Grandi rivelazioni dalla mappa del DNA di Beethoven: alcool e…!

E forse bisognerebbe cambiare il cognome al compositore della Nona e dell’inno ufficiale dell’Europa! E in Arancia Meccanica, Alex dovrebbe gridare un altro nome per il suo idolo. Ed anche cambiare nome al celebre filmico, cane S. Bernardo!

Dall’analisi del DNA prelevato da tagli di capelli (non del tutto autentici!) è emerso che il cromosoma Y del compositore non corrisponde a quello di nessuno dei suoi cinque attuali discendenti, (ma non diretti, perché Beethoven non ebbe figli) che condividono con lui un antenato comune per via paterna.
Cosa vuol dire? Il cromosoma Y che si stima contenga 90 geni (contro i 1100-1200 del cromosoma X) è un cromosoma sessuale, (o eterosoma) cioè che determina il sesso maschile del nascituro. Quindi nelle 7 generazioni che vanno dalla nascita dell’antenato comune, Hendrik van Beethoven, nel 1572 al celeberrimo Ludwig deve essere avvenuto almeno un concepimento extra-coniugale! Quindi Ludwig, seguendo la genetica, non si dovrebbe chiamare Beethoven! Forse il fattaccio non successe nelle ultime due generazioni, visto che il nonno era un valente musicista.
La famiglia di Beethoven, di umili origini, possedeva infatti una tradizione musicale da almeno due generazioni. Il nonno paterno, dal quale prendeva il nome, Ludwig van Beethoven discendeva da una famiglia proveniente dalle Fiandre (nel Belgio settentrionale) di contadini e umili lavoratori, originaria del Brabante. La particella «van» non ha dunque (con ogni probabilità) origini nobiliari e il cognome «Beethoven» deriva quasi certamente dal villaggio di Bettenhoven, presso Waremme, nella provincia di Liegi. Quindi famiglia belga e non tedesca.

L’analisi del DNA di quello che forse è il musicista più famoso al mondo è stata pubblicata sulla rivista Current Biology da un gruppo di ricerca internazionale guidato dal tedesco Max Planck Institute e dalla britannica Università di Cambridge. Il Dna è stato sequenziato per la prima volta dopo due secoli, a partire da alcune ciocche di capelli che risalgono agli ultimi 7 anni di vita del compositore e attribuite al compositore con un ampio margine di sicurezza.

La sequenza genetica del Dna indica che l’epatite B, insieme al consumo di alcol, hanno molto probabilmente causato la morte del grande compositore, avvenuta nel 1827 quando Beethoven aveva 56 anni.

Lo scopo principale dello studio, guidato da Tristan Begg di Max Planck Institute e Università di Cambridge, era quello di far luce sui problemi di salute di Beethoven, che notoriamente includono la progressiva perdita dell’udito ed i cronici disturbi gastrointestinali. Nel 1821, in particolare, il compositore ebbe il primo di almeno due attacchi di ittero, sintomo di una malattia del fegato, e infatti la cirrosi è stata a lungo vista come la causa più probabile della sua morte. I ricercatori non sono stati in grado di trovare una causa definitiva per la sordità o i problemi gastrointestinali, ma i fattori di rischio scoperti legati al fegato e l’infezione dovuta al virus dell’epatite B confermano la cirrosi come la spiegazione più plausibile. Gli autori dello studio hanno però potuto eliminare dalla lista dei ‘sospettati’ altri possibili disturbi ipotizzati negli anni passati, come celiachia, intolleranza al lattosio e sindrome dell’intestino irritabile, per la quale Beethoven presentava invece un certo grado di protezione genetica.
E questo è strano per degli esperti di questo livello, perché l’abuso di drink e cocktail, ma anche di vino e birra, infatti può danneggiare severamente la capacità uditiva e portare anche conseguenze molto gravi, come proprio! l’ipoacusia permanente o la sordità: a confermalo sono diversi studi che negli ultimissimi anni, soprattutto in ambiente britannico, hanno affrontato il problema. Uno studio dell’Università di Ulm ha recentemente dimostrato che assumere alcolici per lunghi periodi può danneggiare la corteccia uditiva e renderla più lenta nell’elaborare i suoni. In questo modo, anche se l’orecchio è in grado di captare correttamente il suono e le parole, il cervello non è in grado di elaborarle in tempo, provocando così problemi di udito e di comunicazione.
E proprio questa difficoltà di comunicazione, rendeva più scontroso ed asociale il celebre Ludwig!
Ma gli alcolici fanno male all’udito anche per un altro motivo: gli elevati livelli di alcol nel sangue possono compromettere le delicate cellule ciliate dell’orecchio interno. Si crea infatti una situazione di ototossicità all’interno dell’orecchio che danneggia le cellule ciliate, responsabili di captare i suoni e trasmetterli al cervello. Purtroppo, una volta distrutte, queste cellule non possono rigenerarsi, e la perdita di udito, prima temporanea, può diventare permanente.

Per essere sicuri di lavorare con il Dna del compositore tedesco, i ricercatori hanno condotto test di autenticazione su otto campioni di capelli provenienti da collezioni pubbliche e private del Regno Unito, dell’Europa e degli Stati Uniti. Hanno così scoperto che almeno due delle ciocche conservate non erano autentiche, inclusa una che si credeva fosse stata tagliata dal musicista quindicenne Ferdinand Hiller dalla testa di Beethoven deceduto da poco. Soprannominata la ‘ciocca Hiller’, sue precedenti analisi supportavano l’ipotesi che Ludwig soffrisse di avvelenamento da piombo, che poteva spiegare i suoi problemi di salute, inclusa la perdita dell’udito: la ciocca si è però rivelata appartenere ad una donna.

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