso in una storia a metà, sia nella prima che nella seconda edizione (2006-2014), Neri può trovare il riferimento preciso dove andare a verificare. Quel libro fu scritto per contrastare la pubblicazione Vite bruciate di Claudia Buratti e Giovanni Cipollini e per sfidare l’ammonimento, pena la querela, che l’allora sindaco Michele Silicani fece con una comunicazione ai giornalisti fuori dall’aula del tribunale militare di La Spezia subito dopo la sentenza del 22 giugno 2005: chi si fosse discostato dalle risultanze della sentenza sarebbe stato chiamato a risponderne in sede legale.

Per quanto concerne la presenza nel testo dell’orazione ufficiale di un sovradimensionamento storico concettuale riferito alla guerra civile rispetto a quella di Liberazione avvenuta in Versilia, e sottolineo in Versilia, nel caso in cui emergesse davvero questa prevalenza, essa tuttavia non potrebbe essere considerata un tentativo per falsare la storia. Dopo la morte nell’aprile ’44 del comandante partigiano Gino Lombardi si è accentuata nei mesi di luglio e d’ agosto 1944, e confermata nei mesi successivi, una situazione di fatti che fanno propendere più alla guerra civile che a quella della Liberazione. Basta leggere le memorie del partigiano Lorenzo Iacopi, il diario del partigiano Luisi Pacifico, il libretto Per non dimenticare di Fulvio Francesco Lorenzi, le testimonianze del comandante Renzo Mencaraglia e altre ancora per capire che quanto è stato scritto nel testo dell’orazione non è assolutamente un subdolo sviamento dalla resistenza versiliese ma, purtroppo, un dato di fatto oggettivo che anche in Sant’Anna di Stazzema ha trovato conferma fino al 1990, anno in cui è iniziato il ricollocamento della lotta partigiana, togliendola dalla sacca critica in cui versava dal 1944. Nonostante ciò, nulla ha impedito a Caterina di Pasquale di scrivere sul libro Il ricordo dopo l’oblio (Donzelli editore,2010) che a Sant’Anna si “celebra una storia senza la Resistenza” .

La relazione ricalca in tutto per tutto la prima concezione di Parco nazionale della Pace con cui nel 1987, tramite la temporalità di riferimento che andava da Guernica a Hiroshima, si volevano mettere in evidenza le tragedie della guerra. Un progetto di Parco che piacque ma non come occorreva per essere approvato. C’erano le stragi nazifasciste, le foibe, le vittime dei bombardamenti indiscriminati, lo sgancio della prima atomica. Ma c‘era anche un mondo diviso dalla Cortina di Ferro, dal Patto Atlantico e dal Patto di Varsavia ad alitare con il loro incubo nucleare il vento della guerra fredda sulla pace mondiale. Oggi, con l’avanzamento delle ricerche storiche, quell’idea di riconoscere la guerra in tutte le sue forme, seppure resistano ancora delle abiure, ma non più così granitiche come lo furono nel 1987, si sta affermando e fa conoscere con una lettura a 360° gli orrori della guerra per incardinare nelle coscienze un più significativo MAI PiU’.

In quanto alla responsabilità di Walter Reder, è ormai storia che pur conoscendo dal febbraio 1994 che il reparto responsabile della strage non fosse il 16° Panzer Aufklarung Abteilung, si è continuato fino al 1999 a considerare attraverso libri, convegni e comunicati, il maggiore austriaco il “boia” di Sant’Anna.

Va sempre messo nel conto che le celebrazioni della Liberazione a Pietrasanta sono ad alto rischio di polemiche quando al governo della città ci sono forze politiche del centrodestra. Quella del 75° non è stata la prima e non sarà nemmeno l’ultima.

Giuseppe Vezzoni, addì 26.9.2019

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